La Serenissima Repubblica di Venezia come promozione turistica del Lago di Garda?
Primavera del 1440…
In questo dipinto del Tintoretto la flotta della Serenissima sconfigge quella milanese davanti a Riva del Garda, arrivando alla sua massima estensione nello “Stato da Terra”.
Questa notizia trova un “senso” leggendo questo articolo…
Qualche giorno fa infatti, durante un’intervista, sono venuto a conoscenza di una proposta avanzata dal Consorzio Lago di Garda Lombardia, formulata in occasione della nomina di Brescia e Bergamo “Capitale della Cultura 2023”.
La proposta, seppur solamente abbozzata, vorrebbe legare insieme, in una promozione turistica, parte dei territori lombardi nel segno della Serenissima Repubblica di Venezia, dal Garda bresciano fino a Bergamo.
Questo per trovare un filo conduttore al fine di raccontare un territorio diverso geograficamente ma unito, almeno per una parte della sua storia, sotto il vessillo del Leone di San Marco.
La proposta vorrebbe, necessariamente, estendersi anche alla sponda veneta e trentina del Garda.
Come ho dichiarato sul giornale, non posso non essere favorevole ad un’azione che porti alla ribalta storia e cultura, quindi ben vengano queste proposte…fa bene anche solo parlarne.
In questo senso, partire dalla storia della Serenissima Repubblica di Venezia, è di certo una scelta condivisibile per vari motivi.
Venezia infatti estese il suo “Stato da Terra” fino a Bergamo, passando per Brescia e il Lago di Garda.
Ogni paese gardesano porta infatti con sè testimonianze della Serenissima.
Peschiera del Garda ne è un esempio eclatante, ma anche Riva del Garda, come scritto sopra, divenne “veneziana”…dal 1440 fino al 1509.
Ci sono infatti storie che, storicamente, unirono come teatro tutto il Garda ed una su tutte, a mio parere, è l’epica impresa chiamata “Galeas per Montes” del 1439.
In quell’inverno la Serenissima condusse un esercito con le sue navi (Galee e non solo), dal mare (Venezia) lungo il fiume Adige, risalendolo fino circa all’altezza di Mori (TN), per poi proseguire a terra.
Le navi furono quindi tirate in secca per poter essere trainate dai buoi, fino al Lago di Loppio e da lì, oltre il valico montuoso di San Giovanni, raggiunsero il Lago di Garda a Torbole.
Un’impresa a dir poco memorabile!
Se dovessi sposare la proposta fatta dal Consorzio lombardo, la storia che vi ho velocemente raccontato potrebbe essere celebrata come quella storia condivisa utile in uno “storytelling” del Lago di Garda.
Ma questa, oltre ad essere un esempio, dovrebbe essere solo l’inizio a mio parere.
C’è talmente tanto da dire e raccontare sul Garda…
Io credo che la storia più importante, più unitaria da raccontare, sia comunque un’altra: quella del Lago di Garda.
Di quale storia parlo?
Parlo della storia in generale dell’ittiofauna, della pesca, delle tradizioni gardesane.
La studio e la racconto da anni…c’è un “mondo nascosto” nei fondali del Lago, sulle sue sponde e le sue montagne.
Il vero valore assoluto sarà saper raccontare “semplicemente” l’habitat e l’ecosistema, gli endemisi del Garda e del Baldo che lo caratterizzano, gli ulivi, le limonaie, la straordinaria generazione di un clima unico in questo contesto geografico, ecc…da questi valori discende la promozione turistica del futuro a mio modo di vedere, insieme alla valorizzazione della storia, in senso classico diciamo.
C’è davvero materiale per comporre un racconto “senza tempo”, affascinante e trainante per una promozione turistica che voglia mettere in prima fila la cultura e il valore di un territorio, elevandolo ulteriormente all’eccellenza.
La promozione turistica non può misurarsi solo sulla qualità delle strutture ricettive o dei “servizi turistici”, come parchi, ristoranti, ecc…che, seppur importanti, potrebbero essere replicati uguali o migliori anche in altre destinazioni concorrenti, soprattutto estere.
Abbiamo l’opportunità di esaltare ciò che non passerà mai di moda, né potrà mai essere copiato o replicato…ovvero l’identità gardesana, generata da una storia millenaria e da un contesto geografico unico, che ci ha consegnato un Lago che ricorda a nord un fiordo norvegese e a sud un mare.
Il Lago di Garda è da sempre una capitale della cultura.
Se finalmente c’è la voglia di far brillare questa “capitale” di luce propria, va benissimo come punto di partenza la storia della Serenissima, per poi però esaltare tutto il resto, partendo così per un viaggio di crescita culturale che potrà portare, in futuro, solo cose buone.
In questo dipinto del Tintoretto la flotta della Serenissima sconfigge quella milanese davanti a Riva del Garda, arrivando alla sua massima estensione nello “Stato da Terra”.
Questa notizia trova un “senso” leggendo questo articolo…
Qualche giorno fa infatti, durante un’intervista, sono venuto a conoscenza di una proposta avanzata dal Consorzio Lago di Garda Lombardia, formulata in occasione della nomina di Brescia e Bergamo “Capitale della Cultura 2023”.
La proposta, seppur solamente abbozzata, vorrebbe legare insieme, in una promozione turistica, parte dei territori lombardi nel segno della Serenissima Repubblica di Venezia, dal Garda bresciano fino a Bergamo.
Questo per trovare un filo conduttore al fine di raccontare un territorio diverso geograficamente ma unito, almeno per una parte della sua storia, sotto il vessillo del Leone di San Marco.
La proposta vorrebbe, necessariamente, estendersi anche alla sponda veneta e trentina del Garda.
Come ho dichiarato sul giornale, non posso non essere favorevole ad un’azione che porti alla ribalta storia e cultura, quindi ben vengano queste proposte…fa bene anche solo parlarne.
In questo senso, partire dalla storia della Serenissima Repubblica di Venezia, è di certo una scelta condivisibile per vari motivi.
Venezia infatti estese il suo “Stato da Terra” fino a Bergamo, passando per Brescia e il Lago di Garda.
Ogni paese gardesano porta infatti con sè testimonianze della Serenissima.
Peschiera del Garda ne è un esempio eclatante, ma anche Riva del Garda, come scritto sopra, divenne “veneziana”…dal 1440 fino al 1509.
Ci sono infatti storie che, storicamente, unirono come teatro tutto il Garda ed una su tutte, a mio parere, è l’epica impresa chiamata “Galeas per Montes” del 1439.
In quell’inverno la Serenissima condusse un esercito con le sue navi (Galee e non solo), dal mare (Venezia) lungo il fiume Adige, risalendolo fino circa all’altezza di Mori (TN), per poi proseguire a terra.
Le navi furono quindi tirate in secca per poter essere trainate dai buoi, fino al Lago di Loppio e da lì, oltre il valico montuoso di San Giovanni, raggiunsero il Lago di Garda a Torbole.
Un’impresa a dir poco memorabile!
Se dovessi sposare la proposta fatta dal Consorzio lombardo, la storia che vi ho velocemente raccontato potrebbe essere celebrata come quella storia condivisa utile in uno “storytelling” del Lago di Garda.
Ma questa, oltre ad essere un esempio, dovrebbe essere solo l’inizio a mio parere.
C’è talmente tanto da dire e raccontare sul Garda…
Io credo che la storia più importante, più unitaria da raccontare, sia comunque un’altra: quella del Lago di Garda.
Di quale storia parlo?
Parlo della storia in generale dell’ittiofauna, della pesca, delle tradizioni gardesane.
La studio e la racconto da anni…c’è un “mondo nascosto” nei fondali del Lago, sulle sue sponde e le sue montagne.
Il vero valore assoluto sarà saper raccontare “semplicemente” l’habitat e l’ecosistema, gli endemisi del Garda e del Baldo che lo caratterizzano, gli ulivi, le limonaie, la straordinaria generazione di un clima unico in questo contesto geografico, ecc…da questi valori discende la promozione turistica del futuro a mio modo di vedere, insieme alla valorizzazione della storia, in senso classico diciamo.
C’è davvero materiale per comporre un racconto “senza tempo”, affascinante e trainante per una promozione turistica che voglia mettere in prima fila la cultura e il valore di un territorio, elevandolo ulteriormente all’eccellenza.
La promozione turistica non può misurarsi solo sulla qualità delle strutture ricettive o dei “servizi turistici”, come parchi, ristoranti, ecc…che, seppur importanti, potrebbero essere replicati uguali o migliori anche in altre destinazioni concorrenti, soprattutto estere.
Abbiamo l’opportunità di esaltare ciò che non passerà mai di moda, né potrà mai essere copiato o replicato…ovvero l’identità gardesana, generata da una storia millenaria e da un contesto geografico unico, che ci ha consegnato un Lago che ricorda a nord un fiordo norvegese e a sud un mare.
Il Lago di Garda è da sempre una capitale della cultura.
Se finalmente c’è la voglia di far brillare questa “capitale” di luce propria, va benissimo come punto di partenza la storia della Serenissima, per poi però esaltare tutto il resto, partendo così per un viaggio di crescita culturale che potrà portare, in futuro, solo cose buone.