Conosciamo un pò dell’ittiofauna gardesana…
…oggi vi presento lo Spinarello, l’Alborella, il Gamberetto, il Triotto, il Vairone, il Barbo, la Tinca, la Gambusia, la Savetta, la Lasca, il Gobione, il Cobite comune, la Cagnetta, il Ghiozzo padano, il Panzarolo e lo Scazzone…
Sono solo alcune delle specie ittiche del Lago di Garda, alcune rare, alcune a rischio estinzione, altre ritenute probabilmente estinte.
Insieme concorrono alla biodiversità del Garda, intesa come “la coesistenza di diverse specie, animali o vegetali, in uno stesso ambiente, in grado di generare un equilibrio biologico”, motivo per cui, ogni qualvolta scompare una specie o diventa assai rara, la biodiversità ne risente, modificando quell’equilibrio.
Alcuni dei pesci che ho riportato sono conosciuti ai più con nomi dialettali come: Aola o Agola, riferendosi all’Alborella, il Saltarèl riferendosi al Gamberetto, la Faraguada, riferendosi al Cobite, il Varòn, riferendosi impropriamente al Triotto (quasi sempre confuso con il Vairone) e la Magnara, riferendosi al Panzarolo, Ghiozzo e alla Cagnetta.
Una curiosità simpatica sulla Cagnetta: è un pesce tanto piccolo quanto coraggioso, tant’è che può capitare vi morda i piedi, mentre siete fermi in acqua, solitamente in zone dal fondo ghiaioso.
Ora però facciamo un salto nei ricordi: sapevate che negli anni ‘70/’80 si pescavano le Tinche con il Tornèl?
Ovvero reti calate da sopra le mura di Peschiera con corde e carrucole.
Se ne pescavano moltissime e lo spettacolo di centinaia di Tinche, che fregavano sul fondo mostrando la loro livrea dorata, purtroppo oggi non esiste più.
Ricordo che da ragazzino, fine anni ’80 primi ’90, recuperavo Saltarei, Faraguade, Aole e Magnàre, ecc…con solo qualche colpo di retino tra le alghe del Canale di Mezzo.
Oggi non troverei più nulla, anche se lo rastrellassi tutto.
Con mio papà, sempre in quegli anni, per farci una frittura di Aole, passavamo una mezz’ora a pesca nei pressi del Ponte San Giovanni, sul Canale di Mezzo, giusto per farne un secchiello pieno.
Oggi sono praticamente scomparse, tant’è che è stato istituito un “fermo pesca” nel 2011, prorogato ancora fino al 2023, nella speranza addirittura che non si estinguano.
I motivi?
Tanti, alcuni sono però ancora da indagare.
Importante è rendere consapevoli noi stessi e chi ci sta vicino, circa l’enorme ricchezza e importanza della biodiversità gardesana, contribuendo così non solo a diffondere la Cultura dell’Acqua, ma anche a salvaguardare l’identità stessa del Lago di Garda.
Ora però chiudiamo in bellezza, la Regione Lombardia, tramite del centro G.R.A.I.A, ha passato positivamente il primo “step” nell’ambito di un bando “LIFE” della Comunità Europea a salvaguardia del Carpione, trota endemica del Garda.
UPSdG da anni porta avanti un serio progetto di recupero dell’Alborella e sta cercando fortemente di mettere a regime gli incubatoi esistenti.
FIPSAS, inoltre, provvede spesso all’immissione di Lucci, Tinche, Scardole, Cavedani e Carpe.
A queste realtà vogliamo affiancare le enormi potenzialità dello Stabilimento e Parco Ittiogenico di Peschiera del Garda, volto alla salvaguardia della biodiversità.
Tra pochi giorni questo progetto parteciperà ad un bando di finanziamento molto importante.
Noi ce l’abbiamo messa tutta, formulandolo al meglio, perché come diceva John Dewey, filosofo statunitense: “un problema è a metà risolto se ben formulato”.
Quindi incrociamo le dita!
Mi permetto di segnalare, per chi volesse approfondire, il libro:” L’ittiofauna del Lago di Garda” scritto dal biologo Ivano Confortini, che vedete nelle foto allegate.
Sono solo alcune delle specie ittiche del Lago di Garda, alcune rare, alcune a rischio estinzione, altre ritenute probabilmente estinte.
Insieme concorrono alla biodiversità del Garda, intesa come “la coesistenza di diverse specie, animali o vegetali, in uno stesso ambiente, in grado di generare un equilibrio biologico”, motivo per cui, ogni qualvolta scompare una specie o diventa assai rara, la biodiversità ne risente, modificando quell’equilibrio.
Alcuni dei pesci che ho riportato sono conosciuti ai più con nomi dialettali come: Aola o Agola, riferendosi all’Alborella, il Saltarèl riferendosi al Gamberetto, la Faraguada, riferendosi al Cobite, il Varòn, riferendosi impropriamente al Triotto (quasi sempre confuso con il Vairone) e la Magnara, riferendosi al Panzarolo, Ghiozzo e alla Cagnetta.
Una curiosità simpatica sulla Cagnetta: è un pesce tanto piccolo quanto coraggioso, tant’è che può capitare vi morda i piedi, mentre siete fermi in acqua, solitamente in zone dal fondo ghiaioso.
Ora però facciamo un salto nei ricordi: sapevate che negli anni ‘70/’80 si pescavano le Tinche con il Tornèl?
Ovvero reti calate da sopra le mura di Peschiera con corde e carrucole.
Se ne pescavano moltissime e lo spettacolo di centinaia di Tinche, che fregavano sul fondo mostrando la loro livrea dorata, purtroppo oggi non esiste più.
Ricordo che da ragazzino, fine anni ’80 primi ’90, recuperavo Saltarei, Faraguade, Aole e Magnàre, ecc…con solo qualche colpo di retino tra le alghe del Canale di Mezzo.
Oggi non troverei più nulla, anche se lo rastrellassi tutto.
Con mio papà, sempre in quegli anni, per farci una frittura di Aole, passavamo una mezz’ora a pesca nei pressi del Ponte San Giovanni, sul Canale di Mezzo, giusto per farne un secchiello pieno.
Oggi sono praticamente scomparse, tant’è che è stato istituito un “fermo pesca” nel 2011, prorogato ancora fino al 2023, nella speranza addirittura che non si estinguano.
I motivi?
Tanti, alcuni sono però ancora da indagare.
Importante è rendere consapevoli noi stessi e chi ci sta vicino, circa l’enorme ricchezza e importanza della biodiversità gardesana, contribuendo così non solo a diffondere la Cultura dell’Acqua, ma anche a salvaguardare l’identità stessa del Lago di Garda.
Ora però chiudiamo in bellezza, la Regione Lombardia, tramite del centro G.R.A.I.A, ha passato positivamente il primo “step” nell’ambito di un bando “LIFE” della Comunità Europea a salvaguardia del Carpione, trota endemica del Garda.
UPSdG da anni porta avanti un serio progetto di recupero dell’Alborella e sta cercando fortemente di mettere a regime gli incubatoi esistenti.
FIPSAS, inoltre, provvede spesso all’immissione di Lucci, Tinche, Scardole, Cavedani e Carpe.
A queste realtà vogliamo affiancare le enormi potenzialità dello Stabilimento e Parco Ittiogenico di Peschiera del Garda, volto alla salvaguardia della biodiversità.
Tra pochi giorni questo progetto parteciperà ad un bando di finanziamento molto importante.
Noi ce l’abbiamo messa tutta, formulandolo al meglio, perché come diceva John Dewey, filosofo statunitense: “un problema è a metà risolto se ben formulato”.
Quindi incrociamo le dita!
Mi permetto di segnalare, per chi volesse approfondire, il libro:” L’ittiofauna del Lago di Garda” scritto dal biologo Ivano Confortini, che vedete nelle foto allegate.