Lo stato di salute del Fiume Mincio, l’unico emissario del Lago di Garda
Non vi possono essere efficaci investimenti nella sanità in grado di allungare e/o migliorare la qualità della vita senza, in parallelo, altrettanti investimenti atti a migliorare la qualità dell’habitat e dell’ecosistema.
Questa frase, che ho parafrasato, è stata espressa a conclusione della conferenza “Valli del Mincio, il delicato equilibrio” e riassume, a mio modo di vedere, il senso delle risultanze degli studi dell’Università di Parma, nell’ambito del progetto per la definizione del deflusso ecologico del fiume Mincio.
E’ stato l’ente Parco del Mincio a commissionare tali studi, specifici per il tratto compreso tra Pozzolo, lungo il Mincio naturale fino al Lago Superiore di Mantova, al fine di determinare il corretto deflusso ecologico e contestualmente verificare anche lo stato di salute del corpo idrico.
La relazione, esposta il 12 dicembre scorso, nella bellissima sede del Parco del Mincio a Porta Giulia, presso Cittadella (MN), è stata molto interessante, chiara e spunto di riflessione per quello che mi riguarda, in quanto, nelle conclusioni finali, si è identificata una necessità inderogabile, ovvero tendere a migliorare la qualità dell’acqua e dell’habitat.
Questa necessità è dettata da una considerazione rispetto i monitoraggi eseguiti, che è la seguente:
L’unico apporto che garantisce una diluizione migliorativa della qualità dell’acqua del Mincio é il canale Virgilio che, per via della sua struttura cementificata, blindata in un certo senso, non assorbe contaminanti dai terreni agricoli lungo il suo decorso.
In questo modo è in grado di rilasciare l’acqua così come la riceve in origine dal Lago di Garda, di buona qualità quindi, mitigando in parte la qualità generale del suo areale di immissione, che purtroppo non risulta sempre buono.
Tutti gli altri apporti che scaricano nel Mincio infatti, passando per campi agricoli e/o allevamenti, rilasciano nel fiume acqua troppo ricca di nutrienti e spesso ad elevata torbidità.
Questo genera tra le altre cose, soprattutto nel Lago Maggiore di Mantova, che è il naturale proseguimento dell’asta del fiume, una crescita eccessiva di alghe e piante acquatiche.
Fin qua potrebbe anche sembrare una cosa buona; ma in realtà questo eccesso di vegetazione acquatica, soprattutto Loto e Ludwigia (non autoctona e invasiva), produce grandi quantità di ossigeno di giorno, saturando il lago, portandolo però quasi in anossia la notte, quando, per la mancanza di luce, vi è solo consumo di ossigeno (squilibrio).
Questa è una delle conseguenze di uno stato trofico elevato, ovvero di eccessivi sali nutritivi disciolti nell’acqua (nitrati, fosforo, silice, ammonio, ecc…), derivati per esempio da fertilizzanti agricoli e reflui da allevamento, per esempio, che si scaricano nel Mincio, principalmente dai suoi affluenti di sinistra.
Anche la torbidità dell’acqua, causata da sedimenti scaricati principalmente dall’Osone e dal Goldone, sul destra Mincio in questo caso, ha delle conseguenze.
Riesce infatti ad innescare una diversificazione dell’habitat attraverso la crescita delle sole macrofite che riescono a sfruttare meglio la luce del sole, in grado quindi di emergere oltre la superficie per catturarla, prevalendo così su quelle che, per loro natura, restano sommerse, quindi senza luce a causa appunto della torbidità dell’acqua.
Questo fenomeno di sostituzione delle piante acquatiche si è osservato in un lasso di tempo ristretto, se non ricordo male in una decina di anni.
Più si scende lungo il fiume, più ci si avvicina quindi alla sua foce verso il Po, più aumenta la degenerazione qualitativa e dell’habitat e di conseguenza, si modifica la presenza delle specie ittiche.
Si è visto infatti che le specie ittiche autoctone, tendenzialmente, vengono rimpiazzate da quelle alloctone, spesso a carattere d’invasività, in modo proporzionale alla degenerazione dell’habitat.
Ecco che, scendendo lungo l’asta del fiume, con la sommazione nell’acqua degli apporti contaminati sopra descritti, il deterioramento qualitativo modifica la presenza di specie autoctone da oltre il 50% della biomassa esaminata, fino ad un esiguo 8%.
Non sono assolutamente contro l’agricoltura ne contro gli allevamenti, non è questo un articolo né di accusa né di polemica.
Anzi, scrivo per ragionare a viso aperto su tematiche che esistono e che vanno affrontate.
L’agroalimentare mantovano è una grande eccellenza italiana, va tutelato e proiettato nel futuro.
Ma perchè questo avvenga in equilibrio con l’ambiente che lo ha reso tale, che è un legame indissolubile, devono essere necessariamente affrontati questi temi, con investimenti ingenti economici di risparmio idrici, rinaturazione, depurazione e buone pratiche, anche di divulgazione scientifica.
Qualsiasi sia il punto di partenza, come la relazione tra la modifica della presenza delle macrofite rispetto la torbidità dell’acqua, la presenza di specie aliene sia vegetali che animali a discapito delle autoctone, gli effetti dell’agricoltura o di allevamenti intensivi, senza un intervento efficace di mitigazione ambientale, in aggiunta ai cambiamenti climatici in corso…alla fine si giunge allo stesso risultato:
degrado ambientale, perdita di biodiversità, dell’equilibrio nell’ecosistema e rischio per la salute e quindi dell’aspettativa di vita.
Vista la frase con cui ho aperto questo post è evidente come il finanziamento aggiudicato dal comune di Peschiera del Garda, per la ricostruzione dei letti di frega e recupero del canneto, assuma un ulteriore valore.
Questo progetto consegna una vera azione di rinaturalizzazione. Può sembrare, vista la realtà dei fatti sopra riportata, una cosa di poco conto?
Non direi proprio, anzi, è un’azione virtuosa e lungimirante e lo è per tutti.
In quest’ottica, pensandoci bene, il Contratto di Lago rappresenta in sé una linea guida che dovrebbe essere presa estremamente sul serio.
Penso al finanziamento ottenuto con il Bando Habitat 2022, per la ricostruzione dei letti di frega e recupero del canneto…ci sono voluti oltre due anni per riuscire ad ottenerlo, una bocciatura al primo tentativo, per poi ritentarlo a testa bassa una seconda volta e infine “portarlo a casa”.
Lo stesso Contratto di Lago, siglato nel 2019, ha richiesto letteralmente mesi per renderlo “semplice” ed intuitivo nella sua sostanza, affinché potesse avere una ricaduta ampia e comprensibile sul territorio.
La legge sulla “sanificazione carene e motori”, che discende dal Contratto di Lago per esempio, non ha avuto certo vita più facile…ma sta arrivando finalmente a compimento, grazie al lavoro della Regione Veneto, che ne ha inteso l’importanza.
Sono tutte cose che bisogna però caricarsi sulle spalle, affinché non restino solo titoli sui giornali, per poi giacere inoperose nel cassetto del dimenticatoio; ma una dopo l’altra cominciano a pesare, soprattutto se sono pochi a farsene carico.
La politica deve aver “sete” di studio, di dati validati, di evidenze scientifiche e deve poter comprendere il problema prima di riuscire a vedere una soluzione.
La presentazione del Parco del Mincio è stata, da questo punto di vista, perfetta a mio modo di vedere.
Del resto è solo così che si può fare la differenza e a mio parere, la si fa partendo “nel piccolo” del proprio territorio.
Immagine in copertina da Google Earth, delle Valli del Mincio fino a Mantova.
In allegato sotto immagine del satellite europeo, credits: European Union Copernicus Sentinel-2 (free download – credits in didascalia) del sistema Garda, Mincio (Laghi di Mantova) e Fiume Po fino al mar Adriatico.
Questa frase, che ho parafrasato, è stata espressa a conclusione della conferenza “Valli del Mincio, il delicato equilibrio” e riassume, a mio modo di vedere, il senso delle risultanze degli studi dell’Università di Parma, nell’ambito del progetto per la definizione del deflusso ecologico del fiume Mincio.
E’ stato l’ente Parco del Mincio a commissionare tali studi, specifici per il tratto compreso tra Pozzolo, lungo il Mincio naturale fino al Lago Superiore di Mantova, al fine di determinare il corretto deflusso ecologico e contestualmente verificare anche lo stato di salute del corpo idrico.
La relazione, esposta il 12 dicembre scorso, nella bellissima sede del Parco del Mincio a Porta Giulia, presso Cittadella (MN), è stata molto interessante, chiara e spunto di riflessione per quello che mi riguarda, in quanto, nelle conclusioni finali, si è identificata una necessità inderogabile, ovvero tendere a migliorare la qualità dell’acqua e dell’habitat.
Questa necessità è dettata da una considerazione rispetto i monitoraggi eseguiti, che è la seguente:
L’unico apporto che garantisce una diluizione migliorativa della qualità dell’acqua del Mincio é il canale Virgilio che, per via della sua struttura cementificata, blindata in un certo senso, non assorbe contaminanti dai terreni agricoli lungo il suo decorso.
In questo modo è in grado di rilasciare l’acqua così come la riceve in origine dal Lago di Garda, di buona qualità quindi, mitigando in parte la qualità generale del suo areale di immissione, che purtroppo non risulta sempre buono.
Tutti gli altri apporti che scaricano nel Mincio infatti, passando per campi agricoli e/o allevamenti, rilasciano nel fiume acqua troppo ricca di nutrienti e spesso ad elevata torbidità.
Questo genera tra le altre cose, soprattutto nel Lago Maggiore di Mantova, che è il naturale proseguimento dell’asta del fiume, una crescita eccessiva di alghe e piante acquatiche.
Fin qua potrebbe anche sembrare una cosa buona; ma in realtà questo eccesso di vegetazione acquatica, soprattutto Loto e Ludwigia (non autoctona e invasiva), produce grandi quantità di ossigeno di giorno, saturando il lago, portandolo però quasi in anossia la notte, quando, per la mancanza di luce, vi è solo consumo di ossigeno (squilibrio).
Questa è una delle conseguenze di uno stato trofico elevato, ovvero di eccessivi sali nutritivi disciolti nell’acqua (nitrati, fosforo, silice, ammonio, ecc…), derivati per esempio da fertilizzanti agricoli e reflui da allevamento, per esempio, che si scaricano nel Mincio, principalmente dai suoi affluenti di sinistra.
Anche la torbidità dell’acqua, causata da sedimenti scaricati principalmente dall’Osone e dal Goldone, sul destra Mincio in questo caso, ha delle conseguenze.
Riesce infatti ad innescare una diversificazione dell’habitat attraverso la crescita delle sole macrofite che riescono a sfruttare meglio la luce del sole, in grado quindi di emergere oltre la superficie per catturarla, prevalendo così su quelle che, per loro natura, restano sommerse, quindi senza luce a causa appunto della torbidità dell’acqua.
Questo fenomeno di sostituzione delle piante acquatiche si è osservato in un lasso di tempo ristretto, se non ricordo male in una decina di anni.
Più si scende lungo il fiume, più ci si avvicina quindi alla sua foce verso il Po, più aumenta la degenerazione qualitativa e dell’habitat e di conseguenza, si modifica la presenza delle specie ittiche.
Si è visto infatti che le specie ittiche autoctone, tendenzialmente, vengono rimpiazzate da quelle alloctone, spesso a carattere d’invasività, in modo proporzionale alla degenerazione dell’habitat.
Ecco che, scendendo lungo l’asta del fiume, con la sommazione nell’acqua degli apporti contaminati sopra descritti, il deterioramento qualitativo modifica la presenza di specie autoctone da oltre il 50% della biomassa esaminata, fino ad un esiguo 8%.
Non sono assolutamente contro l’agricoltura ne contro gli allevamenti, non è questo un articolo né di accusa né di polemica.
Anzi, scrivo per ragionare a viso aperto su tematiche che esistono e che vanno affrontate.
L’agroalimentare mantovano è una grande eccellenza italiana, va tutelato e proiettato nel futuro.
Ma perchè questo avvenga in equilibrio con l’ambiente che lo ha reso tale, che è un legame indissolubile, devono essere necessariamente affrontati questi temi, con investimenti ingenti economici di risparmio idrici, rinaturazione, depurazione e buone pratiche, anche di divulgazione scientifica.
Qualsiasi sia il punto di partenza, come la relazione tra la modifica della presenza delle macrofite rispetto la torbidità dell’acqua, la presenza di specie aliene sia vegetali che animali a discapito delle autoctone, gli effetti dell’agricoltura o di allevamenti intensivi, senza un intervento efficace di mitigazione ambientale, in aggiunta ai cambiamenti climatici in corso…alla fine si giunge allo stesso risultato:
degrado ambientale, perdita di biodiversità, dell’equilibrio nell’ecosistema e rischio per la salute e quindi dell’aspettativa di vita.
Vista la frase con cui ho aperto questo post è evidente come il finanziamento aggiudicato dal comune di Peschiera del Garda, per la ricostruzione dei letti di frega e recupero del canneto, assuma un ulteriore valore.
Questo progetto consegna una vera azione di rinaturalizzazione. Può sembrare, vista la realtà dei fatti sopra riportata, una cosa di poco conto?
Non direi proprio, anzi, è un’azione virtuosa e lungimirante e lo è per tutti.
In quest’ottica, pensandoci bene, il Contratto di Lago rappresenta in sé una linea guida che dovrebbe essere presa estremamente sul serio.
Penso al finanziamento ottenuto con il Bando Habitat 2022, per la ricostruzione dei letti di frega e recupero del canneto…ci sono voluti oltre due anni per riuscire ad ottenerlo, una bocciatura al primo tentativo, per poi ritentarlo a testa bassa una seconda volta e infine “portarlo a casa”.
Lo stesso Contratto di Lago, siglato nel 2019, ha richiesto letteralmente mesi per renderlo “semplice” ed intuitivo nella sua sostanza, affinché potesse avere una ricaduta ampia e comprensibile sul territorio.
La legge sulla “sanificazione carene e motori”, che discende dal Contratto di Lago per esempio, non ha avuto certo vita più facile…ma sta arrivando finalmente a compimento, grazie al lavoro della Regione Veneto, che ne ha inteso l’importanza.
Sono tutte cose che bisogna però caricarsi sulle spalle, affinché non restino solo titoli sui giornali, per poi giacere inoperose nel cassetto del dimenticatoio; ma una dopo l’altra cominciano a pesare, soprattutto se sono pochi a farsene carico.
La politica deve aver “sete” di studio, di dati validati, di evidenze scientifiche e deve poter comprendere il problema prima di riuscire a vedere una soluzione.
La presentazione del Parco del Mincio è stata, da questo punto di vista, perfetta a mio modo di vedere.
Del resto è solo così che si può fare la differenza e a mio parere, la si fa partendo “nel piccolo” del proprio territorio.
Immagine in copertina da Google Earth, delle Valli del Mincio fino a Mantova.
In allegato sotto immagine del satellite europeo, credits: European Union Copernicus Sentinel-2 (free download – credits in didascalia) del sistema Garda, Mincio (Laghi di Mantova) e Fiume Po fino al mar Adriatico.