La Società Benacense.
Riporto alcune considerazioni, storiche e attuali, sulla gestione amministrativa del Lago di Garda…di quanto incide e abbia inciso la divisione amministrativa tra Veneto, Lombardia e Trentino sul più grande Lago d’Italia.
Un Lago diviso in tre confini amministrativi risulta essere una delle situazioni più complesse a livello gestionale, in quanto le acque, così come le specie ittiche non possono evidentemente, per loro natura, essere fissate e comprese all’interno di un confine o una coordinata geografica, rispetto un’altra.
Tutto in un lago risulta in continuo movimento e in continua condivisione.
Sembra incredibile ma storicamente il Garda è sempre stato “zona di confine”.
Già a fine ‘800, a Milano e a Venezia, si posero le basi per due società di gestione e tutela dei bacini idrici, quella Lombarda e Veneta.
Ironia della sorte, chi rimase tagliato fuori da queste due importanti società di gestione?
Proprio il Lago di Garda!
Probabilmente perché non era abbastanza vicino, ma sicuramente sufficientemente lontano, dai due grandi centri amministrativi/dirigenziali di Milano e Venezia.
Questo era già allora, parliamo di due secoli fa, visto come un problema da coloro che si occupavano della tutela del Lago di Garda.
Così un gruppo di volenterosi, decisi a colmare questa “distanza”, consapevoli della necessità di un coordinamento gardesano, si costituirono nel settembre del 1900, in un comitato…una società.
Erano e mi fa davvero piacere citarli: il dir. Eugenio Bettoni, Danielli Angelo, cav. Lenotti Vittorio, prof. Dante Lugo, Maffezzoli Giuseppe, conte Lodovico Bettoni Cazzago, prof. Floreste Malfer, il barone Alessandro Monti, dott. Giuseppe Piattico e prof. Giovanni Sandri.
Forniti dell’adeguata determinazione, ma soprattutto forti della buona fede del loro intento, chiesero e ottennero l’appoggio del Ministero dell’Agricoltura, delle amministrazioni provinciali e locali, delle camere di commercio, deputati e senatori, associazioni scientifiche e privati cittadini.
Si formò così, il 13 gennaio del 1901, la “Società Benacense di pesca e d’acquicoltura”, con sede a Peschiera del Garda.
Principale scopo di questa Società Benacense, come riportato letteralmente dall’art.2 dello statuto era: “promuovere, proteggere e favorire l’acquicoltura, la pesca e il commercio del pesce, di elevare le condizioni morali e materiali dei pescatori, il tutto esclusa ogni idea di lucro”.
La Società Benacense riuscì egregiamente anche dove oggi stentiamo, ovvero costruì nuovi stabilimenti ittiogenici a Campione per il Lago di Garda e ad Anfo per il lago d’Idro e Chiese, gestendone e coordinandone molti altri.
Tra i fondatori della Benacense vi erano coloro che fecero sorgere stabilimenti ittiogenici a Garda e a Verona, come il cav. Lenotti e tramite il dir. Eugenio Bettoni, a Peschiera del Garda.
La “Benacense” riuscì inoltre a far cessare le immissioni di Carpione in altri laghi italiani, evitando così di privare gradualmente il Garda della sua sola specie endemica, visto che di fatto ovunque veniva immessa si estingueva, eccetto che nel Garda.
Proposero una regolamentazione unica della pesca, promuovendo conoscenza e cultura dell’acqua, con conferenze e informazioni utili sia al pescatore, di cui cercavano anche di risollevare le sorti, quanto alla cittadinanza.
Proprio oggi, con il lavoro che stiamo facendo attraverso la Comunità del Garda, l’esempio e la strada tracciata dalla Società Benacense rappresenta una “guida” e un esempio.
Ad oltre 120 anni dalla costituzione dei comitati di gestioni veneti e lombardi, il Garda resta, amministrativamente parlando, ancora nel mezzo tra Milano e Venezia.
Al posto della Società Benacense abbiamo oggi la Comunità del Garda, forte del Contratto di Lago che, seppur con le dovute differenze, esercita un’azione di coordinamento del Garda.
E’ attraverso l’Accordo Quadro Interregionale, voluto dai governatori delle regioni e prov.autonoma, che la Comunità del Garda ha quindi assunto un ruolo di coordinamento e sintesi in merito alle esigenze gardesane, ovvero di un contesto territoriale ambientale necessariamente da “trattare” senza divisioni amministrative.
Il Contratto di Lago mi ricorda molto la Società Benacense, per i nobili fini per cui è nato e soprattutto per la tenacia servita nel farlo nascere.
Ci sono politici di grande valore in Regione Veneto, come in Lombardia e in Trentino, così come tra gli amministratori locali gardesani, tra i pescatori sportivi e professionali, nella comunità scientifica e civile, che possono ripercorrere, grazie al Contratto di Lago, quella grande esperienza di inizio ‘900…consegnando finalmente al Garda quelle norme di cui ha così tanto bisogno e soprattutto quella gestione unitaria che ha sempre rincorso con grande fatica.
L’attuale e vigente Tavolo di Lavoro Interregionale “Pesca – Habitat – Ittiofauna” è l’occasione migliore per continuare sulla strada della tutela e della consapevolezza…del resto a cosa serve la storia se non come guida alla comprensione del passato al fine di comprendere meglio il presente? e pianificare così un futuro migliore?
Nella home di questo sito, che ho creato per ordinare e raccogliere tutte le mie pubblicazioni, c’è una citazione che ho riportato nella sezione del mio profilo, perfettamente calzante con questo articolo, che dice: “Una generazione che ignora la storia non ha passato…ne futuro”. R.A.Heinlein
Un Lago diviso in tre confini amministrativi risulta essere una delle situazioni più complesse a livello gestionale, in quanto le acque, così come le specie ittiche non possono evidentemente, per loro natura, essere fissate e comprese all’interno di un confine o una coordinata geografica, rispetto un’altra.
Tutto in un lago risulta in continuo movimento e in continua condivisione.
Sembra incredibile ma storicamente il Garda è sempre stato “zona di confine”.
Già a fine ‘800, a Milano e a Venezia, si posero le basi per due società di gestione e tutela dei bacini idrici, quella Lombarda e Veneta.
Ironia della sorte, chi rimase tagliato fuori da queste due importanti società di gestione?
Proprio il Lago di Garda!
Probabilmente perché non era abbastanza vicino, ma sicuramente sufficientemente lontano, dai due grandi centri amministrativi/dirigenziali di Milano e Venezia.
Questo era già allora, parliamo di due secoli fa, visto come un problema da coloro che si occupavano della tutela del Lago di Garda.
Così un gruppo di volenterosi, decisi a colmare questa “distanza”, consapevoli della necessità di un coordinamento gardesano, si costituirono nel settembre del 1900, in un comitato…una società.
Erano e mi fa davvero piacere citarli: il dir. Eugenio Bettoni, Danielli Angelo, cav. Lenotti Vittorio, prof. Dante Lugo, Maffezzoli Giuseppe, conte Lodovico Bettoni Cazzago, prof. Floreste Malfer, il barone Alessandro Monti, dott. Giuseppe Piattico e prof. Giovanni Sandri.
Forniti dell’adeguata determinazione, ma soprattutto forti della buona fede del loro intento, chiesero e ottennero l’appoggio del Ministero dell’Agricoltura, delle amministrazioni provinciali e locali, delle camere di commercio, deputati e senatori, associazioni scientifiche e privati cittadini.
Si formò così, il 13 gennaio del 1901, la “Società Benacense di pesca e d’acquicoltura”, con sede a Peschiera del Garda.
Principale scopo di questa Società Benacense, come riportato letteralmente dall’art.2 dello statuto era: “promuovere, proteggere e favorire l’acquicoltura, la pesca e il commercio del pesce, di elevare le condizioni morali e materiali dei pescatori, il tutto esclusa ogni idea di lucro”.
La Società Benacense riuscì egregiamente anche dove oggi stentiamo, ovvero costruì nuovi stabilimenti ittiogenici a Campione per il Lago di Garda e ad Anfo per il lago d’Idro e Chiese, gestendone e coordinandone molti altri.
Tra i fondatori della Benacense vi erano coloro che fecero sorgere stabilimenti ittiogenici a Garda e a Verona, come il cav. Lenotti e tramite il dir. Eugenio Bettoni, a Peschiera del Garda.
La “Benacense” riuscì inoltre a far cessare le immissioni di Carpione in altri laghi italiani, evitando così di privare gradualmente il Garda della sua sola specie endemica, visto che di fatto ovunque veniva immessa si estingueva, eccetto che nel Garda.
Proposero una regolamentazione unica della pesca, promuovendo conoscenza e cultura dell’acqua, con conferenze e informazioni utili sia al pescatore, di cui cercavano anche di risollevare le sorti, quanto alla cittadinanza.
Proprio oggi, con il lavoro che stiamo facendo attraverso la Comunità del Garda, l’esempio e la strada tracciata dalla Società Benacense rappresenta una “guida” e un esempio.
Ad oltre 120 anni dalla costituzione dei comitati di gestioni veneti e lombardi, il Garda resta, amministrativamente parlando, ancora nel mezzo tra Milano e Venezia.
Al posto della Società Benacense abbiamo oggi la Comunità del Garda, forte del Contratto di Lago che, seppur con le dovute differenze, esercita un’azione di coordinamento del Garda.
E’ attraverso l’Accordo Quadro Interregionale, voluto dai governatori delle regioni e prov.autonoma, che la Comunità del Garda ha quindi assunto un ruolo di coordinamento e sintesi in merito alle esigenze gardesane, ovvero di un contesto territoriale ambientale necessariamente da “trattare” senza divisioni amministrative.
Il Contratto di Lago mi ricorda molto la Società Benacense, per i nobili fini per cui è nato e soprattutto per la tenacia servita nel farlo nascere.
Ci sono politici di grande valore in Regione Veneto, come in Lombardia e in Trentino, così come tra gli amministratori locali gardesani, tra i pescatori sportivi e professionali, nella comunità scientifica e civile, che possono ripercorrere, grazie al Contratto di Lago, quella grande esperienza di inizio ‘900…consegnando finalmente al Garda quelle norme di cui ha così tanto bisogno e soprattutto quella gestione unitaria che ha sempre rincorso con grande fatica.
L’attuale e vigente Tavolo di Lavoro Interregionale “Pesca – Habitat – Ittiofauna” è l’occasione migliore per continuare sulla strada della tutela e della consapevolezza…del resto a cosa serve la storia se non come guida alla comprensione del passato al fine di comprendere meglio il presente? e pianificare così un futuro migliore?
Nella home di questo sito, che ho creato per ordinare e raccogliere tutte le mie pubblicazioni, c’è una citazione che ho riportato nella sezione del mio profilo, perfettamente calzante con questo articolo, che dice: “Una generazione che ignora la storia non ha passato…ne futuro”. R.A.Heinlein