Verso il marchio d’eccellenza del pescato gardesano. Parte II
Ogni comunità porta con sè un legame con il proprio territorio e le proprie tradizioni…nei tempi moderni questo legame in molti contesti si è interrotto o è stato dimenticato, salvo poi cercare di recuperarlo per la voglia e la curiosità di ritrovare le proprie origini ed identità.
Sono infatti proprio le tradizioni e le “origini” oggi a rappresentare un valore in un mercato turistico sempre più alla ricerca di unicità ed esperienze legate al territorio, quello che viene descritto come “turismo esperienziale”.
Come non capire la grandi potenzialità inespresse che abbiamo sul nostro Lago? e quindi il valore futuro dell’ittiofauna e dell’ambiente in questo contesto?
In un mercato turistico globale e molto competitivo si deve certamente valorizzare tutto, ma soprattutto ciò che ha una storia da raccontare…che di fatto ci rende unici e ci identifica.Se saranno soddisfatte determinate condizioni il valore del pescato gardesano potrebbe rivelarsi un asset strategico per habitat e turismo.
Una delle condizioni per il cambiamento è la proposta di creare un marchio di qualità/eccellenza per il pesce del Garda…un’idea ipotizzata 40 anni fa dell’ittiologo Enzo Oppi.
Fu lui che negli anni ’80, dopo gli studi che portarono alla pubblicazione postuma del suo libro: “Ricerche sui pesci del Lago di Garda”, vedendo chiaramente il declino dell’ittiofauna gardesana, auspicò l’istituzione di un marchio di qualità del pescato, proprio per riconsegnare valore e dignità ad un settore, quello della pesca, che vedeva derivare verso un futuro incerto.
A quarant’anni di distanza la sua proposta resta più che valida trovando, a mio parere, anche una più ampia applicazione.
La qualità delle acque del Lago di Garda rispetto gli anni ’80 è infatti migliorata, questo grazie all’entrata in funzione del collettore e depuratore.
Tra i grandi laghi sub alpini italiani il Garda versa nelle condizioni migliori e in questo contesto, con il nuovo “trend” del turismo sostenibile, la proposta di Enzo Oppi trova a mio modo di vedere l’assist perfetto.
Che valore dovrebbe e potrebbe avere un pesce che vive e cresce in acque pulite, non di allevamento (quindi senza mangimi e antibiotici), pescato attraverso un disciplinare di tutela e valorizzazione?
Questi sono, di massima, i fondamenti del marchio di qualità/eccellenza.
Se pensate che questa proposta sia destinata solo ad uno fine commerciale…vi posso assicurare che non è così.
Se il pesce del Garda potesse godere di un certificazione qualitativa, i motivi li ho spiegati anche nell’articolo allegato al link sotto, aumenterebbe il suo valore economico e con i giusti disciplinari di tutela anche le quote e modalità di pesca sarebbero riviste a ragion veduta, a tutto vantaggio dell’ambiente.
Questo garantirebbe da un lato i pescatori di professione, che certamente godrebbero di un maggior introito economico a fronte di un minor sforzo di prelievo e dall’altro lato, il minor sforzo di prelievo garantirebbe una maggior facilità nel “recuperare” biomassa ittica dove mancante, aumentando le “pezzature”, le frega naturale, ecc…lavorando necessariamente anche sul recupero di specie oggi non più disponibili alla pesca, quando un tempo lo erano.
Si aprirebbero scenari interessanti anche nel turismo, sulla promozione e valorizzazione della vera gastronomia a Km/zero, che andrebbe finalmente di pari passo con l’olio EVO del Garda e i vini Lugana DOC, Bardolino e Valtenesi, chiudendo il cerchio.
A me piace la storia, chi di voi segue i miei articoli credo proprio se ne sia reso conto, ma mi piace ancora di più darle un senso, contestualizzandola al presente come “guida” per il futuro.
Ecco che tutta la storia, gli aneddoti, le curiosità che fin ora ho raccontato insieme alla comprensione dell’habitat ed ittiofauna e quindi della cultura dell’acqua, penso possano tracciare una bella progettualità futura per il Garda e un background completo per contestualizzre la valorizzazione del territorio, anche attraverso le sue eccellenze, partendo tra le altre cose anche dall’idea auspicata da Enzo Oppi.
Per me la grande strategia futura per il Lago di Garda sarà legare la tutela dell’habitat al turismo, all’ittiofauna ed enogastronomia a Km/zero, in sinergia con le grandi opere come il nuovo collettore e le ciclabili che, forti di ingenti investimenti, consapevoli magari degli “errori” passati, hanno l’occasione di migliorare a 360° il territorio con azioni di rinaturalizzazione.
Sento parlare da anni di valorizzare le “eccellenze del territorio”…la storia del Lago di Garda ci dice a chiare lettere che la pesca, l’habitat e l’ittiofauna lo erano…RIPRENDIAMOCELE!
La strada è certamente lunga…ma per arrivare bisogna pur partire.
Sono infatti proprio le tradizioni e le “origini” oggi a rappresentare un valore in un mercato turistico sempre più alla ricerca di unicità ed esperienze legate al territorio, quello che viene descritto come “turismo esperienziale”.
Come non capire la grandi potenzialità inespresse che abbiamo sul nostro Lago? e quindi il valore futuro dell’ittiofauna e dell’ambiente in questo contesto?
In un mercato turistico globale e molto competitivo si deve certamente valorizzare tutto, ma soprattutto ciò che ha una storia da raccontare…che di fatto ci rende unici e ci identifica.Se saranno soddisfatte determinate condizioni il valore del pescato gardesano potrebbe rivelarsi un asset strategico per habitat e turismo.
Una delle condizioni per il cambiamento è la proposta di creare un marchio di qualità/eccellenza per il pesce del Garda…un’idea ipotizzata 40 anni fa dell’ittiologo Enzo Oppi.
Fu lui che negli anni ’80, dopo gli studi che portarono alla pubblicazione postuma del suo libro: “Ricerche sui pesci del Lago di Garda”, vedendo chiaramente il declino dell’ittiofauna gardesana, auspicò l’istituzione di un marchio di qualità del pescato, proprio per riconsegnare valore e dignità ad un settore, quello della pesca, che vedeva derivare verso un futuro incerto.
A quarant’anni di distanza la sua proposta resta più che valida trovando, a mio parere, anche una più ampia applicazione.
La qualità delle acque del Lago di Garda rispetto gli anni ’80 è infatti migliorata, questo grazie all’entrata in funzione del collettore e depuratore.
Tra i grandi laghi sub alpini italiani il Garda versa nelle condizioni migliori e in questo contesto, con il nuovo “trend” del turismo sostenibile, la proposta di Enzo Oppi trova a mio modo di vedere l’assist perfetto.
Che valore dovrebbe e potrebbe avere un pesce che vive e cresce in acque pulite, non di allevamento (quindi senza mangimi e antibiotici), pescato attraverso un disciplinare di tutela e valorizzazione?
Questi sono, di massima, i fondamenti del marchio di qualità/eccellenza.
Se pensate che questa proposta sia destinata solo ad uno fine commerciale…vi posso assicurare che non è così.
Se il pesce del Garda potesse godere di un certificazione qualitativa, i motivi li ho spiegati anche nell’articolo allegato al link sotto, aumenterebbe il suo valore economico e con i giusti disciplinari di tutela anche le quote e modalità di pesca sarebbero riviste a ragion veduta, a tutto vantaggio dell’ambiente.
Questo garantirebbe da un lato i pescatori di professione, che certamente godrebbero di un maggior introito economico a fronte di un minor sforzo di prelievo e dall’altro lato, il minor sforzo di prelievo garantirebbe una maggior facilità nel “recuperare” biomassa ittica dove mancante, aumentando le “pezzature”, le frega naturale, ecc…lavorando necessariamente anche sul recupero di specie oggi non più disponibili alla pesca, quando un tempo lo erano.
Si aprirebbero scenari interessanti anche nel turismo, sulla promozione e valorizzazione della vera gastronomia a Km/zero, che andrebbe finalmente di pari passo con l’olio EVO del Garda e i vini Lugana DOC, Bardolino e Valtenesi, chiudendo il cerchio.
A me piace la storia, chi di voi segue i miei articoli credo proprio se ne sia reso conto, ma mi piace ancora di più darle un senso, contestualizzandola al presente come “guida” per il futuro.
Ecco che tutta la storia, gli aneddoti, le curiosità che fin ora ho raccontato insieme alla comprensione dell’habitat ed ittiofauna e quindi della cultura dell’acqua, penso possano tracciare una bella progettualità futura per il Garda e un background completo per contestualizzre la valorizzazione del territorio, anche attraverso le sue eccellenze, partendo tra le altre cose anche dall’idea auspicata da Enzo Oppi.
Per me la grande strategia futura per il Lago di Garda sarà legare la tutela dell’habitat al turismo, all’ittiofauna ed enogastronomia a Km/zero, in sinergia con le grandi opere come il nuovo collettore e le ciclabili che, forti di ingenti investimenti, consapevoli magari degli “errori” passati, hanno l’occasione di migliorare a 360° il territorio con azioni di rinaturalizzazione.
Sento parlare da anni di valorizzare le “eccellenze del territorio”…la storia del Lago di Garda ci dice a chiare lettere che la pesca, l’habitat e l’ittiofauna lo erano…RIPRENDIAMOCELE!
La strada è certamente lunga…ma per arrivare bisogna pur partire.