Sirmione 1962 – 1992, l’urbanizzazione e le priorità
Sirmione 1962 – 1992
Queste foto aeree, scattate nello stesso punto a distanza di 30 anni, ci regalano una prospettiva visiva del paesaggio rurale (sopra) e il suo successivo sviluppo abitativo (sotto) nel quale, bene o male, tutti i territori gardesani possono riconoscersi.
Questa è una evoluzione “naturale” o meglio, una logica conseguenza della crescita demografica, se così vogliamo chiamarla, anche se può sembrare stonata la parola “naturale” associata all’urbanizzazione.
Crescita demografica e urbanizzazione vanno di pari passo e sul Garda, questo rapporto, è stato soggetto anche alla crescita del settore turistico.
Il consumo del territorio, sempre al centro di molte discussioni, ha caratterizzato il Garda non solo negli ultimi decenni…se leggiamo la storia gardesana ci rendiamo conto come questa evoluzione abbia accompagnato almeno gli ultimi cent’anni.
Seppur con le dovute proporzioni ed i dovuti distinguo ho letto più volte che, anche durante i primi del ‘900, in merito soprattutto alla costruzione di alcune ville, ci si chiedeva come mai dovessero essere costruire proprio in riva al lago, compromettendo così la vista ed il panorama e non ultimo il litorale.
Anche la costruzione di grandi alberghi, nei primi decenni del ‘900, in alcuni casi fece discutere.
La questione di San Vigilio per esempio, con l’idea progettuale del Grand Hotel, suscitò un certo malcontento, con una mobilitazione che coinvolse più artisti e letterati che gente comune…per il fatto che allora non vi era ancora un “comune sentire” rispetto tali questioni.
Probabilmente ogni epoca genera legittimamente le proprie priorità.
Per quanto riguarda il territorio Gardesano, negli ultimi 60 anni almeno, è stato il turismo la priorità.
Io sono cresciuto con il turismo, ci ho lavorato per anni e da anni inoltre è una delle mie deleghe come assessore…e di questo sono orgoglioso, in quanto amo praticamente tutto ciò che ruota intorno al turismo.
Il turismo è evidentemente dinamico, si adatta alla società, alle mode e alla cultura, richiede quindi sempre nuovi investimenti e stimola ad essere quanto mai al passo con i tempi.
Inoltre ha dato e dà lavoro a migliaia e migliaia di famiglie.
Ricordo di aver letto gli atti di alcuni convegni sul turismo gardesano di metà anni ’80, organizzati dalla Comunità del Garda, allora come oggi sempre punto di riferimento.
Proprio negli anni ’80 ci si interrogava su come sarebbe evoluto il turismo, in una società che stava diventando sempre più europea, sempre più esigente, sempre più dinamica…
Questo scenario richiedeva, in prospettiva, un ammodernamento delle strutture e dei servizi allora presenti, spesso fermi ancora agli anni ’60/70.
Gli imprenditori turistici e le amministrazioni, a vari livelli, evidentemente compresero la sfida che si poneva innanzi a loro.
Qualitativamente parlando oggi il Lago di Garda è una eccellenza…con ancora ampi margini di sviluppo.
C’è da capire, a mio avviso, che oggi siamo arrivati ad un altro momento cruciale della storia, che sintetizzo con queste due domande: “in che modo e fin dove possiamo ancora svilupparci e quali saranno le priorità?”
In linea di massima c’è un concetto che ritorna di frequente nei dibattiti politici: la “sostenibilità”, parola che ormai mi mette un po’ a disagio da tante volte è stata usata.
Credo che sia piuttosto “equilibrio” la parola che preferisco.
Per il Lago di Garda sono convinto sia l’acqua e l’habitat lacuale ad aver sofferto di più…ponendosi in forte disequilibrio rispetto lo sviluppo che si è generato negli anni in tutto il suo areale.
Non è una critica…è una mera considerazione rispetto la realtà dell’evidenza.
Vere azioni di rinaturazione, in grado di riconsegnare gradualmente, dove possibile, le caratteristiche naturali all’habitat gardesano, devono rappresentare oggi le priorità più importanti a cui tendere, per vivere meglio ed in equilibrio nel prossimo futuro con il proprio territorio.
Parallelamente saranno in grado di generare una nuova frontiera nella promozione turistica.
Recuperare il valore dell’habitat, dell’ecosistema, saperlo raccontare e tramutarlo in un asset di promozione turistica credo possa essere una sfida davvero entusiasmante.
In questo senso le possibilità di sviluppo sono realmente davvero enormi, stimolanti e strategiche a mio modo di vedere…
Foto: Archivio storico IGMI, riprese del 07/07/1962 e riprese 02/02/1993 – concessione SMA. Dal libro “Le Terre del Garda”.
Queste foto aeree, scattate nello stesso punto a distanza di 30 anni, ci regalano una prospettiva visiva del paesaggio rurale (sopra) e il suo successivo sviluppo abitativo (sotto) nel quale, bene o male, tutti i territori gardesani possono riconoscersi.
Questa è una evoluzione “naturale” o meglio, una logica conseguenza della crescita demografica, se così vogliamo chiamarla, anche se può sembrare stonata la parola “naturale” associata all’urbanizzazione.
Crescita demografica e urbanizzazione vanno di pari passo e sul Garda, questo rapporto, è stato soggetto anche alla crescita del settore turistico.
Il consumo del territorio, sempre al centro di molte discussioni, ha caratterizzato il Garda non solo negli ultimi decenni…se leggiamo la storia gardesana ci rendiamo conto come questa evoluzione abbia accompagnato almeno gli ultimi cent’anni.
Seppur con le dovute proporzioni ed i dovuti distinguo ho letto più volte che, anche durante i primi del ‘900, in merito soprattutto alla costruzione di alcune ville, ci si chiedeva come mai dovessero essere costruire proprio in riva al lago, compromettendo così la vista ed il panorama e non ultimo il litorale.
Anche la costruzione di grandi alberghi, nei primi decenni del ‘900, in alcuni casi fece discutere.
La questione di San Vigilio per esempio, con l’idea progettuale del Grand Hotel, suscitò un certo malcontento, con una mobilitazione che coinvolse più artisti e letterati che gente comune…per il fatto che allora non vi era ancora un “comune sentire” rispetto tali questioni.
Probabilmente ogni epoca genera legittimamente le proprie priorità.
Per quanto riguarda il territorio Gardesano, negli ultimi 60 anni almeno, è stato il turismo la priorità.
Io sono cresciuto con il turismo, ci ho lavorato per anni e da anni inoltre è una delle mie deleghe come assessore…e di questo sono orgoglioso, in quanto amo praticamente tutto ciò che ruota intorno al turismo.
Il turismo è evidentemente dinamico, si adatta alla società, alle mode e alla cultura, richiede quindi sempre nuovi investimenti e stimola ad essere quanto mai al passo con i tempi.
Inoltre ha dato e dà lavoro a migliaia e migliaia di famiglie.
Ricordo di aver letto gli atti di alcuni convegni sul turismo gardesano di metà anni ’80, organizzati dalla Comunità del Garda, allora come oggi sempre punto di riferimento.
Proprio negli anni ’80 ci si interrogava su come sarebbe evoluto il turismo, in una società che stava diventando sempre più europea, sempre più esigente, sempre più dinamica…
Questo scenario richiedeva, in prospettiva, un ammodernamento delle strutture e dei servizi allora presenti, spesso fermi ancora agli anni ’60/70.
Gli imprenditori turistici e le amministrazioni, a vari livelli, evidentemente compresero la sfida che si poneva innanzi a loro.
Qualitativamente parlando oggi il Lago di Garda è una eccellenza…con ancora ampi margini di sviluppo.
C’è da capire, a mio avviso, che oggi siamo arrivati ad un altro momento cruciale della storia, che sintetizzo con queste due domande: “in che modo e fin dove possiamo ancora svilupparci e quali saranno le priorità?”
In linea di massima c’è un concetto che ritorna di frequente nei dibattiti politici: la “sostenibilità”, parola che ormai mi mette un po’ a disagio da tante volte è stata usata.
Credo che sia piuttosto “equilibrio” la parola che preferisco.
Per il Lago di Garda sono convinto sia l’acqua e l’habitat lacuale ad aver sofferto di più…ponendosi in forte disequilibrio rispetto lo sviluppo che si è generato negli anni in tutto il suo areale.
Non è una critica…è una mera considerazione rispetto la realtà dell’evidenza.
Vere azioni di rinaturazione, in grado di riconsegnare gradualmente, dove possibile, le caratteristiche naturali all’habitat gardesano, devono rappresentare oggi le priorità più importanti a cui tendere, per vivere meglio ed in equilibrio nel prossimo futuro con il proprio territorio.
Parallelamente saranno in grado di generare una nuova frontiera nella promozione turistica.
Recuperare il valore dell’habitat, dell’ecosistema, saperlo raccontare e tramutarlo in un asset di promozione turistica credo possa essere una sfida davvero entusiasmante.
In questo senso le possibilità di sviluppo sono realmente davvero enormi, stimolanti e strategiche a mio modo di vedere…
Foto: Archivio storico IGMI, riprese del 07/07/1962 e riprese 02/02/1993 – concessione SMA. Dal libro “Le Terre del Garda”.