La Ciclovia del Garda…una questione “sospesa”
Queste immagini tridimensionali sono una rappresentazione del Lago di Garda, da nord verso sud, realizzate unendo immagini da satellite insieme ai dati ottenuti con rilevamenti acustici, “sonar”.
Si é così potuto visualizzare anche il fondale del Lago, come se lo stesso fosse prosciugato.
Davvero molto interessante.
La morfologia del fondale gardesano fa apparire, in modo evidente, due cose:
– i solchi del Fiume Sarca, al centro, generati dalla spinta delle sue correnti, che formano come dei canaloni…
– sul lato trentino/lombardo (destra nella prima foto e sinistra nelle altre due) i depositi subacquei delle frane, che appaiono chiaramente frastagliati, come delle colate.
É proprio su questi depositi di frana che vorrei fare un “semplice” ragionamento.
Queste frane, che sono naturalmente presenti nel nord del Garda almeno dalla fine dell’ultima glaciazione, fanno precipitare a Lago materiale roccioso dalle falesie che, rotolando, entra in acqua per proseguire la corsa lungo le ripide pareti subacquee, fino a raggiungere i massimi fondali, anche ad oltre 300 mt di profondità.
Bene, questi fenomeni franosi fanno parte e hanno una logica per il Garda.
Infatti creano le zone ideali per la riproduzione dell’unico endemismo gardesano, il Carpione, un salmonide pregiatissimo.
Proprio su quelle colate di materiale roccioso subacqueo, che si rinnovano spesso, depone le sue uova, in quanto le rocce cadute risultano pulite da sedimenti, fattore primario affinché avvenga la posa.
É un’interazione unica quanto il Carpione, che esiste al mondo, giusto ricordarlo, solo nel Lago di Garda.
Tutto ciò avviene da decine di millenni ed é proprio una caratteristica identitaria di questa parte del Garda, che qua ha le sembianze di un fiordo norvegese, mentre a sud di un mare aperto.
Come spesso accade, zone particolarmente “fragili” o potenzialmente pericolose sono anche le più ricche di fascino.
Negli anni ’30 fu realizzata ed ultimata la strada gardesana (orientale ed occidentale), per permettere alle auto di percorrere ad anello il Garda, dove prima esistevano solo sentieri.
Si dovette letteralmente scavare la montagna ed in taluni casi fare gallerie, ancora in uso.
In quasi un secolo di vita la gardesana né ha viste di frane…come é “naturale” che sia.
In questo contesto si inserisce la volontà di costruire una ciclabile, l’anello del Garda, che possa appunto unire tutte le sponde e i paesi, attraverso l’uso delle bici.
Trovo questo progetto ambizioso e di assoluta importanza, oltre che bellissimo.
Senza dilungarmi sulle certe ricadute positive generate da una ciclabile unica per tutto il Lago, mi soffermo sull’opportunità di valutare, alla luce delle caratteristiche che il Garda esprime proprio in queste zone, la possibilità o meno di collegare, con tratti “a sbalzo”, proprio i costoni franosi indicati.
Questo territorio “si comporta così da sempre”, ovvero frana.
Per questo motivo non mi sembra una strada praticabile insistere con la volontà di realizzare tratti di cilabile con queste caratteristiche proprio la dove sono più probabili questi eventi.
Ci sono zone che davvero, secondo me, non lo permettono.
Lo dico senza alcuna polemica…che proprio non mi appartiene.
L’opportunità che si cela però dietro il problema, in questo caso in primis la sicurezza, é davvero molto interessante a mio parere, oltre che rispettosa dell’ambiente e del paesaggio.
La futura ciclabile potrebbe trovare in queste zone, ed é questa la mia proposta che ho rilasciato come intervista al quotidiano Il Nuovo Trentino, un tratto misto, ovvero bici + nave.
Infatti la possibilità di avere navi da trasporto a motorizzazione ibrida, ovvero elettriche in fase di manovra di attracco e partenza, potrebbe risolvere il nodo creatosi rispetto le difficoltà legate alla criticità geologica e ambientale.
La navigazione sul Garda ha davvero una lunga storia e quindi non sarebbe per nulla difficile contastualizzare mezzi e comunicazione turistica in questo senso.
Si aprirebbero varie ed interessanti possibiltà.
I costi credo sarebbero anche minori.
Inoltre si offrirebbe, ai fruitori della ciclabile, una visione del Garda che non é possibile vedere né dalla gardesana né dalla ciclabile.
Le immagini che ho allegato all’articolo credo parlino da sole e siano talmente chiare da non poter essere ignorate.
Basta ricordare solo l’evento che ha colpito Campione del Garda nel 2014, quando 15.000 mc di roccia si staccarono dalla falesia sopra il borgo, foto in allegato (credits GardaPost).
“Fortunatamente” il tutto accadde alle 03:30 di notte e non ci fu nessun danno alle persone.
Purtroppo questo bellissimo borgo ancora oggi ne paga le conseguenze.
Il voler cercare di piegare ad ogni costo la natura ai propri desideri, a volte, può portare a conseguenze che la storia ci rammenta in molte tragiche ricorrenze…che ricordiamo ogni anno appunto per non essere dimenticate e perché siano d’esempio.
Si é così potuto visualizzare anche il fondale del Lago, come se lo stesso fosse prosciugato.
Davvero molto interessante.
La morfologia del fondale gardesano fa apparire, in modo evidente, due cose:
– i solchi del Fiume Sarca, al centro, generati dalla spinta delle sue correnti, che formano come dei canaloni…
– sul lato trentino/lombardo (destra nella prima foto e sinistra nelle altre due) i depositi subacquei delle frane, che appaiono chiaramente frastagliati, come delle colate.
É proprio su questi depositi di frana che vorrei fare un “semplice” ragionamento.
Queste frane, che sono naturalmente presenti nel nord del Garda almeno dalla fine dell’ultima glaciazione, fanno precipitare a Lago materiale roccioso dalle falesie che, rotolando, entra in acqua per proseguire la corsa lungo le ripide pareti subacquee, fino a raggiungere i massimi fondali, anche ad oltre 300 mt di profondità.
Bene, questi fenomeni franosi fanno parte e hanno una logica per il Garda.
Infatti creano le zone ideali per la riproduzione dell’unico endemismo gardesano, il Carpione, un salmonide pregiatissimo.
Proprio su quelle colate di materiale roccioso subacqueo, che si rinnovano spesso, depone le sue uova, in quanto le rocce cadute risultano pulite da sedimenti, fattore primario affinché avvenga la posa.
É un’interazione unica quanto il Carpione, che esiste al mondo, giusto ricordarlo, solo nel Lago di Garda.
Tutto ciò avviene da decine di millenni ed é proprio una caratteristica identitaria di questa parte del Garda, che qua ha le sembianze di un fiordo norvegese, mentre a sud di un mare aperto.
Come spesso accade, zone particolarmente “fragili” o potenzialmente pericolose sono anche le più ricche di fascino.
Negli anni ’30 fu realizzata ed ultimata la strada gardesana (orientale ed occidentale), per permettere alle auto di percorrere ad anello il Garda, dove prima esistevano solo sentieri.
Si dovette letteralmente scavare la montagna ed in taluni casi fare gallerie, ancora in uso.
In quasi un secolo di vita la gardesana né ha viste di frane…come é “naturale” che sia.
In questo contesto si inserisce la volontà di costruire una ciclabile, l’anello del Garda, che possa appunto unire tutte le sponde e i paesi, attraverso l’uso delle bici.
Trovo questo progetto ambizioso e di assoluta importanza, oltre che bellissimo.
Senza dilungarmi sulle certe ricadute positive generate da una ciclabile unica per tutto il Lago, mi soffermo sull’opportunità di valutare, alla luce delle caratteristiche che il Garda esprime proprio in queste zone, la possibilità o meno di collegare, con tratti “a sbalzo”, proprio i costoni franosi indicati.
Questo territorio “si comporta così da sempre”, ovvero frana.
Per questo motivo non mi sembra una strada praticabile insistere con la volontà di realizzare tratti di cilabile con queste caratteristiche proprio la dove sono più probabili questi eventi.
Ci sono zone che davvero, secondo me, non lo permettono.
Lo dico senza alcuna polemica…che proprio non mi appartiene.
L’opportunità che si cela però dietro il problema, in questo caso in primis la sicurezza, é davvero molto interessante a mio parere, oltre che rispettosa dell’ambiente e del paesaggio.
La futura ciclabile potrebbe trovare in queste zone, ed é questa la mia proposta che ho rilasciato come intervista al quotidiano Il Nuovo Trentino, un tratto misto, ovvero bici + nave.
Infatti la possibilità di avere navi da trasporto a motorizzazione ibrida, ovvero elettriche in fase di manovra di attracco e partenza, potrebbe risolvere il nodo creatosi rispetto le difficoltà legate alla criticità geologica e ambientale.
La navigazione sul Garda ha davvero una lunga storia e quindi non sarebbe per nulla difficile contastualizzare mezzi e comunicazione turistica in questo senso.
Si aprirebbero varie ed interessanti possibiltà.
I costi credo sarebbero anche minori.
Inoltre si offrirebbe, ai fruitori della ciclabile, una visione del Garda che non é possibile vedere né dalla gardesana né dalla ciclabile.
Le immagini che ho allegato all’articolo credo parlino da sole e siano talmente chiare da non poter essere ignorate.
Basta ricordare solo l’evento che ha colpito Campione del Garda nel 2014, quando 15.000 mc di roccia si staccarono dalla falesia sopra il borgo, foto in allegato (credits GardaPost).
“Fortunatamente” il tutto accadde alle 03:30 di notte e non ci fu nessun danno alle persone.
Purtroppo questo bellissimo borgo ancora oggi ne paga le conseguenze.
Il voler cercare di piegare ad ogni costo la natura ai propri desideri, a volte, può portare a conseguenze che la storia ci rammenta in molte tragiche ricorrenze…che ricordiamo ogni anno appunto per non essere dimenticate e perché siano d’esempio.