1982-Il ripopolamento del Persico Reale nel Garda
L’idea di scrivere questo articolo mi è venuta dalle foto che ho allegato, che vi invito a vedere e leggerne le didascalie, riprese dal libro dell’ittiologo Enzo Oppi: “Ricerche sui pesci del Lago di Garda”.
Perchè sono necessarie le immissioni ittiche?
Una esigenza, quella delle immissioni, divenuta necessaria praticamente per tutti i corsi d’acqua, nata dalla consapevolezza di dover provvedere a riequilibrare la presenza ittica rispetto il prelievo e per compensare le modifiche dell’habitat.
Diciamo che sarebbe bello non averne bisogno, né delle immissione né degli stabilimenti ittiogenici, ma ci sono vari fattori che rendono necessarie ancora varie azioni di questo tipo, per una questione di “bilancio”.
Infatti il bilancio, positivo/negativo della presenza di pesci, in relazione quindi a ciò che entra (nato o immesso) rispetto ciò che esce dal Lago o che non si riproduce, è sempre stato un argomento sentito e molto considerato, sin da quando il Garda rappresentava un’insostituibile fonte di sostentamento economico e alimentare.
Il prelievo intensivo di pesce, generato dalla grande richiesta di mercato, è stato il primo fattore che già nell’ottocento ha richiesto la costruzione e la messa in funzione degli stabilimenti ittiogenici sul Lago di Garda.
Questa esigenza è ancora attuale in quanto se da una parte il numero dei pescatori di professione è probabilmente diminuito rispetto il passato, dall’altra è sicuramente aumentata la capacità di cattura di quelli rimasti, vuoi per l’ausilio di reti e materiali più performanti, in aggiunta al sicuro aumento del numero dei pescatori sportivi.
Inoltre, in questa situazione di bilancio, si aggiungono anche fattori che più volte ho trattato nei miei articoli, che hanno determinato un calo demografico per molte specie e in taluni casi, un aumento per altre…non autoctone.
A parte qualche “strana” immissione fatta nel Garda nei decenni passati, come nel caso del Salmone Argentato americano, dell’Amur o del Cefalo, la tendenza risulta sempre la stessa da parte di tutti gli “attori” che operano sul Lago…cercare di mantenere presenti le specie ittiche.
In realtà dei dati certi sulla biomassa ittica oggi non ne abbiamo, ci sono stime riferite ad anni fa, ricavate principalmente sulla media del pescato annuale dei pescatori di professione della cooperativa di Garda, quindi certo dati oggettivi, ma non chiarificatori della reale quantità e distribuzione.
Le foto allegate a questo articolo riportano le fasi salienti di una campagna di ripopolamento del Persico Reale, che a fine anni ’70 era andato in contro ad un drastico calo delle presenza.
Infatti da una pesca nel dopo guerra, tra il 1953 e il 1957, che si attestava tra 147 e 335 quintali annui, il pescato cominciò poi a calare verso i primi anni ’70, con il culmine del calo tra il 1979 e 1981 con meno di 10 quintali presi.
Si decise così, a livello interregionale e provinciale, di “trapiantare” le uova di Persico dalla diga del lago di Valvestino nel Garda, agganciandole ad apposite legnaie collocate sul fondali vicino a Bardolino, al Pal del Vò e a Toscolano Maderno, grazie al lavoro di FIPS – Fipsas Federazione Italiana Pesca Sportiva Attività Subacquee Nuoto Pinnato e dei suoi subacquei.
Con un lavoro di coordinamento l’obiettivo fu raggiunto il 25 maggio del 1982 e la presenza del Persico ebbe modo così di risalire velocemente sul Garda, come dimostrato da successive verifiche annuali, restano poi negli anni pressochè costante.
E’ quanto mai auspicabile attuare forme di immissioni, ripopolamenti scientificamente validati, ma soprattutto è la gestione dell’habitat che necessita di solide basi scientifiche, come tali validate e verificabili, tanto nell’immediato quanto in futuro.
Conoscere l’ittiofauna e la storia della pescicoltura è un percorso di conoscenza davvero interessante e stimolante, auspico che possa interessare sempre più persone evolvendo scientificamente, sempre mantenendo solide radici nell’identità e nella storia gardesana.
Perchè sono necessarie le immissioni ittiche?
Una esigenza, quella delle immissioni, divenuta necessaria praticamente per tutti i corsi d’acqua, nata dalla consapevolezza di dover provvedere a riequilibrare la presenza ittica rispetto il prelievo e per compensare le modifiche dell’habitat.
Diciamo che sarebbe bello non averne bisogno, né delle immissione né degli stabilimenti ittiogenici, ma ci sono vari fattori che rendono necessarie ancora varie azioni di questo tipo, per una questione di “bilancio”.
Infatti il bilancio, positivo/negativo della presenza di pesci, in relazione quindi a ciò che entra (nato o immesso) rispetto ciò che esce dal Lago o che non si riproduce, è sempre stato un argomento sentito e molto considerato, sin da quando il Garda rappresentava un’insostituibile fonte di sostentamento economico e alimentare.
Il prelievo intensivo di pesce, generato dalla grande richiesta di mercato, è stato il primo fattore che già nell’ottocento ha richiesto la costruzione e la messa in funzione degli stabilimenti ittiogenici sul Lago di Garda.
Questa esigenza è ancora attuale in quanto se da una parte il numero dei pescatori di professione è probabilmente diminuito rispetto il passato, dall’altra è sicuramente aumentata la capacità di cattura di quelli rimasti, vuoi per l’ausilio di reti e materiali più performanti, in aggiunta al sicuro aumento del numero dei pescatori sportivi.
Inoltre, in questa situazione di bilancio, si aggiungono anche fattori che più volte ho trattato nei miei articoli, che hanno determinato un calo demografico per molte specie e in taluni casi, un aumento per altre…non autoctone.
A parte qualche “strana” immissione fatta nel Garda nei decenni passati, come nel caso del Salmone Argentato americano, dell’Amur o del Cefalo, la tendenza risulta sempre la stessa da parte di tutti gli “attori” che operano sul Lago…cercare di mantenere presenti le specie ittiche.
In realtà dei dati certi sulla biomassa ittica oggi non ne abbiamo, ci sono stime riferite ad anni fa, ricavate principalmente sulla media del pescato annuale dei pescatori di professione della cooperativa di Garda, quindi certo dati oggettivi, ma non chiarificatori della reale quantità e distribuzione.
Le foto allegate a questo articolo riportano le fasi salienti di una campagna di ripopolamento del Persico Reale, che a fine anni ’70 era andato in contro ad un drastico calo delle presenza.
Infatti da una pesca nel dopo guerra, tra il 1953 e il 1957, che si attestava tra 147 e 335 quintali annui, il pescato cominciò poi a calare verso i primi anni ’70, con il culmine del calo tra il 1979 e 1981 con meno di 10 quintali presi.
Si decise così, a livello interregionale e provinciale, di “trapiantare” le uova di Persico dalla diga del lago di Valvestino nel Garda, agganciandole ad apposite legnaie collocate sul fondali vicino a Bardolino, al Pal del Vò e a Toscolano Maderno, grazie al lavoro di FIPS – Fipsas Federazione Italiana Pesca Sportiva Attività Subacquee Nuoto Pinnato e dei suoi subacquei.
Con un lavoro di coordinamento l’obiettivo fu raggiunto il 25 maggio del 1982 e la presenza del Persico ebbe modo così di risalire velocemente sul Garda, come dimostrato da successive verifiche annuali, restano poi negli anni pressochè costante.
E’ quanto mai auspicabile attuare forme di immissioni, ripopolamenti scientificamente validati, ma soprattutto è la gestione dell’habitat che necessita di solide basi scientifiche, come tali validate e verificabili, tanto nell’immediato quanto in futuro.
Conoscere l’ittiofauna e la storia della pescicoltura è un percorso di conoscenza davvero interessante e stimolante, auspico che possa interessare sempre più persone evolvendo scientificamente, sempre mantenendo solide radici nell’identità e nella storia gardesana.