1934, il Raid Peschiera-Venezia
Estate del 1934…da Peschiera del Garda parte il “Raid” verso Venezia.
Una sfida intrapresa da cinque Arilicensi, tra cui mio nonno Armando, per unire idealmente il Garda al mare, ovvero Peschiera con Venezia.
Sono passati quasi 90 anni da allora.
La loro discesa verso Venezia avvenne a bordo della “Anna II”, una Iole e si compose di tre tappe:
La prima fu Peschiera (partenza) – Castelmassa, proprio di fronte a Sermide, la città dei miei nonni paterni.
La seconda tappa, con una bella tirata lungo il Po e il Canalbianco, li vide arrivare a Chioggia, limite sud della Laguna Veneta.
Da li, remando all’interno della Laguna Veneta, raggiunsero Venezia (arrivo), sbarcando in Piazza San Marco, vestiti eleganti.
Un’avventura bellissima e di certo molto faticosa.
Mio nonna infatti, raccontò come mio nonno subì gli effetti di una forte insolazione al suo ritorno.
Mi immagino, o almeno cerco di immaginare, che paesaggio si presentò davanti ai loro occhi durante questa discesa verso il mare.
Videro certamente il Canale Virgilio appena ultimato ed in funzione da poco, ma non ebbero bisogno di oltrepassare l’Edificio Regolatore del Lago di Garda (diga di Salionze)…non esisteva ancora, il Garda allora era infatti un Lago a regolazione naturale.
Navigarono quindi il Mincio, nella sua forma originale, tra anse e canneti, mulini ed isolotti.
Attraversarono le sue bellissime Valli fino ai Laghi di Mantova; allora non esisteva il diversivo/scaricatore e la regimentazione idraulica attuale.
Passarono poi da Governolo per entrare nel Fiume Po, attraverso la Conca del Bertazzolo, oggi interrata e non più in uso, che vi consiglio di visitare.
L’alveo del Po su cui navigarono era certamente differente rispetto l’attuale…in quanto ancora privato della sua preziosissima sabbia, che costituì la base per il boom edilizio italiano del dopo guerra.
Anche l’arrivo a Chioggia, come seconda tappa, consegnò loro uno scenario certamente diverso dall’attuale.
La diga di Chioggia (1911-1935), ovvero quel lungo molo che si vede oggi al limite nord della spiaggia, stava probabilmente da poco generando, quando arrivarono, quella larga spiaggia che oggi conosciamo come spiaggia di Sottomarina.
Venezia invece si presentò a loro nella sua immutata e attuale bellezza.
Ho riportato questa storia per una considerazione generale, oltre che per ricordare mio nonno e questa impresa Arilicense.
La considerazione è presto fatta…mio nonno Armando Fratucello, insieme agli altri vogatori: Cavalli Giulio, De Santi Masiniello, Amicabile Danilo e il timoniere Vecchi Gianluigi, videro un paesaggio che oggi non esiste più, un paesaggio modificato dal veloce sviluppo economico e sociale, che coinvolse tutta l’Italia, da li a pochi anni.
Ecco però che, a solo 90 anni di distanza, progetti molto ambiziosi di ingegneria idraulica ed ambientale, cercano di ricreare, attraverso la rinaturazione del Fiume Po e del Fiume Mincio (con fondi del PNRR), proprio quel paesaggio che videro allora.
Si stà cercando infatti di ritornare, dove possibile, a fronte però di investimenti economici enormi e grandi difficoltà, alla naturalità dei corsi d’acqua e dell’ambiente, rivalutando l’efficacia e la necessità di quel “naturale disordine” che la natura aveva generato in un modo invece così logicamente ordinato e funzionale.
Immagino, idealmente è chiaro, che “Anna II” possa pian piano compiere il suo viaggio di ritorno verso Peschiera, riportando con sé, avanti nel tempo, l’habitat e l’ambiente che vide durante la sua discesa al mare e senza il quale, evidentemente, non ci può essere un futuro degno di chiamarsi tale.
Buon rientro “Anna II”…
La storia del Raid Peschiera – Venezia e la iole “Anna II” è esposta oggi al Museo della Pesca e Tradizioni Locali di Peschiera del Garda, grazie alla donazione della fam. Cavalli.
Una sfida intrapresa da cinque Arilicensi, tra cui mio nonno Armando, per unire idealmente il Garda al mare, ovvero Peschiera con Venezia.
Sono passati quasi 90 anni da allora.
La loro discesa verso Venezia avvenne a bordo della “Anna II”, una Iole e si compose di tre tappe:
La prima fu Peschiera (partenza) – Castelmassa, proprio di fronte a Sermide, la città dei miei nonni paterni.
La seconda tappa, con una bella tirata lungo il Po e il Canalbianco, li vide arrivare a Chioggia, limite sud della Laguna Veneta.
Da li, remando all’interno della Laguna Veneta, raggiunsero Venezia (arrivo), sbarcando in Piazza San Marco, vestiti eleganti.
Un’avventura bellissima e di certo molto faticosa.
Mio nonna infatti, raccontò come mio nonno subì gli effetti di una forte insolazione al suo ritorno.
Mi immagino, o almeno cerco di immaginare, che paesaggio si presentò davanti ai loro occhi durante questa discesa verso il mare.
Videro certamente il Canale Virgilio appena ultimato ed in funzione da poco, ma non ebbero bisogno di oltrepassare l’Edificio Regolatore del Lago di Garda (diga di Salionze)…non esisteva ancora, il Garda allora era infatti un Lago a regolazione naturale.
Navigarono quindi il Mincio, nella sua forma originale, tra anse e canneti, mulini ed isolotti.
Attraversarono le sue bellissime Valli fino ai Laghi di Mantova; allora non esisteva il diversivo/scaricatore e la regimentazione idraulica attuale.
Passarono poi da Governolo per entrare nel Fiume Po, attraverso la Conca del Bertazzolo, oggi interrata e non più in uso, che vi consiglio di visitare.
L’alveo del Po su cui navigarono era certamente differente rispetto l’attuale…in quanto ancora privato della sua preziosissima sabbia, che costituì la base per il boom edilizio italiano del dopo guerra.
Anche l’arrivo a Chioggia, come seconda tappa, consegnò loro uno scenario certamente diverso dall’attuale.
La diga di Chioggia (1911-1935), ovvero quel lungo molo che si vede oggi al limite nord della spiaggia, stava probabilmente da poco generando, quando arrivarono, quella larga spiaggia che oggi conosciamo come spiaggia di Sottomarina.
Venezia invece si presentò a loro nella sua immutata e attuale bellezza.
Ho riportato questa storia per una considerazione generale, oltre che per ricordare mio nonno e questa impresa Arilicense.
La considerazione è presto fatta…mio nonno Armando Fratucello, insieme agli altri vogatori: Cavalli Giulio, De Santi Masiniello, Amicabile Danilo e il timoniere Vecchi Gianluigi, videro un paesaggio che oggi non esiste più, un paesaggio modificato dal veloce sviluppo economico e sociale, che coinvolse tutta l’Italia, da li a pochi anni.
Ecco però che, a solo 90 anni di distanza, progetti molto ambiziosi di ingegneria idraulica ed ambientale, cercano di ricreare, attraverso la rinaturazione del Fiume Po e del Fiume Mincio (con fondi del PNRR), proprio quel paesaggio che videro allora.
Si stà cercando infatti di ritornare, dove possibile, a fronte però di investimenti economici enormi e grandi difficoltà, alla naturalità dei corsi d’acqua e dell’ambiente, rivalutando l’efficacia e la necessità di quel “naturale disordine” che la natura aveva generato in un modo invece così logicamente ordinato e funzionale.
Immagino, idealmente è chiaro, che “Anna II” possa pian piano compiere il suo viaggio di ritorno verso Peschiera, riportando con sé, avanti nel tempo, l’habitat e l’ambiente che vide durante la sua discesa al mare e senza il quale, evidentemente, non ci può essere un futuro degno di chiamarsi tale.
Buon rientro “Anna II”…
La storia del Raid Peschiera – Venezia e la iole “Anna II” è esposta oggi al Museo della Pesca e Tradizioni Locali di Peschiera del Garda, grazie alla donazione della fam. Cavalli.