La prospettiva perduta
Sfogliando il nuovo libro del prof. Franco Prospero, “Siede Peschiera bello e forte arnese”, che consiglio vivamente di acquistare, mi sono imbattuto in questa litografia di fine ‘900, probabilmente del 1890.
Mi ha colpito la prospettiva che l’autore ha sfruttato per realizzare questa veduta, da sopra l’ex cortina Tognon che, dall’attuale bar “Le vecchie Mura” proseguiva parallelamente alla linea interna del porto centrale per arrivare tra quello che è il chiosco davanti il distributore di benzina e l’inizio del Molo Italia della Navigarda.
Li avremo visto un bastione, arrestarsi a Lago, che guardava il Bastione Querini, disegnando un’insenatura che fungeva, almeno fino ai primi anni del 1910, da porto e attracco dei piroscafi e barche a vela per il trasporto materiale, come si vede nell’immagine sulla destra.
Appena sopra si nota anche l’Hotel Bell’Arrivo, già attivo e all’avanguardia come struttura ricettiva a Peschiera del Garda.
Al tempo di questa litografia il nord del Garda non era ancora italiano, bensì parte dell’impero Austriaco tanto che, imbarcandosi a Peschiera per Riva, si passava il confine di stato…più o meno dove oggi vi è il confine tra Regione Veneto e Trentino.
Il Ponte San Giovanni, che prende il nome da San Giovanni Nepomuceno, era ancora in legno, come si vede e guardandolo mi viene subito in mente ciò che mi raccontò mio zio Bruno, classe 1909…ovvero il “ponte rosa”.
Proprio da quel ponte allora si usava pescare le Trote Lacustri, calando, tra dicembre e gennaio , le reti e issando poi le Trote direttamente sopra le assi in legno del ponte che si ricoprivano di uova, di colore rosa appunto, delle Trote.
Venivano pescate proprio lì perchè il ponte era nella posizione perfetta per la pesca e perchè proprio dal Canale di Mezzo le Trote passavano per andare a deporre le uova dietro le mura, fino a circa un chilometro a sud dell’attuale Setteponti.
La Trota più grossa si diceva venisse portata in dono direttamente al Re d’Italia, non so se poi effettivamente ci arrivasse al Re, chissà, quello che è certo è che le Trote Lacustri raggiungevano anche dimensioni considerevoli, fino a 15kg con misure di oltre un metro di lunghezza.
Insomma, il bello di queste immagini è che sono evocative, ti fanno immaginare momenti della quotidianità arilicense, ti fanno ripercorrere la memoria, la storia e le nostre tradizioni, sono sempre quindi momenti piacevoli…che mi sembra bello condividere, anche se purtroppo stiamo passando in queste ore momenti davvero “bui”.
Mi ha colpito la prospettiva che l’autore ha sfruttato per realizzare questa veduta, da sopra l’ex cortina Tognon che, dall’attuale bar “Le vecchie Mura” proseguiva parallelamente alla linea interna del porto centrale per arrivare tra quello che è il chiosco davanti il distributore di benzina e l’inizio del Molo Italia della Navigarda.
Li avremo visto un bastione, arrestarsi a Lago, che guardava il Bastione Querini, disegnando un’insenatura che fungeva, almeno fino ai primi anni del 1910, da porto e attracco dei piroscafi e barche a vela per il trasporto materiale, come si vede nell’immagine sulla destra.
Appena sopra si nota anche l’Hotel Bell’Arrivo, già attivo e all’avanguardia come struttura ricettiva a Peschiera del Garda.
Al tempo di questa litografia il nord del Garda non era ancora italiano, bensì parte dell’impero Austriaco tanto che, imbarcandosi a Peschiera per Riva, si passava il confine di stato…più o meno dove oggi vi è il confine tra Regione Veneto e Trentino.
Il Ponte San Giovanni, che prende il nome da San Giovanni Nepomuceno, era ancora in legno, come si vede e guardandolo mi viene subito in mente ciò che mi raccontò mio zio Bruno, classe 1909…ovvero il “ponte rosa”.
Proprio da quel ponte allora si usava pescare le Trote Lacustri, calando, tra dicembre e gennaio , le reti e issando poi le Trote direttamente sopra le assi in legno del ponte che si ricoprivano di uova, di colore rosa appunto, delle Trote.
Venivano pescate proprio lì perchè il ponte era nella posizione perfetta per la pesca e perchè proprio dal Canale di Mezzo le Trote passavano per andare a deporre le uova dietro le mura, fino a circa un chilometro a sud dell’attuale Setteponti.
La Trota più grossa si diceva venisse portata in dono direttamente al Re d’Italia, non so se poi effettivamente ci arrivasse al Re, chissà, quello che è certo è che le Trote Lacustri raggiungevano anche dimensioni considerevoli, fino a 15kg con misure di oltre un metro di lunghezza.
Insomma, il bello di queste immagini è che sono evocative, ti fanno immaginare momenti della quotidianità arilicense, ti fanno ripercorrere la memoria, la storia e le nostre tradizioni, sono sempre quindi momenti piacevoli…che mi sembra bello condividere, anche se purtroppo stiamo passando in queste ore momenti davvero “bui”.