La Tinca e il Tornèl…una storia arilicense.
La Tinca e il Tornèl…una storia arilicense.
La Tinca e il Tornèl…un binomio che ha caratterizzato le pesca della Tinca a Peschiera del Garda. Arilica era l’antico nome della città.
Questa particolare pesca avveniva sopra le mura storiche della città, attraverso dei “bilancini” calati dall’alto dei percorsi di ronda in acqua, durante il passaggio delle Tinche nel periodo di frega, ovvero quando andavano a depositare le uova, quindi verso la metà di maggio fino a primavera inoltrata.
Il Tornèl era come detto un bilancino, quindi una rete piatta, a cerchio o quadrata, con al centro un sacco tondo più profondo.
Il loro funzionamento avveniva tramite una staffa ed un tubo in ferro aggangiati al terreno in cui si infilava, per formare una leva, il palo del Tornèl lungo solitamente tra gli 11 ed i 13 metri.
Sulla cima del palo vi era una carrucola che serviva, attraverso una corda, a calare e issare la rete nella zona di pesca. Erano gli anni ‘70/’80. Oggi un Tornèl è presente al Museo della Pesca e Tradizioni Locali a Peschiera del Garda, gestito dagli Amici del Gondolin, aperto nei weekend che vi consiglio di visitare.
Al tempo dei Tornelli era ancora in attività la coop di pesca di San Benedetto di Peschiera del Garda di cui facevano parte pescatori come i Martori, Bernardelli, Zamboni, Misserini, Lavelli, Lugo, Prospero… La coop dei pescatori di professione aveva la concessione di pesca proprio dentro le mura della città, tra i ponti in entrata dal lago fino ai Setteponti.
Con circa 40 mila lire si otteneva un permesso per pescare con i tornelli dalle mura.
Questa pesca non aveva carattere economico, ma per diletto.
Posizionarsi con il Tornèl sulle mura, aspettando il passaggio delle Tinche, era un momento di aggregazione, di ritrovo.
Le concessioni erano a numero chiuso e quindi con postazioni di pesca determinate.
Vi erano postazioni praticamente lungo tutte le mura della città, le più redditizie erano quelle sul Ponte dei Voltoni, quella del geom. Bergamini, che si era costruito, con poche assi di legno, una specie di piccolo terrazzo a sbalzo sulle mura appena sopra la superficie dell’acqua, vicino al saliente del Bastione Cantarane.
Poi vi erano i militari che abitavano in Rocca e nel Carcere XXX Maggio, che calavano le loro reti dalla “rocchetta”, in fianco alla ghiacciaia Asburgica. Anche Porta Bresca era un buon posto.
Proprio dove oggi c’è il monumento degli artiglieri, vi era un Tornèl e lo stanzino all’interno delle mura era di proprietà del pescatore Galeazzi.
Li aveva il suo “Paròl” in cui bolliva le reti con le bucce di castagne, come era usanza una volta, per colorarle di marrone, in quanto erano filati in cotone, quindi di colore bianco e serviva mimetizzarle più possibile per ingannare i pesci, scurendole come possibile.
Questo pesce, la Tinca, che fortunatamente ho fatto in tempo a vedere e pescare anche io tra le mura della città, ha un suo fascino.
Ha una livrea dorata sulla pancia e schiena e lati più scuri, con una bocca molo gialla.
Quando in frega si “sfrega” appunto letteralmente sui fondali riflettendo il colore dorato della pancia sulla superficie e quando mangia sul fondo si vede perfettamente il colore della bocca, di un giallo pastello intenso.
Il Tornèl non era solo calare una rete e tirarla su quando il pesce vi transitava sopra.
Per la pesca era anche necessaria una certa preparazione del fondale, si tagliavano le alghe, passando in barca sulla zona di pertinenza del Tornèl, per facilitare le Tinche a passare proprio sulla “macia” (macchia libera da alghe), facendo anche dei canali tra le alghe per “invitare” la Tinca a transitarvi attraverso.
A volte si copriva la “macia” stessa anche con della ghiaia bianca, pulita, che rendeva visibile anche la notte il passaggio della Tinca sopra di essa.
Le Tinche che transitavano tra i canali di Peschiera del Garda, in primavera, erano davvero abbondantissime, in alcuni Tornelli se ne pescavano anche 3 quintali in una buona giornata di pesca.
Un passaggio che si è improvvisamente interrotto a fine anni ’80 e primi anni ’90.
Le cause?
Non le conosco con certezza assoluta e non ci sono studi adeguati che possano rispondere a tale domanda.
Certa la qualità del fondale e della presenza algale sicuramente sono fattori da considerare come concausa di questo fenomeno…ma non penso sia sufficiente per comprendere il quadro generale.
La Tinca è comunque ben presente nel Garda, non è un pesce a rischio estinzione, ma certamente il suo decremente in determinate zone, come i Canali di Peschiera e il Fiume Mincio è evidente.
Anche la coop di pesca di San Benedetto non esiste più, la pesca stessa oggi non è certo più la stessa di una volta e le tradizioni ad essa legata sono orami vivono nei ricordi di poche persone.
Proprio la coop di Pesca di San Benedetto era solita fare una festa davanti il sagrato della parrocchia, in occasione dei dividendi tra i soci di fine anno, normalmente in prossimità del “girono della Madonna” ad agosto.
Era occasione di ritrovo e di convivialità al fine di consegnare ad ognuno dei pescatori della cooperativa il saldo finale dell’annualità, tolte chiaramente le varie spese tra reti, imbarcazioni e materiali.
Sono a concoscenza che ogni pase gardessano aveva cooperative o unioni di pescatori anticamente, insieme allora era più facile affrontare le spese e attenere dei guadagni.
Da li soni nate proprio molte tradizioni e sagre paesane. Sarebbe interessante e vi esorto a partecipare, nell’inviarci qualche foto, magari dei vostri nonni o bis nonni, intenti alla pesca con le reti, alla manutenzione delle reti o di altri momenti legati a queste tradizioni.
Sarebbe interessante recuperare tali storie…e inserirle in un articolo che possa raccontare immagini e momenti di vita di un tempo, parte della nostra memoria.
Ringrazio il sig. Patrimonio Alfonso per aver condiviso con me i racconti legati alla pesca con il Tornèl, permettendomi così di completare questo articolo.
Ringrazio inoltre Alessandro Adami del Sub Club Peschiera per le bellissime foto della Tinca scattate in immersione nel Lago di Garda.
La Tinca e il Tornèl…un binomio che ha caratterizzato le pesca della Tinca a Peschiera del Garda. Arilica era l’antico nome della città.
Questa particolare pesca avveniva sopra le mura storiche della città, attraverso dei “bilancini” calati dall’alto dei percorsi di ronda in acqua, durante il passaggio delle Tinche nel periodo di frega, ovvero quando andavano a depositare le uova, quindi verso la metà di maggio fino a primavera inoltrata.
Il Tornèl era come detto un bilancino, quindi una rete piatta, a cerchio o quadrata, con al centro un sacco tondo più profondo.
Il loro funzionamento avveniva tramite una staffa ed un tubo in ferro aggangiati al terreno in cui si infilava, per formare una leva, il palo del Tornèl lungo solitamente tra gli 11 ed i 13 metri.
Sulla cima del palo vi era una carrucola che serviva, attraverso una corda, a calare e issare la rete nella zona di pesca. Erano gli anni ‘70/’80. Oggi un Tornèl è presente al Museo della Pesca e Tradizioni Locali a Peschiera del Garda, gestito dagli Amici del Gondolin, aperto nei weekend che vi consiglio di visitare.
Al tempo dei Tornelli era ancora in attività la coop di pesca di San Benedetto di Peschiera del Garda di cui facevano parte pescatori come i Martori, Bernardelli, Zamboni, Misserini, Lavelli, Lugo, Prospero… La coop dei pescatori di professione aveva la concessione di pesca proprio dentro le mura della città, tra i ponti in entrata dal lago fino ai Setteponti.
Con circa 40 mila lire si otteneva un permesso per pescare con i tornelli dalle mura.
Questa pesca non aveva carattere economico, ma per diletto.
Posizionarsi con il Tornèl sulle mura, aspettando il passaggio delle Tinche, era un momento di aggregazione, di ritrovo.
Le concessioni erano a numero chiuso e quindi con postazioni di pesca determinate.
Vi erano postazioni praticamente lungo tutte le mura della città, le più redditizie erano quelle sul Ponte dei Voltoni, quella del geom. Bergamini, che si era costruito, con poche assi di legno, una specie di piccolo terrazzo a sbalzo sulle mura appena sopra la superficie dell’acqua, vicino al saliente del Bastione Cantarane.
Poi vi erano i militari che abitavano in Rocca e nel Carcere XXX Maggio, che calavano le loro reti dalla “rocchetta”, in fianco alla ghiacciaia Asburgica. Anche Porta Bresca era un buon posto.
Proprio dove oggi c’è il monumento degli artiglieri, vi era un Tornèl e lo stanzino all’interno delle mura era di proprietà del pescatore Galeazzi.
Li aveva il suo “Paròl” in cui bolliva le reti con le bucce di castagne, come era usanza una volta, per colorarle di marrone, in quanto erano filati in cotone, quindi di colore bianco e serviva mimetizzarle più possibile per ingannare i pesci, scurendole come possibile.
Questo pesce, la Tinca, che fortunatamente ho fatto in tempo a vedere e pescare anche io tra le mura della città, ha un suo fascino.
Ha una livrea dorata sulla pancia e schiena e lati più scuri, con una bocca molo gialla.
Quando in frega si “sfrega” appunto letteralmente sui fondali riflettendo il colore dorato della pancia sulla superficie e quando mangia sul fondo si vede perfettamente il colore della bocca, di un giallo pastello intenso.
Il Tornèl non era solo calare una rete e tirarla su quando il pesce vi transitava sopra.
Per la pesca era anche necessaria una certa preparazione del fondale, si tagliavano le alghe, passando in barca sulla zona di pertinenza del Tornèl, per facilitare le Tinche a passare proprio sulla “macia” (macchia libera da alghe), facendo anche dei canali tra le alghe per “invitare” la Tinca a transitarvi attraverso.
A volte si copriva la “macia” stessa anche con della ghiaia bianca, pulita, che rendeva visibile anche la notte il passaggio della Tinca sopra di essa.
Le Tinche che transitavano tra i canali di Peschiera del Garda, in primavera, erano davvero abbondantissime, in alcuni Tornelli se ne pescavano anche 3 quintali in una buona giornata di pesca.
Un passaggio che si è improvvisamente interrotto a fine anni ’80 e primi anni ’90.
Le cause?
Non le conosco con certezza assoluta e non ci sono studi adeguati che possano rispondere a tale domanda.
Certa la qualità del fondale e della presenza algale sicuramente sono fattori da considerare come concausa di questo fenomeno…ma non penso sia sufficiente per comprendere il quadro generale.
La Tinca è comunque ben presente nel Garda, non è un pesce a rischio estinzione, ma certamente il suo decremente in determinate zone, come i Canali di Peschiera e il Fiume Mincio è evidente.
Anche la coop di pesca di San Benedetto non esiste più, la pesca stessa oggi non è certo più la stessa di una volta e le tradizioni ad essa legata sono orami vivono nei ricordi di poche persone.
Proprio la coop di Pesca di San Benedetto era solita fare una festa davanti il sagrato della parrocchia, in occasione dei dividendi tra i soci di fine anno, normalmente in prossimità del “girono della Madonna” ad agosto.
Era occasione di ritrovo e di convivialità al fine di consegnare ad ognuno dei pescatori della cooperativa il saldo finale dell’annualità, tolte chiaramente le varie spese tra reti, imbarcazioni e materiali.
Sono a concoscenza che ogni pase gardessano aveva cooperative o unioni di pescatori anticamente, insieme allora era più facile affrontare le spese e attenere dei guadagni.
Da li soni nate proprio molte tradizioni e sagre paesane. Sarebbe interessante e vi esorto a partecipare, nell’inviarci qualche foto, magari dei vostri nonni o bis nonni, intenti alla pesca con le reti, alla manutenzione delle reti o di altri momenti legati a queste tradizioni.
Sarebbe interessante recuperare tali storie…e inserirle in un articolo che possa raccontare immagini e momenti di vita di un tempo, parte della nostra memoria.
Ringrazio il sig. Patrimonio Alfonso per aver condiviso con me i racconti legati alla pesca con il Tornèl, permettendomi così di completare questo articolo.
Ringrazio inoltre Alessandro Adami del Sub Club Peschiera per le bellissime foto della Tinca scattate in immersione nel Lago di Garda.