Una “fotografia” della situazione idrica attuale, con uno sguardo a domani
Per il secondo anno di seguito assistiamo ad un deficit di precipitazioni invernali…neve in particolar modo, soprattutto sulle Alpi.
E’ proprio la neve a garantire al Lago di Garda una scorta idrica importantissima.
Oltre alle piogge infatti, anch’esse latitanti, è importante anche l’acqua da disgelo, a “lento rilascio”.
Quest’acqua, per esempio, alimenta parte della portata del Fiume Sarca, principale immissario del Garda, il quale, dalla confluenza a Pinzolo della Sarca di Campiglio e Val di Genova (grazie all’apporto del ghiacciaio del Mandrone), corre per 60 km fino a Torbole, per sfociare infine nel Lago…dopo un percorso totale di 78 km.
La scarsità di neve registrata consecutivamente in questi ultimi due inverni, ha messo e metterà a dura prova il Lago di Garda e gli equilibri che, proprio la presenza dell’acqua, dovrebbe garantire.
Riporto le parole di Francesco Avanzi, ricercatore nell’ambito Idrologia e Idraulica della Fondazione CIMA (Centro Italiano in Monitoraggio Ambientale), rispetto la presenza attuale di neve in Italia: “𝙄 𝙣𝙤𝙨𝙩𝙧𝙞 𝙙𝙖𝙩𝙞 𝙚𝙫𝙞𝙙𝙚𝙣𝙯𝙞𝙖𝙣𝙤 𝙖𝙣𝙘𝙤𝙧𝙖 𝙪𝙣 𝙙𝙚𝙛𝙞𝙘𝙞𝙩 𝙙𝙚𝙡 35% 𝙧𝙞𝙨𝙥𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙜𝙡𝙞 𝙪𝙡𝙩𝙞𝙢𝙞 𝙙𝙞𝙚𝙘𝙞 𝙖𝙣𝙣𝙞 𝙨𝙪 𝙨𝙘𝙖𝙡𝙖 𝙣𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙖𝙡𝙚, 𝙘𝙤𝙣 𝙪𝙣𝙖 𝙙𝙞𝙛𝙛𝙚𝙧𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙙𝙞 𝙖𝙥𝙥𝙚𝙣𝙖 +12% 𝙧𝙞𝙨𝙥𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙡𝙤 𝙨𝙘𝙤𝙧𝙨𝙤 𝙖𝙣𝙣𝙤, 𝙘𝙖𝙧𝙖𝙩𝙩𝙚𝙧𝙞𝙯𝙯𝙖𝙩𝙤 𝙙𝙖 𝙪𝙣𝙖 𝙨𝙞𝙩𝙪𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙢𝙤𝙡𝙩𝙤 𝙨𝙞𝙘𝙘𝙞𝙩𝙤𝙨𝙖 𝙞 𝙘𝙪𝙞 𝙚𝙛𝙛𝙚𝙩𝙩𝙞 𝙨𝙞 𝙨𝙤𝙣𝙤 𝙫𝙞𝙨𝙩𝙞 𝙖𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙞𝙣 𝙚𝙨𝙩𝙖𝙩𝙚”.
Attualmente la neve sulle Alpi è mediamente la metà di quella registrata negli ultimi 10 anni e questo per il Garda, ma non solo, risulta essere in prospettiva un problema serio in quanto, considerando il Sarca come principale immissario, gli apporti idrici di cui potrà disporre durante il disgelo saranno probabilmente scarsi.
Calcolando inoltre che il Fiume Po riceve acqua da tutto il suo bacino idrografico (di cui anche il Garda è parte), grazie al disgelo dalla neve alpina, stimata in circa il 60% del suo volume totale (fonte CIMA), lo scenario che oggi si prospetta non è proprio roseo.
Lo scorso anno abbiamo infatti potuto verificare che, nel momento di massima crisi idrica, con livelli del Po ai minimi storici, al Garda è stato chiesto di aumentare la sua derivazione a valle per andare in aiuto del Grande Fiume.
Questa situazione ha vanificato così parte dei sacrifici fatti, soprattutto dai consorzi irrigui mantovani, al fine di risparmiare acqua.
La gestione attenta della risorsa idrica gardesana si è scontrata, in un certo senso, con la situazione verificatasi sul Po dove si dovette contrastare l’ingresso del cuneo salino aumentando la portata idrica del fiume.
Questa situazione fu causata della siccità, in aggiunta anche agli intensi prelievi irrigui che, nei momenti di massima crisi, non sempre riuscivano ad essere “sotto controllo”.
Questa non è una polemica, ma un dato di fatto riscontrato lo scorso anno…che probabilmente si ripeterà.
Ora, se la situazione dovesse ricalcare quella del 2022, ci troveremo davanti delle situazioni potenzialmente peggiori dello scorso anno…ma spero di sbagliare.
La stagione irrigua infatti dovrebbe cominciare, bene o male, dalla metà di aprile.
E’ ormai scattato inevitabilmente un conto alla rovescia, durante il quale speriamo di vedere cadere neve in quota e pioggia più a valle, tanto da riportare il Garda almeno sui livelli di aprile scorso….oggi siamo a solo +44 cm.
Lo scorso anno, seppur tra grandi difficoltà, siamo riusciti ad arrestare la discesa del Garda a +22 cm sopra lo zero idrometrico, partendo da un livello poco più alto di +90 cm…probabilmente il risultato migliore possibile in quelle condizioni.
Il 2023 risulta ancora difficile da decifrare…ma, sulla scorta di quanto visto lo scorso anno, ci stiamo preparando.
E’ proprio la neve a garantire al Lago di Garda una scorta idrica importantissima.
Oltre alle piogge infatti, anch’esse latitanti, è importante anche l’acqua da disgelo, a “lento rilascio”.
Quest’acqua, per esempio, alimenta parte della portata del Fiume Sarca, principale immissario del Garda, il quale, dalla confluenza a Pinzolo della Sarca di Campiglio e Val di Genova (grazie all’apporto del ghiacciaio del Mandrone), corre per 60 km fino a Torbole, per sfociare infine nel Lago…dopo un percorso totale di 78 km.
La scarsità di neve registrata consecutivamente in questi ultimi due inverni, ha messo e metterà a dura prova il Lago di Garda e gli equilibri che, proprio la presenza dell’acqua, dovrebbe garantire.
Riporto le parole di Francesco Avanzi, ricercatore nell’ambito Idrologia e Idraulica della Fondazione CIMA (Centro Italiano in Monitoraggio Ambientale), rispetto la presenza attuale di neve in Italia: “𝙄 𝙣𝙤𝙨𝙩𝙧𝙞 𝙙𝙖𝙩𝙞 𝙚𝙫𝙞𝙙𝙚𝙣𝙯𝙞𝙖𝙣𝙤 𝙖𝙣𝙘𝙤𝙧𝙖 𝙪𝙣 𝙙𝙚𝙛𝙞𝙘𝙞𝙩 𝙙𝙚𝙡 35% 𝙧𝙞𝙨𝙥𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙜𝙡𝙞 𝙪𝙡𝙩𝙞𝙢𝙞 𝙙𝙞𝙚𝙘𝙞 𝙖𝙣𝙣𝙞 𝙨𝙪 𝙨𝙘𝙖𝙡𝙖 𝙣𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙖𝙡𝙚, 𝙘𝙤𝙣 𝙪𝙣𝙖 𝙙𝙞𝙛𝙛𝙚𝙧𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙙𝙞 𝙖𝙥𝙥𝙚𝙣𝙖 +12% 𝙧𝙞𝙨𝙥𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙡𝙤 𝙨𝙘𝙤𝙧𝙨𝙤 𝙖𝙣𝙣𝙤, 𝙘𝙖𝙧𝙖𝙩𝙩𝙚𝙧𝙞𝙯𝙯𝙖𝙩𝙤 𝙙𝙖 𝙪𝙣𝙖 𝙨𝙞𝙩𝙪𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙢𝙤𝙡𝙩𝙤 𝙨𝙞𝙘𝙘𝙞𝙩𝙤𝙨𝙖 𝙞 𝙘𝙪𝙞 𝙚𝙛𝙛𝙚𝙩𝙩𝙞 𝙨𝙞 𝙨𝙤𝙣𝙤 𝙫𝙞𝙨𝙩𝙞 𝙖𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙞𝙣 𝙚𝙨𝙩𝙖𝙩𝙚”.
Attualmente la neve sulle Alpi è mediamente la metà di quella registrata negli ultimi 10 anni e questo per il Garda, ma non solo, risulta essere in prospettiva un problema serio in quanto, considerando il Sarca come principale immissario, gli apporti idrici di cui potrà disporre durante il disgelo saranno probabilmente scarsi.
Calcolando inoltre che il Fiume Po riceve acqua da tutto il suo bacino idrografico (di cui anche il Garda è parte), grazie al disgelo dalla neve alpina, stimata in circa il 60% del suo volume totale (fonte CIMA), lo scenario che oggi si prospetta non è proprio roseo.
Lo scorso anno abbiamo infatti potuto verificare che, nel momento di massima crisi idrica, con livelli del Po ai minimi storici, al Garda è stato chiesto di aumentare la sua derivazione a valle per andare in aiuto del Grande Fiume.
Questa situazione ha vanificato così parte dei sacrifici fatti, soprattutto dai consorzi irrigui mantovani, al fine di risparmiare acqua.
La gestione attenta della risorsa idrica gardesana si è scontrata, in un certo senso, con la situazione verificatasi sul Po dove si dovette contrastare l’ingresso del cuneo salino aumentando la portata idrica del fiume.
Questa situazione fu causata della siccità, in aggiunta anche agli intensi prelievi irrigui che, nei momenti di massima crisi, non sempre riuscivano ad essere “sotto controllo”.
Questa non è una polemica, ma un dato di fatto riscontrato lo scorso anno…che probabilmente si ripeterà.
Ora, se la situazione dovesse ricalcare quella del 2022, ci troveremo davanti delle situazioni potenzialmente peggiori dello scorso anno…ma spero di sbagliare.
La stagione irrigua infatti dovrebbe cominciare, bene o male, dalla metà di aprile.
E’ ormai scattato inevitabilmente un conto alla rovescia, durante il quale speriamo di vedere cadere neve in quota e pioggia più a valle, tanto da riportare il Garda almeno sui livelli di aprile scorso….oggi siamo a solo +44 cm.
Lo scorso anno, seppur tra grandi difficoltà, siamo riusciti ad arrestare la discesa del Garda a +22 cm sopra lo zero idrometrico, partendo da un livello poco più alto di +90 cm…probabilmente il risultato migliore possibile in quelle condizioni.
Il 2023 risulta ancora difficile da decifrare…ma, sulla scorta di quanto visto lo scorso anno, ci stiamo preparando.