Il Lago di Garda nel ‘700, tra linee di confine e valichi di montagna
Era il 1740 quando Antonino Schiavi realizzò questo disegno topografico del Lago di Garda.
Interessante la linea di confine di allora, tra i domini asburgo-trentini e la Serenissima Repubblica di Venezia (in alto a sinistra della cartina).
Un confine che potremo anche definire “resiliente”, termine che oggi va di moda, in quanto è rimasto praticamente tale attraverso i secoli e i cambiamenti, resistendo tutt’ora, seppur con “funzione” di confine differenti.
Infatti, successivamente al periodo in cui fu realizzata questa cartina, quella linea è diventata demarcazione tra Italia e Impero Asburgico, fino alla Grande Guerra.
Oggi sappiamo tutti essere il confine amministrativo tra Regione Veneto e Trentino.
Il bello è che questa cartina, nelle parti ingrandite, segna i sentieri utilizzati per superare il confine tra gli allora stati.
Come tutti i luoghi di frontiera erano pattugliati, allora come oggi, dalla forze di polizia, in quanto il contrabbando per evitare anche i dazi doganali, era presente, anche attraverso le via d’acqua.
Si nota la traccia del sentiero dopo Nevene verso Nago (nelle foto ingrandite in allegato sotto), che si inerpicava sulle pendici del Baldo.
Questo perchè l’assetto morfologico del territorio, letteralmente a strapiombo sul Garda, ben visibile nella foto 3D allegata presa da Google Earth, non permetteva passaggi, se non attraverso un valico, tra l’altro indicato come vigilato da guardie che prendevano posizone, come scritto: “…doppo liquefatte le nevi”.
L’attuale corso della Gardesana Orientale viene, in questo disegno, rappresentato a tratti, come poco più di un sentiero, nei piccoli lembi di terra disponibili tra il Baldo e il Garda.
Proprio per questa difficoltà di comunicazione molti piccoli borghi sul Garda, da entrambi i lati, rimesero per secoli molto isolati.
Di conseguenza, per ovviare a dette difficoltà, prima della realizzazione della strada Gardesana, vi era un’importante presenza di navi per i trasporti sul Garda, ormeggiate al sicuro nelle darsene naturali che il Lago di Garda offriva.
Per dotare questi territori di una via di comunicazione agevole, si dovette aspettare fino a fine degli anni ’20 del 1900, con la costruzione, in questo caso per la parte Veneta, della Gardesana Orientale, la SR 249, in cui si specchia di fronte la sua gemella, la Gardesana Occidentale.
Da allora il Garda diventò accessibile a tutti e in un certo senso…più piccolo.
Interessante la linea di confine di allora, tra i domini asburgo-trentini e la Serenissima Repubblica di Venezia (in alto a sinistra della cartina).
Un confine che potremo anche definire “resiliente”, termine che oggi va di moda, in quanto è rimasto praticamente tale attraverso i secoli e i cambiamenti, resistendo tutt’ora, seppur con “funzione” di confine differenti.
Infatti, successivamente al periodo in cui fu realizzata questa cartina, quella linea è diventata demarcazione tra Italia e Impero Asburgico, fino alla Grande Guerra.
Oggi sappiamo tutti essere il confine amministrativo tra Regione Veneto e Trentino.
Il bello è che questa cartina, nelle parti ingrandite, segna i sentieri utilizzati per superare il confine tra gli allora stati.
Come tutti i luoghi di frontiera erano pattugliati, allora come oggi, dalla forze di polizia, in quanto il contrabbando per evitare anche i dazi doganali, era presente, anche attraverso le via d’acqua.
Si nota la traccia del sentiero dopo Nevene verso Nago (nelle foto ingrandite in allegato sotto), che si inerpicava sulle pendici del Baldo.
Questo perchè l’assetto morfologico del territorio, letteralmente a strapiombo sul Garda, ben visibile nella foto 3D allegata presa da Google Earth, non permetteva passaggi, se non attraverso un valico, tra l’altro indicato come vigilato da guardie che prendevano posizone, come scritto: “…doppo liquefatte le nevi”.
L’attuale corso della Gardesana Orientale viene, in questo disegno, rappresentato a tratti, come poco più di un sentiero, nei piccoli lembi di terra disponibili tra il Baldo e il Garda.
Proprio per questa difficoltà di comunicazione molti piccoli borghi sul Garda, da entrambi i lati, rimesero per secoli molto isolati.
Di conseguenza, per ovviare a dette difficoltà, prima della realizzazione della strada Gardesana, vi era un’importante presenza di navi per i trasporti sul Garda, ormeggiate al sicuro nelle darsene naturali che il Lago di Garda offriva.
Per dotare questi territori di una via di comunicazione agevole, si dovette aspettare fino a fine degli anni ’20 del 1900, con la costruzione, in questo caso per la parte Veneta, della Gardesana Orientale, la SR 249, in cui si specchia di fronte la sua gemella, la Gardesana Occidentale.
Da allora il Garda diventò accessibile a tutti e in un certo senso…più piccolo.