L’oro blu del Garda. Perchè in futuro l’acqua gardesana sarà una vera risorsa strategica?
Che valore attribuiamo all’acqua?
E’ possibile immaginare che in futuro l’acqua del Garda possa essere “contesa”?
Come sempre vi propongo riflessioni che mettono al centro il Lago di Garda, che guarda caso risulta anche essere la riserva idropotabile di superficie più importante d’Italia.
Chiaramente anche i fiumi come l’Adige, il Po, il Ticino, il Tevere, ecc e gli altri laghi come l’Iseo, il Maggiore, il Como e Trasimeno, sono importanti.
Ma a differenza di tutti questi corpi idrici, chiamiamoli così, il Lago di Garda ha determinate caratteristiche che lo rendono di fatto tanto importante quanto delicato.
Per prima cosa è il più grande lago italiano, con il maggior volume di acqua idropotabile, cosa sempre da considerare attentamente perchè il “valore” dell’acqua si identifica non tanto per la quantità, ma rispetto la sua reale possibilità di utilizzo, qualità.
Seconda cosa, davvero rilevante, la presenza di un bacino imbrifero inversamente proporzionale alla sua grandezza.
Provo a spiegarmi meglio…un bacino imbrifero si identifica in un territorio che, in virtù della sua pendenza, drena per scorrimento le acque all’interno del suo bacino, così come l’acqua versata in un imbuto scende verso il centro.
Il Lago di Garda risulta avere il più piccolo bacino imbrifero rispetto gli altri grandi laghi italiani, con 2.260 km/quadrati, mentre il Como per esempio ne ha uno da 4.509 e il Maggiore 6.599, risultando inversamente proporzionale alla grandezza del suo specchio acqueo, che vede il Garda con di 368 km/quadrati, il Como 146 e il Maggiore 212.
Quindi il più grande Lago d’Italia ha il più piccolo bacino imbrifero di riferimento.
Tutto ciò si traduce, per il Lago di Garda, in un minor trasporto per “dilavamento” di sostanze potenzialmente inquinanti, visto che meno supeficie disponibile equivale ad una minor percentuale di “materiale” trasportato e lo stesso risulta poi comunque maggiormente diluito visto il grande volume delle acque.
In aggiunta il bacino imbrifero gardesano non comprende “fortunatamente” al suo interno grandi città, ampi terreni agricoli o poli industriali di rilievo e questo è certamente un altro fattore che, in relazione all’ampiezza del bacino imbrifero, ha permesso al Garda di mantere nel tempo la migliore qualità delle acque rispetto gli altri grandi laghi.
Queste sono tutte note positive per il Garda, eccetto il tempo di permanenza dell’acqua nel suo bacino, calcolata in 26,8 anni per l’esattezza, che rappresenta il tempo necessario per il compimento di un ricambio idrico completo, quando per gli altri grandi laghi è mediamente stimato in meno di 5 anni.
E’ evidete che possa essere questo il fattore di criticità che rende il Garda vulnerabile ad eventuali problemi come improvvisi sversamenti di inquinanti, in quanto il tempo di “permanenza ricambio e idrico” non giocherebbe certamente a favore.
Il problema ulteriore dell’acqua, rispetto i combustibili fossili per esempio, è che oltre a non essere infinita è anche vincolata, per l’uso agricolo e potabile, alla qualità della stessa.
L’acqua permea le falde e terreni più o meno in profondità e da lì o la si estrae con dei pozzi, che rappresentano, per l’uso potabile in Italia, il maggior volume di prelievo idrico nazionale, con il 47,9% di approvvigionamento (fonte Ministero della Salute) oppure si rende naturalmente disponibile attraverso sorgenti.
I fiumi e laghi concorrono al 15% del volume totale nazionale di acqua potabile prelevata, oltre a quella di sorgente.
Chiaramente, essendo l’Italia molto diversificata geologicamente e a livello climatico, esistono sostanziali differenze.
Un esempio: in Sardegna il maggior prelievo risulta dai laghi o bacini artificiali, occupando circa il 70% del prelievo complessivo, mentre nel nord Italia il maggior prelievo avviene al 90% circa, attraverso pozzi e fonti, la restante percentuale da laghi e fiumi.
La preoccupante realtà però è che molte falde acquifere sembrano sempre più spesso compromesse o parzialmente compromesse per la presenza di “inquinanti” delineando un fenomeno in aumento in proporzione alla capacità della scienza di identificarne e rintracciarne di nuovi.
In aggiunta la maggior parte della disponibilità idrica nazionale si colloca a nord, convogliata nelle grandi pianure alluvionali che, per la forte pressione industriale e agricola, porta con sé seri rischi di compromissione qualitativa.
Se ragioniamo su questi concetti, in relazione allo stato qualitativo del Lago di Garda, ci rendiamo conto di come questo lago possa suscitare interesse come bacino idropotabile e non solo per i comuni che già storicamente lo utilizzano, ma anche per le grandi città e territori ben distanti, che sono o saranno alle prese con problemi di inquinamento e riduzione delle falde acquifere.
La possibilità che le acque del Garda possano servire, in un futuro non troppo lontano, a compensare situazioni di approvvigionamento idrico, credo possa essere concreta.
Dobbiamo prepararci ad immaginare quindi che le maggiori derivazioni delle acque non saranno solo riconducibili all’uso agricolo, ma anche idropotabile, soprattutto là dove non saranno intraprese forti azioni a mitigazione del degrado dei corpi idrici e falde acquifere presenti.
Tutto questo, viste le domande con cui ho iniziato questo articolo, per affermare che la risorsa idrica gardesana è preziosa come l’oro e come tale tenderà ad aumentere di valore in modo esponenziale.
Possiamo anche immaginare fonti di energia rinnovabili e green, abbandonare combustibili preferendone altri, ma quello a cui noi non potremo mai rinunciare e non potremo mai sostituire sarà proprio l’acqua.
Il Lago di Garda necessita di un grande e lungimirante approfondimento e di grandi finanziamenti per lo studio della sua geologia, per tutelare e migliorare la qualità dei suoi apporti idrici derivanti dal bacino imbrifero.
Sappiamo, calcolando questi apporti in relazione all’evaporazione e alla derivazione in uscita dall’edificio regolatore, che esistono presumibilmente sorgenti sui fondali che contribuiscono al volume totale idrico, ma ancora non sappiamo bene da dove arrivino, eccetto per la fonte subacquea termale Boiola, per la quale si è ricostruito il percorso geologico, che vi racconterò in un prossimo post.
Difficile stimare quanto il Garda possa garantire l’attuale equilibrio idrico, mantenendo un bilancio sufficiente agli attuali usi, se si dovesse cominciare a canalizzare la sua acqua per esigenze oggi non previste…credo quindi che, nonostante non sia un’esigenza immediata, sia comunque meglio non farsi trovare impreparati.
#contrattodilagodelgarda Ph: Lago di Garda, foto dal satellite. Fonte web.
E’ possibile immaginare che in futuro l’acqua del Garda possa essere “contesa”?
Come sempre vi propongo riflessioni che mettono al centro il Lago di Garda, che guarda caso risulta anche essere la riserva idropotabile di superficie più importante d’Italia.
Chiaramente anche i fiumi come l’Adige, il Po, il Ticino, il Tevere, ecc e gli altri laghi come l’Iseo, il Maggiore, il Como e Trasimeno, sono importanti.
Ma a differenza di tutti questi corpi idrici, chiamiamoli così, il Lago di Garda ha determinate caratteristiche che lo rendono di fatto tanto importante quanto delicato.
Per prima cosa è il più grande lago italiano, con il maggior volume di acqua idropotabile, cosa sempre da considerare attentamente perchè il “valore” dell’acqua si identifica non tanto per la quantità, ma rispetto la sua reale possibilità di utilizzo, qualità.
Seconda cosa, davvero rilevante, la presenza di un bacino imbrifero inversamente proporzionale alla sua grandezza.
Provo a spiegarmi meglio…un bacino imbrifero si identifica in un territorio che, in virtù della sua pendenza, drena per scorrimento le acque all’interno del suo bacino, così come l’acqua versata in un imbuto scende verso il centro.
Il Lago di Garda risulta avere il più piccolo bacino imbrifero rispetto gli altri grandi laghi italiani, con 2.260 km/quadrati, mentre il Como per esempio ne ha uno da 4.509 e il Maggiore 6.599, risultando inversamente proporzionale alla grandezza del suo specchio acqueo, che vede il Garda con di 368 km/quadrati, il Como 146 e il Maggiore 212.
Quindi il più grande Lago d’Italia ha il più piccolo bacino imbrifero di riferimento.
Tutto ciò si traduce, per il Lago di Garda, in un minor trasporto per “dilavamento” di sostanze potenzialmente inquinanti, visto che meno supeficie disponibile equivale ad una minor percentuale di “materiale” trasportato e lo stesso risulta poi comunque maggiormente diluito visto il grande volume delle acque.
In aggiunta il bacino imbrifero gardesano non comprende “fortunatamente” al suo interno grandi città, ampi terreni agricoli o poli industriali di rilievo e questo è certamente un altro fattore che, in relazione all’ampiezza del bacino imbrifero, ha permesso al Garda di mantere nel tempo la migliore qualità delle acque rispetto gli altri grandi laghi.
Queste sono tutte note positive per il Garda, eccetto il tempo di permanenza dell’acqua nel suo bacino, calcolata in 26,8 anni per l’esattezza, che rappresenta il tempo necessario per il compimento di un ricambio idrico completo, quando per gli altri grandi laghi è mediamente stimato in meno di 5 anni.
E’ evidete che possa essere questo il fattore di criticità che rende il Garda vulnerabile ad eventuali problemi come improvvisi sversamenti di inquinanti, in quanto il tempo di “permanenza ricambio e idrico” non giocherebbe certamente a favore.
Il problema ulteriore dell’acqua, rispetto i combustibili fossili per esempio, è che oltre a non essere infinita è anche vincolata, per l’uso agricolo e potabile, alla qualità della stessa.
L’acqua permea le falde e terreni più o meno in profondità e da lì o la si estrae con dei pozzi, che rappresentano, per l’uso potabile in Italia, il maggior volume di prelievo idrico nazionale, con il 47,9% di approvvigionamento (fonte Ministero della Salute) oppure si rende naturalmente disponibile attraverso sorgenti.
I fiumi e laghi concorrono al 15% del volume totale nazionale di acqua potabile prelevata, oltre a quella di sorgente.
Chiaramente, essendo l’Italia molto diversificata geologicamente e a livello climatico, esistono sostanziali differenze.
Un esempio: in Sardegna il maggior prelievo risulta dai laghi o bacini artificiali, occupando circa il 70% del prelievo complessivo, mentre nel nord Italia il maggior prelievo avviene al 90% circa, attraverso pozzi e fonti, la restante percentuale da laghi e fiumi.
La preoccupante realtà però è che molte falde acquifere sembrano sempre più spesso compromesse o parzialmente compromesse per la presenza di “inquinanti” delineando un fenomeno in aumento in proporzione alla capacità della scienza di identificarne e rintracciarne di nuovi.
In aggiunta la maggior parte della disponibilità idrica nazionale si colloca a nord, convogliata nelle grandi pianure alluvionali che, per la forte pressione industriale e agricola, porta con sé seri rischi di compromissione qualitativa.
Se ragioniamo su questi concetti, in relazione allo stato qualitativo del Lago di Garda, ci rendiamo conto di come questo lago possa suscitare interesse come bacino idropotabile e non solo per i comuni che già storicamente lo utilizzano, ma anche per le grandi città e territori ben distanti, che sono o saranno alle prese con problemi di inquinamento e riduzione delle falde acquifere.
La possibilità che le acque del Garda possano servire, in un futuro non troppo lontano, a compensare situazioni di approvvigionamento idrico, credo possa essere concreta.
Dobbiamo prepararci ad immaginare quindi che le maggiori derivazioni delle acque non saranno solo riconducibili all’uso agricolo, ma anche idropotabile, soprattutto là dove non saranno intraprese forti azioni a mitigazione del degrado dei corpi idrici e falde acquifere presenti.
Tutto questo, viste le domande con cui ho iniziato questo articolo, per affermare che la risorsa idrica gardesana è preziosa come l’oro e come tale tenderà ad aumentere di valore in modo esponenziale.
Possiamo anche immaginare fonti di energia rinnovabili e green, abbandonare combustibili preferendone altri, ma quello a cui noi non potremo mai rinunciare e non potremo mai sostituire sarà proprio l’acqua.
Il Lago di Garda necessita di un grande e lungimirante approfondimento e di grandi finanziamenti per lo studio della sua geologia, per tutelare e migliorare la qualità dei suoi apporti idrici derivanti dal bacino imbrifero.
Sappiamo, calcolando questi apporti in relazione all’evaporazione e alla derivazione in uscita dall’edificio regolatore, che esistono presumibilmente sorgenti sui fondali che contribuiscono al volume totale idrico, ma ancora non sappiamo bene da dove arrivino, eccetto per la fonte subacquea termale Boiola, per la quale si è ricostruito il percorso geologico, che vi racconterò in un prossimo post.
Difficile stimare quanto il Garda possa garantire l’attuale equilibrio idrico, mantenendo un bilancio sufficiente agli attuali usi, se si dovesse cominciare a canalizzare la sua acqua per esigenze oggi non previste…credo quindi che, nonostante non sia un’esigenza immediata, sia comunque meglio non farsi trovare impreparati.
#contrattodilagodelgarda Ph: Lago di Garda, foto dal satellite. Fonte web.