14 giugno 1986, l’evoluzione del Lago di Garda
In questi giorni sono andato a ripescarmi una parte degli atti del convegno nazionale del 14 giugno del 1986, tenutosi a Garda, dal titolo “Il Lago di Garda, tra incremento turistico e conservazione ambientale”, in cui il prof. Enzo Oppi, fece il punto su determinate questioni legate all’equilibrio dell’ittiofauna del Lago di Garda.
É un po’ lungo il testo…ma é il minimo per riportare alcuni concetti e ragionamenti.
In estrema sintesti Oppi, tra le tante osservazioni fatte, fece un parallelismo importante tra i grandi laghi italiani, in relazione alla presenza di biomassa ittica in rapporto allo stato eutrofico delle acque.
Il Garda, allora come oggi, era in una situazione “qualitativa” nettamente migliore rispetto gli altri laghi come il Maggiore, Como e il Lugano, in merito all’accumulo di sali nutritivi disciolti, che determinano il processo di eutrofizzazione e quindi, data la qualità delle acque gardesane, comunque catalogate da poco come oligo-mesotrofiche, ci si sarebbe aspettato una certa “produzione” anche di pesce, soprattutto di quello pregiato.
Ma questo non era ciò che i dati indicavano per il Garda, anzi, nel Verbano (Lago Maggiore), come nel Como per esempio, laghi con situazioni trofiche molto più pesanti, i Coregoni e Bondelle erano pescati (in tonnellate) tre volte tanto rispetto il Garda.
Come mai?
Sono tanti i fattori che adesso non riporto, ma a cui dedicherò un prossimo approfondimento, comunque la risposta fu che allora il Garda era il Lago in cui la pesca di professione, rispetto altrove, veniva praticata in modo più “indiscriminato” a danno delle sole specie di pregio ovviamente: Carpione, Trota Lacustre, Lavarello, ecc…
Per esempio sul Garda si usavano reti con “filati”, ovvero fili di nylon con spessore da 0,10 / 0,12 mm quando, per la loro eccessiva pescosità, non erano permessi negli altri laghi.
Inoltre le maglie delle reti (la larghezza dei fori per capirci) non erano spesso in relazione alla taglia minima del pesce da catturare e ciò non consentiva né il raggiungimento della maturità sessuale, né conseguentemente la riproduzione, perchè catturato troppo presto, con ovvie ricadute sull’incremento numerico.
Infine il periodo di fermo pesca a volte non esisteva, a volte non corrispondeva a quello reale o talvolta, quando presente, non era sufficientemente protratto.
Si evidenziò quindi come il Lago di Garda avesse un problema non tanto di compromissione del suo habitat, ma di pesca “fuori controllo”.
Quindi perchè questo sguardo indietro nel tempo, ripescando questi lavori e pubblicazioni?
Per ribadire l’importanza e il grande lavoro svolto l’inverno e la primavera scorsa da tutte la associazioni di pesca sportive che gravitano sul Garda, Unione Pescatori Sportivi del Garda , UPBS Unione Pescatori Bresciani , FIPSAS sez.Verona, Bass Europe, Ass. it. Guide Professionali di Pesca, A.S.D Tirlindana Basso Garda, Ass. Pescatori Basso Sarca, insieme ad alcuni pescatori di professione.
Un lavoro coordinato dalla Comunità del Garda, svolto per dotare il Benaco di un nuovo regolamento di pesca al passo con i tempi, caratterizzato anche da importanti novità come: tesserino segnacatture, nuove quote di cattura e studio della biomassa, tra le tante…
Un lavoro che attende ancora una risposta dalle regioni e prov.autonoma a cui è stato prontamente consegnato ufficialmente.
Sarebbe importante accellerare i tempi in quanto, come visto sopra, i regolameti di pesca sono ottimi strumenti per recuperare biomassa ittica, per salvaguardare le specie e monitorarle insieme all’habitat.
Si potrebbe anche pensare…basta non pescare e finita li ?! Non è proprio così.
I pescatori professionisti soprattutto, ma anche molti sportivi che esercitano al pari dei professionisti con passione e amore per il Lago, sono sentinelle importantissime dello suo stato di salute, conoscono molti suoi aspetti e riescono ad interpretare cambiamenti e situazioni potenzialmente pericolose, spesso in anticipo, in quanto il Lago lo vivono tutti i giorni.
Questo Enzo Oppi lo sapeva bene, così come lo sapeva Floreste Malfer 50 anni prima di Oppi e Ivano Confortini 70 anni dopo il Malfer.
Entrambi infatti hanno scritto importanti testi di ittiologia gardesana basandosi molto anche sui dati della pesca, stando a contatto con i pescatori e se letti con una linea temporale, integrandoli con approfondimenti storici e tecnici, riescono a dipingere un andamento evolutivo del Garda, in linea di massima, abbastanza chiaro e illuminante…ma anche preoccupante da un certo punto di vista.
Il Prof. Oppi auspicava alcune cose per il Garda, prima purtroppo di venire a mancare così prematuramente, ovvero: – un sistema di depurazione e collettamento dei reflui fognari, ai suoi tempi ancora non esistente.
– un regolamento di pesca e ripopolamenti ittici al passo con i tempi e le evidenze scientifiche.
– una scala di rimonta per le Anguille dall’Edificio Regolatore (diga di Salionze) visto che allora era dimostrata l’esistenza ancora di una risalita naturale.
– salvare le ultime zone di canneto e zone naturali rimaste.
– l’istituzione di un marchio di qualità del pescato gardesano.
Questi principalmente i punti su cui si concentrava e devo dire che, con l’istituzione di zone SIC, il sistema di collettamento e depurazione (ora in rifacimento), le nuove e lungimiranti proposte fatte per il regolamento di pesca, il ripristino in opera dello stabilimento ittiogenico di Bardolino, l’ottimo stabilimento di Desenzano, il progetto per quello di Peschiera con la ricostruzione delle zone di frega e l’importante Contratto di Lago siglato nel 2019…oggi probabilmente il professore avrebbe visto soddisfatti alcuni suoi obiettivi.
Certo oggi, rispetto i dati in suo possesso, ci sono ulteriori fattori di squilibrio come le specie alloctone invasive (aliene), presenti anche ai suoi tempi ma non classificate chiaramente come oggi, l’evoluzione della pressione turistica, la pressione antropica decisamente aumentata e i cambiamenti climatici, soprattutto legati all’aumento delle temperature dell’acqua.
Lo “scacchiere” è diventato probabilmente molto più affollato e complesso.
Senza polemica, ma oggi la politica dovrebbe guardare al Garda non solo quando in campagna elettorale, dovrebbe guardarlo anche sotto la sua superficie e farlo con molta molta attenzione, investendo le giuste risorse economiche perchè la qualità delle sue acque, il suo habitat e la sua ittiofauna sono, per chi non l’avesse ancora capito, la faccia della stessa medaglia.
Penso che l’esempio di quest’estate debba far comprendere a tutti quanto sia e sarà strategico il Lago di Garda in futuro.
A buon intenditor…
In foto i tre testi citati nel’articolo, da sinistra a destra in linea temporale: “Il Benaco” di Floreste Malfer 1927, “Ricerche sui pesci del Lago di Garda” di Enzo Oppi 1989 e “L’ittiofauna del Lago di Garda” di Ivano Confortini 1995.
É un po’ lungo il testo…ma é il minimo per riportare alcuni concetti e ragionamenti.
In estrema sintesti Oppi, tra le tante osservazioni fatte, fece un parallelismo importante tra i grandi laghi italiani, in relazione alla presenza di biomassa ittica in rapporto allo stato eutrofico delle acque.
Il Garda, allora come oggi, era in una situazione “qualitativa” nettamente migliore rispetto gli altri laghi come il Maggiore, Como e il Lugano, in merito all’accumulo di sali nutritivi disciolti, che determinano il processo di eutrofizzazione e quindi, data la qualità delle acque gardesane, comunque catalogate da poco come oligo-mesotrofiche, ci si sarebbe aspettato una certa “produzione” anche di pesce, soprattutto di quello pregiato.
Ma questo non era ciò che i dati indicavano per il Garda, anzi, nel Verbano (Lago Maggiore), come nel Como per esempio, laghi con situazioni trofiche molto più pesanti, i Coregoni e Bondelle erano pescati (in tonnellate) tre volte tanto rispetto il Garda.
Come mai?
Sono tanti i fattori che adesso non riporto, ma a cui dedicherò un prossimo approfondimento, comunque la risposta fu che allora il Garda era il Lago in cui la pesca di professione, rispetto altrove, veniva praticata in modo più “indiscriminato” a danno delle sole specie di pregio ovviamente: Carpione, Trota Lacustre, Lavarello, ecc…
Per esempio sul Garda si usavano reti con “filati”, ovvero fili di nylon con spessore da 0,10 / 0,12 mm quando, per la loro eccessiva pescosità, non erano permessi negli altri laghi.
Inoltre le maglie delle reti (la larghezza dei fori per capirci) non erano spesso in relazione alla taglia minima del pesce da catturare e ciò non consentiva né il raggiungimento della maturità sessuale, né conseguentemente la riproduzione, perchè catturato troppo presto, con ovvie ricadute sull’incremento numerico.
Infine il periodo di fermo pesca a volte non esisteva, a volte non corrispondeva a quello reale o talvolta, quando presente, non era sufficientemente protratto.
Si evidenziò quindi come il Lago di Garda avesse un problema non tanto di compromissione del suo habitat, ma di pesca “fuori controllo”.
Quindi perchè questo sguardo indietro nel tempo, ripescando questi lavori e pubblicazioni?
Per ribadire l’importanza e il grande lavoro svolto l’inverno e la primavera scorsa da tutte la associazioni di pesca sportive che gravitano sul Garda, Unione Pescatori Sportivi del Garda , UPBS Unione Pescatori Bresciani , FIPSAS sez.Verona, Bass Europe, Ass. it. Guide Professionali di Pesca, A.S.D Tirlindana Basso Garda, Ass. Pescatori Basso Sarca, insieme ad alcuni pescatori di professione.
Un lavoro coordinato dalla Comunità del Garda, svolto per dotare il Benaco di un nuovo regolamento di pesca al passo con i tempi, caratterizzato anche da importanti novità come: tesserino segnacatture, nuove quote di cattura e studio della biomassa, tra le tante…
Un lavoro che attende ancora una risposta dalle regioni e prov.autonoma a cui è stato prontamente consegnato ufficialmente.
Sarebbe importante accellerare i tempi in quanto, come visto sopra, i regolameti di pesca sono ottimi strumenti per recuperare biomassa ittica, per salvaguardare le specie e monitorarle insieme all’habitat.
Si potrebbe anche pensare…basta non pescare e finita li ?! Non è proprio così.
I pescatori professionisti soprattutto, ma anche molti sportivi che esercitano al pari dei professionisti con passione e amore per il Lago, sono sentinelle importantissime dello suo stato di salute, conoscono molti suoi aspetti e riescono ad interpretare cambiamenti e situazioni potenzialmente pericolose, spesso in anticipo, in quanto il Lago lo vivono tutti i giorni.
Questo Enzo Oppi lo sapeva bene, così come lo sapeva Floreste Malfer 50 anni prima di Oppi e Ivano Confortini 70 anni dopo il Malfer.
Entrambi infatti hanno scritto importanti testi di ittiologia gardesana basandosi molto anche sui dati della pesca, stando a contatto con i pescatori e se letti con una linea temporale, integrandoli con approfondimenti storici e tecnici, riescono a dipingere un andamento evolutivo del Garda, in linea di massima, abbastanza chiaro e illuminante…ma anche preoccupante da un certo punto di vista.
Il Prof. Oppi auspicava alcune cose per il Garda, prima purtroppo di venire a mancare così prematuramente, ovvero: – un sistema di depurazione e collettamento dei reflui fognari, ai suoi tempi ancora non esistente.
– un regolamento di pesca e ripopolamenti ittici al passo con i tempi e le evidenze scientifiche.
– una scala di rimonta per le Anguille dall’Edificio Regolatore (diga di Salionze) visto che allora era dimostrata l’esistenza ancora di una risalita naturale.
– salvare le ultime zone di canneto e zone naturali rimaste.
– l’istituzione di un marchio di qualità del pescato gardesano.
Questi principalmente i punti su cui si concentrava e devo dire che, con l’istituzione di zone SIC, il sistema di collettamento e depurazione (ora in rifacimento), le nuove e lungimiranti proposte fatte per il regolamento di pesca, il ripristino in opera dello stabilimento ittiogenico di Bardolino, l’ottimo stabilimento di Desenzano, il progetto per quello di Peschiera con la ricostruzione delle zone di frega e l’importante Contratto di Lago siglato nel 2019…oggi probabilmente il professore avrebbe visto soddisfatti alcuni suoi obiettivi.
Certo oggi, rispetto i dati in suo possesso, ci sono ulteriori fattori di squilibrio come le specie alloctone invasive (aliene), presenti anche ai suoi tempi ma non classificate chiaramente come oggi, l’evoluzione della pressione turistica, la pressione antropica decisamente aumentata e i cambiamenti climatici, soprattutto legati all’aumento delle temperature dell’acqua.
Lo “scacchiere” è diventato probabilmente molto più affollato e complesso.
Senza polemica, ma oggi la politica dovrebbe guardare al Garda non solo quando in campagna elettorale, dovrebbe guardarlo anche sotto la sua superficie e farlo con molta molta attenzione, investendo le giuste risorse economiche perchè la qualità delle sue acque, il suo habitat e la sua ittiofauna sono, per chi non l’avesse ancora capito, la faccia della stessa medaglia.
Penso che l’esempio di quest’estate debba far comprendere a tutti quanto sia e sarà strategico il Lago di Garda in futuro.
A buon intenditor…
In foto i tre testi citati nel’articolo, da sinistra a destra in linea temporale: “Il Benaco” di Floreste Malfer 1927, “Ricerche sui pesci del Lago di Garda” di Enzo Oppi 1989 e “L’ittiofauna del Lago di Garda” di Ivano Confortini 1995.