Pax Tibi Marce…
PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS.
“Pace a te Marco mio evangelista”…sono queste le parole scolpite nel libro tenuto aperto dalla zampa dal Leone di San Marco, simbolo della Serenissima Repubblica di Venezia.
A Peschiera del Garda, dopo la caduta della Serenissima, nel 1797 e il successivo editto napoleonico che decretò la distruzione di detti simboli, dei sei probabilmente presenti sulle mura della città, non ne rimase di fatto uno integro.
Addirittura, in alcuni casi, non ne rimase traccia alcuna.
Il motivo?
Semplice: “cancellare”, almeno questo era l’intento, la Serenissima dalla storia…
Ma la storia, comoda o scomoda che sia, può essere magari nascosta, distorta o raccontata a proprio favore, ma non si può cancellare.
Queste in foto sono le immagini dei resti del leone marciano di Peschiera del Garda, uno dei tanti collocati (probabilmente erano sette), da metà del XVI sec, durante la costruzione delle mura veneziane.
Anch’esso, come gli altri del resto, ha subito gli effetti dell’editto napoleonico…ma non per questo ha perso la sua “voce”.
Quali caratteristiche ha questo leone rispetto gli altri di Peschiera?
Per prima cosa sorgeva all’estremità della cortina Tognon…che chiudeva, fronte lago, l’attuale parcheggio del porto.
Per capirci meglio, questo tratto della fortezza partiva tra il bar Le vecchie Mura e il Piccolo Mondo, per arrivare circa tra il distributore di beniza e l’inzio del pontile Navigarda, formando l’ingresso dell’antico porto. (ved.foto allegata).
Questa parte di cinta muraria fu demolita ad inizio ‘900, per “dare aria nuova” alla città, liberandola dalla morsa della fortezza, che la teneva soffocata e chiusa alle “novità” del nuovo secolo.
Almeno questo è quello che immagino fosse il pensiero in voga allora, quando se ne decise la demolizione.
Inoltre, rispetto gli altri leoni ricavati da blocchi di Biancone di Verona, questo è stato scolpito da un blocco di Bronzetto, un particolare tipo di Bronzetto che, a detta degli esperti che lo hanno analizzato, pare sia abbastanza raro nelle cave in zona.
In aggiunta, rispetto i restanti leoni marciani della fortezza di Peschiera del Garda, questo ha la base ancora perfettamente integra.
Grazie a questa probabile disattenzione degli scalpellini che, nel 1797, ricevettero l’ordine di distruggerlo, abbiamo la possibilità di vedere come le zampe posteriori del leone posino sull’acqua (linee ondulate a sinistra) e le anteriori sulla terra ferma (destra).
Questa era una comunicazione simbolica della grandezza di Venezia…in quanto indicava che i possedimenti della Serenissima poggiavano sia sullo “stato da mar”, ovvero il dominio del mare, che sullo “stato da tera”, ovvero il dominio di terraferma…di cui Peschiera del Garda faceva in effetti parte.
Inoltre, parte del libro, quasi un’intera pagina, è rimasta integra e si riesce ancora a leggerne il testo, con cui ho iniziato questo post.
Mi rendo conto che, a prima vista, questi resti non dicano molto ma, ed è questo che mi affascina a dir il vero, testimoniano piuttosto che la storia non si può cancellare.
La storia non sopravvive solo nei simboli, ma anche nelle opere d’arte, nelle infrastrutture e soprattutto nella cultura, scritta e non.
Se potete prendetevi 10 minuti di tempo e sedetevi o appoggiatevi alla ringhiera lungo il Canale di Mezzo a Peschiera, lato piazzetta San Marco.
Immaginate quindi di tornare indietro all’Età del Bronzo (+/- 3500 anni fa).
Lungo il canale, che ricalca più o meno il decorso originario del Fiume Mincio, avremo visto una ricca rete di palafitte e genti, le cui testimonianze sono ancora in parte sotto i nostri piedi, come nei musei di Verona e Vienna.
Ed ora un salto in avanti nel tempo…voltando indietro la testa avremo visto, nel periodo romano, la Via Gallica passare più o meno lungo via Dante e via Rocca, dove la gente passeggia ancora oggi.
Successivamente avremo visto alte e “sottili” mura medioevali, con i loro merletti, intorno a noi.
Guardando a sud, alla destra dell’attuale Ponte dei Voltoni, avremo anche visto un’alta torre, il Cavaliere, spiccare all’orizzonte.
Poi, stando sempre nello stesso punto sul Canale di Mezzo, avremo visto sparire quelle mura merlate e la torre, per vedere arrivare il leone alato delle Serenissima, con la fortezza attuale e il Ponte dei Voltoni.
L’arrivo poi dei francesi e austriaci ci avrebbe mostrato, proprio davanti a noi, la demolizione di un quartiere civile in favore d’uno militare e la costruzione del padiglione ufficiali.
Infine, arrivati nel ‘900, avremo visto abbattere la Cortina Tognon, creare nuove strade d’accesso alla città, prosciugare il Canale di Mezzo, ecc…
Questo piccolo viaggio nel tempo serve per rendersi conto di quanta storia, realmente, sia presente a Peschiera del Garda ed io la trovo affascinante.
Ogni cosa successa ha creato le basi di ciò che abbiamo e formato ciò che siamo, questa è la verità.
Come l’acqua nel Canale di Mezzo, la storia scorre sotto i nostri occhi e per questo è sempre degna d’essere ricordata, studiata e imparata…mai cancellata.
“Pace a te Marco mio evangelista”…sono queste le parole scolpite nel libro tenuto aperto dalla zampa dal Leone di San Marco, simbolo della Serenissima Repubblica di Venezia.
A Peschiera del Garda, dopo la caduta della Serenissima, nel 1797 e il successivo editto napoleonico che decretò la distruzione di detti simboli, dei sei probabilmente presenti sulle mura della città, non ne rimase di fatto uno integro.
Addirittura, in alcuni casi, non ne rimase traccia alcuna.
Il motivo?
Semplice: “cancellare”, almeno questo era l’intento, la Serenissima dalla storia…
Ma la storia, comoda o scomoda che sia, può essere magari nascosta, distorta o raccontata a proprio favore, ma non si può cancellare.
Queste in foto sono le immagini dei resti del leone marciano di Peschiera del Garda, uno dei tanti collocati (probabilmente erano sette), da metà del XVI sec, durante la costruzione delle mura veneziane.
Anch’esso, come gli altri del resto, ha subito gli effetti dell’editto napoleonico…ma non per questo ha perso la sua “voce”.
Quali caratteristiche ha questo leone rispetto gli altri di Peschiera?
Per prima cosa sorgeva all’estremità della cortina Tognon…che chiudeva, fronte lago, l’attuale parcheggio del porto.
Per capirci meglio, questo tratto della fortezza partiva tra il bar Le vecchie Mura e il Piccolo Mondo, per arrivare circa tra il distributore di beniza e l’inzio del pontile Navigarda, formando l’ingresso dell’antico porto. (ved.foto allegata).
Questa parte di cinta muraria fu demolita ad inizio ‘900, per “dare aria nuova” alla città, liberandola dalla morsa della fortezza, che la teneva soffocata e chiusa alle “novità” del nuovo secolo.
Almeno questo è quello che immagino fosse il pensiero in voga allora, quando se ne decise la demolizione.
Inoltre, rispetto gli altri leoni ricavati da blocchi di Biancone di Verona, questo è stato scolpito da un blocco di Bronzetto, un particolare tipo di Bronzetto che, a detta degli esperti che lo hanno analizzato, pare sia abbastanza raro nelle cave in zona.
In aggiunta, rispetto i restanti leoni marciani della fortezza di Peschiera del Garda, questo ha la base ancora perfettamente integra.
Grazie a questa probabile disattenzione degli scalpellini che, nel 1797, ricevettero l’ordine di distruggerlo, abbiamo la possibilità di vedere come le zampe posteriori del leone posino sull’acqua (linee ondulate a sinistra) e le anteriori sulla terra ferma (destra).
Questa era una comunicazione simbolica della grandezza di Venezia…in quanto indicava che i possedimenti della Serenissima poggiavano sia sullo “stato da mar”, ovvero il dominio del mare, che sullo “stato da tera”, ovvero il dominio di terraferma…di cui Peschiera del Garda faceva in effetti parte.
Inoltre, parte del libro, quasi un’intera pagina, è rimasta integra e si riesce ancora a leggerne il testo, con cui ho iniziato questo post.
Mi rendo conto che, a prima vista, questi resti non dicano molto ma, ed è questo che mi affascina a dir il vero, testimoniano piuttosto che la storia non si può cancellare.
La storia non sopravvive solo nei simboli, ma anche nelle opere d’arte, nelle infrastrutture e soprattutto nella cultura, scritta e non.
Se potete prendetevi 10 minuti di tempo e sedetevi o appoggiatevi alla ringhiera lungo il Canale di Mezzo a Peschiera, lato piazzetta San Marco.
Immaginate quindi di tornare indietro all’Età del Bronzo (+/- 3500 anni fa).
Lungo il canale, che ricalca più o meno il decorso originario del Fiume Mincio, avremo visto una ricca rete di palafitte e genti, le cui testimonianze sono ancora in parte sotto i nostri piedi, come nei musei di Verona e Vienna.
Ed ora un salto in avanti nel tempo…voltando indietro la testa avremo visto, nel periodo romano, la Via Gallica passare più o meno lungo via Dante e via Rocca, dove la gente passeggia ancora oggi.
Successivamente avremo visto alte e “sottili” mura medioevali, con i loro merletti, intorno a noi.
Guardando a sud, alla destra dell’attuale Ponte dei Voltoni, avremo anche visto un’alta torre, il Cavaliere, spiccare all’orizzonte.
Poi, stando sempre nello stesso punto sul Canale di Mezzo, avremo visto sparire quelle mura merlate e la torre, per vedere arrivare il leone alato delle Serenissima, con la fortezza attuale e il Ponte dei Voltoni.
L’arrivo poi dei francesi e austriaci ci avrebbe mostrato, proprio davanti a noi, la demolizione di un quartiere civile in favore d’uno militare e la costruzione del padiglione ufficiali.
Infine, arrivati nel ‘900, avremo visto abbattere la Cortina Tognon, creare nuove strade d’accesso alla città, prosciugare il Canale di Mezzo, ecc…
Questo piccolo viaggio nel tempo serve per rendersi conto di quanta storia, realmente, sia presente a Peschiera del Garda ed io la trovo affascinante.
Ogni cosa successa ha creato le basi di ciò che abbiamo e formato ciò che siamo, questa è la verità.
Come l’acqua nel Canale di Mezzo, la storia scorre sotto i nostri occhi e per questo è sempre degna d’essere ricordata, studiata e imparata…mai cancellata.