Il “ventiseiesimo” immissario del Lago di Garda, ovvero lo scolmatore Adige-Garda
Oggi provo a raccontarvi quello che considero il “ventiseiesimo” immissario del Lago di Garda, ovvero lo scolmatore Adige-Garda o anche detto galleria Mori-Torbole.
Sono 25 gli immissari, ovvero corsi d’acqua afferenti al Lago, tra cui il Sarca, il più grande, ha una portata media di circa 39 metri cubi/sec.
Il Fiume Mincio invece unico emissario del Garda, ha una portata media di quasi 60 metri cubi/sec.
Chiaramente l’equilibrio dei livelli idrici nel Garda si realizza, in linea di massima, tramite gli apporti del Sarca e degli altri 24 immissari e lo scarico attraverso il Fiume Mincio, regolato dalla diga.
Il tutto si ottiene grazie all’edificio regolatore, la diga appunto, entrata in funzione nel 1960, con una modalità di regolazione stabilita dal voto n°55 del 11/03/1965, del Consiglio Superiore dei LL.PP.
Il “ventiseiesimo” immissario del Garda, anche se artificiale, lo considero come un “torrente”, dalla portata irregolare e stagionale, creato per proteggere Verona dalle piene del Fiume Adige.
Pare che l’idea progettuale nacque da un cartografo della Serenissima ad inizio del ‘700, ma venne realizzato solo tra il 1939 e il 1959, sotto la spinta delle grandi alluvioni che colpirono Verona nel XIX sec.
Si snoda per una lunghezza, sotto la montagna, di 10km, con un diametro di 7mt e grazie al suo dislivello di circa 100mt, riesce a portare acqua in pressione dall’Adige al Garda.
In caso di necessità può arrivare ad una portata di 500metri cubi/sec, “scaricando” così un’eventuale ondata di piena dell’Adige.
Una curiosità: lo scolmatore, nel suo passaggio sotterraneo verso il Garda, intercettò le falde freatiche del Lago di Loppio (TN), nonché alcune sue sorgenti, prosciugandolo.
Questo scolmatore, il 26esimo immissario, viene utilizzato come detto a solo scopo emergenziale, anche se i lavori manutentivi, come quelli previsti per marzo di quest’anno, lo faranno scaricare a Lago, con portate modeste, per i test di tenuta delle paratie, nonché della tenuta del condotto.
Sono comunque, piacciano o meno, manutenzioni importanti e necessarie anche per la sicurezza del Garda.
Ora esprimo una opinione personale, a cui tengo molto, in quanto parte della storia del Lago di Garda…lo scolmatore Adige-Garda nasce con un nobile fine, proteggere Verona e tutte le genti a valle di Mori (TN), dove origina, dalle pericolose piene dell’Adige.
Il Garda fa anche questo, protegge, essendo un bacino con una grande capacità di “laminazione” si presta nel salvare anche genti, paesi e città che non afferiscono al proprio contesto territoriale.
Questo è un fatto che dovrebbe far riflettere determinate persone, comitati e politici…direi quindi: ”Garda Docet”.
C’è da dire che, ogni volta che questo immissario entra in funzione, si producono effetti negativi, in quanto le acque del Garda differiscono da quelle dell’Adige, temperature differenti e materiale in sospensione differente arrecano certamente uno shock all’ecosistema gardesano, ma sono fenomeni non ancora scientificamente studiati a fondo e quindi non vado oltre.
Il Garda, soffre decisamente quando si risveglia questo immissario, ma è una sofferenza che probabilmente ne evita altre, potenzialmente anche più dannose.
Non è mai stata messa in discussione la sua apertura in caso di emergenza, che si attiva solo tramite determinati parametri ed in concerto con gli enti preposti.
Ricordo bene, per esempio, l’apertura del 29 ottobre del 2018.
Entrarono nel Garda circa 17.500.000 di metri cubi di acqua dall’Adige, con una portata di 350 metri cubi/sec, che portò ad un aumento stimato di circa 5cm del livello del Lago.
Le immagini erano terribili da vedere, come un “pugno in pancia” per quel che mi riguarda.
La sera stessa andai a vedere Verona, nei pressi del ponte di Castelvecchio, l’Adige faceva paura davvero, era altissimo e inarrestabile.
Pensare che il Lago di Garda stesse proteggendo così attivamente la città un po’ mi rincuorava.
Ricordo bene che in quel momento realizzai che Verona era protetta dalla piena della Adige grazie al sacrificio del Garda, ma chi si preoccupava di proteggere il Garda?
Il Contratto di Lago nacque anche sotto quella spinta emotiva, insieme agli eventi del 4/5 maggio 2019.
Tra le altre cose, il Contratto di Lago vuole inserire un suo delegato nella cabina di regia dello scolmatore, affinchè vi sia condivisione nelle scelte di apertura ordinaria, a scopo manutentivo, con il solo fine di ridurre al minimo indispensabile ogni immissione, sia in metri cubi che in tempo.
Io ho chiamato lo scolmatore il “ventiseiesimo” immissario perché, seppur artificiale, come la diga, è però parte, piaccia o meno, del Lago di Garda e interagisce con il suo ecosistema.
Bisogna quindi comprenderlo fino in fondo ed in modo scientifico, capire con chiarezza cosa comporta la sua attivazione e quali sono, se esistono, le azioni a mitigazione.
Il Contratto di Lago, anche qui, si è dimostrato sul pezzo.
Concludo con una riflessione…se qualcuno mi dovesse aiutare in un momento di crisi e pericolo, salvandomi da una situazione potenzialmente pericolosa, la riconoscenza sarebbe sicuramente il primo sentimento che proverei e magari mi adopererei per ricambiare l’aiuto in caso ve ne fosse necessità…provate a rifletterci dopo aver letto questo articolo.
(Foto delle acque dell’Adige che entrano nel Garda, ottobre 2018. GN GardaNotizie).
Sono 25 gli immissari, ovvero corsi d’acqua afferenti al Lago, tra cui il Sarca, il più grande, ha una portata media di circa 39 metri cubi/sec.
Il Fiume Mincio invece unico emissario del Garda, ha una portata media di quasi 60 metri cubi/sec.
Chiaramente l’equilibrio dei livelli idrici nel Garda si realizza, in linea di massima, tramite gli apporti del Sarca e degli altri 24 immissari e lo scarico attraverso il Fiume Mincio, regolato dalla diga.
Il tutto si ottiene grazie all’edificio regolatore, la diga appunto, entrata in funzione nel 1960, con una modalità di regolazione stabilita dal voto n°55 del 11/03/1965, del Consiglio Superiore dei LL.PP.
Il “ventiseiesimo” immissario del Garda, anche se artificiale, lo considero come un “torrente”, dalla portata irregolare e stagionale, creato per proteggere Verona dalle piene del Fiume Adige.
Pare che l’idea progettuale nacque da un cartografo della Serenissima ad inizio del ‘700, ma venne realizzato solo tra il 1939 e il 1959, sotto la spinta delle grandi alluvioni che colpirono Verona nel XIX sec.
Si snoda per una lunghezza, sotto la montagna, di 10km, con un diametro di 7mt e grazie al suo dislivello di circa 100mt, riesce a portare acqua in pressione dall’Adige al Garda.
In caso di necessità può arrivare ad una portata di 500metri cubi/sec, “scaricando” così un’eventuale ondata di piena dell’Adige.
Una curiosità: lo scolmatore, nel suo passaggio sotterraneo verso il Garda, intercettò le falde freatiche del Lago di Loppio (TN), nonché alcune sue sorgenti, prosciugandolo.
Questo scolmatore, il 26esimo immissario, viene utilizzato come detto a solo scopo emergenziale, anche se i lavori manutentivi, come quelli previsti per marzo di quest’anno, lo faranno scaricare a Lago, con portate modeste, per i test di tenuta delle paratie, nonché della tenuta del condotto.
Sono comunque, piacciano o meno, manutenzioni importanti e necessarie anche per la sicurezza del Garda.
Ora esprimo una opinione personale, a cui tengo molto, in quanto parte della storia del Lago di Garda…lo scolmatore Adige-Garda nasce con un nobile fine, proteggere Verona e tutte le genti a valle di Mori (TN), dove origina, dalle pericolose piene dell’Adige.
Il Garda fa anche questo, protegge, essendo un bacino con una grande capacità di “laminazione” si presta nel salvare anche genti, paesi e città che non afferiscono al proprio contesto territoriale.
Questo è un fatto che dovrebbe far riflettere determinate persone, comitati e politici…direi quindi: ”Garda Docet”.
C’è da dire che, ogni volta che questo immissario entra in funzione, si producono effetti negativi, in quanto le acque del Garda differiscono da quelle dell’Adige, temperature differenti e materiale in sospensione differente arrecano certamente uno shock all’ecosistema gardesano, ma sono fenomeni non ancora scientificamente studiati a fondo e quindi non vado oltre.
Il Garda, soffre decisamente quando si risveglia questo immissario, ma è una sofferenza che probabilmente ne evita altre, potenzialmente anche più dannose.
Non è mai stata messa in discussione la sua apertura in caso di emergenza, che si attiva solo tramite determinati parametri ed in concerto con gli enti preposti.
Ricordo bene, per esempio, l’apertura del 29 ottobre del 2018.
Entrarono nel Garda circa 17.500.000 di metri cubi di acqua dall’Adige, con una portata di 350 metri cubi/sec, che portò ad un aumento stimato di circa 5cm del livello del Lago.
Le immagini erano terribili da vedere, come un “pugno in pancia” per quel che mi riguarda.
La sera stessa andai a vedere Verona, nei pressi del ponte di Castelvecchio, l’Adige faceva paura davvero, era altissimo e inarrestabile.
Pensare che il Lago di Garda stesse proteggendo così attivamente la città un po’ mi rincuorava.
Ricordo bene che in quel momento realizzai che Verona era protetta dalla piena della Adige grazie al sacrificio del Garda, ma chi si preoccupava di proteggere il Garda?
Il Contratto di Lago nacque anche sotto quella spinta emotiva, insieme agli eventi del 4/5 maggio 2019.
Tra le altre cose, il Contratto di Lago vuole inserire un suo delegato nella cabina di regia dello scolmatore, affinchè vi sia condivisione nelle scelte di apertura ordinaria, a scopo manutentivo, con il solo fine di ridurre al minimo indispensabile ogni immissione, sia in metri cubi che in tempo.
Io ho chiamato lo scolmatore il “ventiseiesimo” immissario perché, seppur artificiale, come la diga, è però parte, piaccia o meno, del Lago di Garda e interagisce con il suo ecosistema.
Bisogna quindi comprenderlo fino in fondo ed in modo scientifico, capire con chiarezza cosa comporta la sua attivazione e quali sono, se esistono, le azioni a mitigazione.
Il Contratto di Lago, anche qui, si è dimostrato sul pezzo.
Concludo con una riflessione…se qualcuno mi dovesse aiutare in un momento di crisi e pericolo, salvandomi da una situazione potenzialmente pericolosa, la riconoscenza sarebbe sicuramente il primo sentimento che proverei e magari mi adopererei per ricambiare l’aiuto in caso ve ne fosse necessità…provate a rifletterci dopo aver letto questo articolo.
(Foto delle acque dell’Adige che entrano nel Garda, ottobre 2018. GN GardaNotizie).