La storia dell’evoluzione della pesca e della economia ittica sul Lago di Garda
6 milioni di Lire…questo era l’intero ricavato annuo in Italia, nei primissimi anni del ‘900, dalla pesca in acque interne.
Sembrano magari cifre importanti per i tempi ma confrontando i dati del prof. Vinciguerra, pubblicati sulla “Riv. Marittima” nel febbraio del 1908 con le altre nazioni, il tutto assume un senso differente.
L’Inghilterra ricavava nello stesso periodo 22 milioni di Lire dalla pesca in acque interne, contro i 6 dell’Italia, la Russia 18, Germania e Francia 17, l’Austria-Ungheria 14, la Svizzera 12, ecc…
Ma come era possibile, ci si domandava allora, che l’Italia con ben 6402 km lineari di fiume e 1271 km quadrati di laghi, fosse il fanalino di coda tra tutte le nazioni? Sul Lago di Garda ci si interrogava anche su un metro di paragone, formulato allora, che indicava la produzione ittica per km quadrato…il Garda, il più grande Lago in Italia, produceva solo 8,75 quintali per Km quadrato, quando il Como ne produceva 27,4, il Maggiore 17 e l’Iseo 15.
Ovviamente ci si rendeva conto che qualcosa non andava, i conti non tornavano. Floreste Malfer, un grande Ittiologo gardesano, capì perfettamente che era alquanto impreciso un confronto del genere tra i laghi, che hanno “nature” diverse e “rese” differenti.
Restava però un fatto, come si scriveva allora: “…il Benaco è uno degli elementi miseri della misera industria peschereccia italiana”.
E i pescatori gardesani?
Quale era il loro reddito?
Era misero, la media del tempo dava un reddito medio annuo di 230 Lire lorde, circa 0,63 Lire giornaliere.
La Trota Lacustre e il Carpione erano i prodotti di punta del Garda, venduti rispettivamente a 3 Lire e a 2,5 Lire al Kg, quando pescati in periodo di frega e a 4 Lire e 3 Lire quando pescati fuori frega.
Di Trote e Carpioni se ne pescavano circa 190 quintali all’anno ciascuno.
Le Alborelle, le più cospicue in volume, 1163 quintali/anno, venivano vendute ad una media di 0,42 Lire.
Molti paesi gardesani, non tutti come vedremo, si affidavano molto alla pesca e la stessa era vissuta come una cosa molto seria in quanto rappresentava niente di meno che la sopravvivenza.
Ogni paese aveva i suoi pescatori e le sue flotte. Il paese di Garda, paese simbolo della pesca sul Lago di Garda, nel 1901 aveva una popolazione di 1817 abitanti, era organizzato con una corporazione di pescatori, gli “Originari”, come Torri.
Tra pescatori di professione, avventizi e saltuari contava una flotta di 85 imbarcazioni e 178 pescatori. Malcesine nel 1905 contava 1784 abitanti con 19 pescatori e 12 barche, tra saltuari e di professione.
Riva e Torbole non contavano pescatori di professione, si dedicavano per lo più all’agricoltura e altri mestieri. Limone contava 674 abitanti con 23 pescatori di professione e 7 saltuari e una flotta di 15 imbarcazioni.
Gargnano contava 1142 abitanti con 60 imbarcazioni tra canotti e gondole, solo un pescatore di professione e 30 tra saltuari ed avventizi.
Toscolano, Maderno, Fasano, Salò, Gardone non erano paesi improntati sulla pesca, pochi erano i pescatori di professione, mediamente con una presenza da 2 a 7 pescatori massimo.
Portese invece aveva 463 abitanti e ben 55 pescatori tra professionisti ed avventizi.
Nel 1906 Desenzano era un paese molto dedito al commercio, con ben 4741 abitanti, contava però solo 16 pescatori. Sirmione, nonostante la nascita delle terme, conservava ancora nel 1905 un carattere peschereccio con 60 pescatori su 434 abitanti.
Lazise aveva carattere agricolo-peschereccio, contava 1986 abitanti con 23 pescatori di professione e 8 saltuari, con una flotta di 18 imbarcazioni. Simile a Lazise anche Bardolino, con 1951 abitanti e una flotta di 20 imbarcazioni.
Caso a parte per Peschiera del Garda, che nel 1906 contava 972 abitanti con 28 pescatori, che tra la gestione delle “pesche” demaniali, pesca lungo il Mincio e la gestione del Regio Stabilimento Ittiogenico si attestava come paese fortemente dedito alla pesca come primo fattore commerciale, un po’ come Garda, Torri, Portese, Limone e Sirmione.
Questo era in linea generale il quadro rispetto la pesca nel Garda nei primi del 1900…il prelievo ittico insistente e gli stabilimenti ittiogenici sorti non erano però in grado, come in tutta Italia, di supportare tale attività economica e la richiesta crescente.
Nonostante tutto vi erano esempi anche virtuosi come il Regio Stabilimento Ittiogenico di Peschiera e lo stabilimento di Campione e Cassone, costruiti grazie all’impegno e direttive della Società Benacense, fondata nel 1900 a Peschiera del Garda.
C’è da fare quindi una riflessione in merito alla presenza ittica nel Garda…non è mai stata abbondante come invece si potrebbe pensare.
Sappiamo oggi che il Garda era originariamente un bacino spiccatamente Oligotrofico e non “produceva” quindi grandi quantità di nutrienti nelle sue acque.
Conseguentemente anche la presenza ittica non doveva essere molto abbondante, anche se di qualità come sappiamo. Queste sono considerazioni importanti quando bisogna ragionare in merito ad un recupero ittico e di un habitat, quando si parla di politica del territorio, come nella pesca sportiva e professionistica, quando si parla di immissioni e ripopolamenti…bisogna conoscere la storia di un ambiente naturale e della sua evoluzione se si vuole davvero programmare in modo lungimirante il suo futuro.
#contrattodilagodelgarda
Foto di pescatori a bordo di una “Anguillara” davanti Porta Verona nei primi del ‘900, dal libro “Peschiera è Graziosa e Bella” di Franco Prospero e Giorgio Capone.
Sembrano magari cifre importanti per i tempi ma confrontando i dati del prof. Vinciguerra, pubblicati sulla “Riv. Marittima” nel febbraio del 1908 con le altre nazioni, il tutto assume un senso differente.
L’Inghilterra ricavava nello stesso periodo 22 milioni di Lire dalla pesca in acque interne, contro i 6 dell’Italia, la Russia 18, Germania e Francia 17, l’Austria-Ungheria 14, la Svizzera 12, ecc…
Ma come era possibile, ci si domandava allora, che l’Italia con ben 6402 km lineari di fiume e 1271 km quadrati di laghi, fosse il fanalino di coda tra tutte le nazioni? Sul Lago di Garda ci si interrogava anche su un metro di paragone, formulato allora, che indicava la produzione ittica per km quadrato…il Garda, il più grande Lago in Italia, produceva solo 8,75 quintali per Km quadrato, quando il Como ne produceva 27,4, il Maggiore 17 e l’Iseo 15.
Ovviamente ci si rendeva conto che qualcosa non andava, i conti non tornavano. Floreste Malfer, un grande Ittiologo gardesano, capì perfettamente che era alquanto impreciso un confronto del genere tra i laghi, che hanno “nature” diverse e “rese” differenti.
Restava però un fatto, come si scriveva allora: “…il Benaco è uno degli elementi miseri della misera industria peschereccia italiana”.
E i pescatori gardesani?
Quale era il loro reddito?
Era misero, la media del tempo dava un reddito medio annuo di 230 Lire lorde, circa 0,63 Lire giornaliere.
La Trota Lacustre e il Carpione erano i prodotti di punta del Garda, venduti rispettivamente a 3 Lire e a 2,5 Lire al Kg, quando pescati in periodo di frega e a 4 Lire e 3 Lire quando pescati fuori frega.
Di Trote e Carpioni se ne pescavano circa 190 quintali all’anno ciascuno.
Le Alborelle, le più cospicue in volume, 1163 quintali/anno, venivano vendute ad una media di 0,42 Lire.
Molti paesi gardesani, non tutti come vedremo, si affidavano molto alla pesca e la stessa era vissuta come una cosa molto seria in quanto rappresentava niente di meno che la sopravvivenza.
Ogni paese aveva i suoi pescatori e le sue flotte. Il paese di Garda, paese simbolo della pesca sul Lago di Garda, nel 1901 aveva una popolazione di 1817 abitanti, era organizzato con una corporazione di pescatori, gli “Originari”, come Torri.
Tra pescatori di professione, avventizi e saltuari contava una flotta di 85 imbarcazioni e 178 pescatori. Malcesine nel 1905 contava 1784 abitanti con 19 pescatori e 12 barche, tra saltuari e di professione.
Riva e Torbole non contavano pescatori di professione, si dedicavano per lo più all’agricoltura e altri mestieri. Limone contava 674 abitanti con 23 pescatori di professione e 7 saltuari e una flotta di 15 imbarcazioni.
Gargnano contava 1142 abitanti con 60 imbarcazioni tra canotti e gondole, solo un pescatore di professione e 30 tra saltuari ed avventizi.
Toscolano, Maderno, Fasano, Salò, Gardone non erano paesi improntati sulla pesca, pochi erano i pescatori di professione, mediamente con una presenza da 2 a 7 pescatori massimo.
Portese invece aveva 463 abitanti e ben 55 pescatori tra professionisti ed avventizi.
Nel 1906 Desenzano era un paese molto dedito al commercio, con ben 4741 abitanti, contava però solo 16 pescatori. Sirmione, nonostante la nascita delle terme, conservava ancora nel 1905 un carattere peschereccio con 60 pescatori su 434 abitanti.
Lazise aveva carattere agricolo-peschereccio, contava 1986 abitanti con 23 pescatori di professione e 8 saltuari, con una flotta di 18 imbarcazioni. Simile a Lazise anche Bardolino, con 1951 abitanti e una flotta di 20 imbarcazioni.
Caso a parte per Peschiera del Garda, che nel 1906 contava 972 abitanti con 28 pescatori, che tra la gestione delle “pesche” demaniali, pesca lungo il Mincio e la gestione del Regio Stabilimento Ittiogenico si attestava come paese fortemente dedito alla pesca come primo fattore commerciale, un po’ come Garda, Torri, Portese, Limone e Sirmione.
Questo era in linea generale il quadro rispetto la pesca nel Garda nei primi del 1900…il prelievo ittico insistente e gli stabilimenti ittiogenici sorti non erano però in grado, come in tutta Italia, di supportare tale attività economica e la richiesta crescente.
Nonostante tutto vi erano esempi anche virtuosi come il Regio Stabilimento Ittiogenico di Peschiera e lo stabilimento di Campione e Cassone, costruiti grazie all’impegno e direttive della Società Benacense, fondata nel 1900 a Peschiera del Garda.
C’è da fare quindi una riflessione in merito alla presenza ittica nel Garda…non è mai stata abbondante come invece si potrebbe pensare.
Sappiamo oggi che il Garda era originariamente un bacino spiccatamente Oligotrofico e non “produceva” quindi grandi quantità di nutrienti nelle sue acque.
Conseguentemente anche la presenza ittica non doveva essere molto abbondante, anche se di qualità come sappiamo. Queste sono considerazioni importanti quando bisogna ragionare in merito ad un recupero ittico e di un habitat, quando si parla di politica del territorio, come nella pesca sportiva e professionistica, quando si parla di immissioni e ripopolamenti…bisogna conoscere la storia di un ambiente naturale e della sua evoluzione se si vuole davvero programmare in modo lungimirante il suo futuro.
#contrattodilagodelgarda
Foto di pescatori a bordo di una “Anguillara” davanti Porta Verona nei primi del ‘900, dal libro “Peschiera è Graziosa e Bella” di Franco Prospero e Giorgio Capone.