Qualcosa è cambiato nelle profondità gardesane…
𝙀’ 𝙞𝙣 𝙘𝙤𝙧𝙨𝙤 𝙪𝙣𝙤 𝙨𝙩𝙧𝙖𝙣𝙤 𝙛𝙚𝙣𝙤𝙢𝙚𝙣𝙤 𝙣𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙥𝙧𝙤𝙛𝙤𝙣𝙙𝙞𝙩𝙖’ 𝙜𝙖𝙧𝙙𝙚𝙨𝙖𝙣𝙚…
Dalla primavera del 2017, le condotte sub lacuali comprese tra Toscolano Maderno e Torri del Benaco, sono interessate da un’azione corrosiva, causata da conglomerati batterici (bioconcrezioni) in grado di attaccare l’acciaio, mangiandolo…non saprei spiegarlo in altro modo.
Uno strano fenomeno, non c’è nulla da dire, mai visto prima a quanto pare.
Queste tubazioni, in acciaio rivestito, hanno uno spessore di ben 13,5 mm e sono state posate nel Lago tra il 1984 e 1985 per collegare, seguendo il profilo del fondale gardesano, Toscolano a Torri.
Queste condotte, doppie, al cui interno scorrono i reflui fognari che passano quindi dalla sponda bresciana del Garda a quella veronese (in questo senso di marcia), raggiungono una profondità massima di -247 mt e sono lunghe poco più di 7 km.
Inizialmente questo fenomeno di biocorrosione era circoscritto, quando osservato per la prima volta, solo a poche decine di metri di profondità, – 40 mt e solo sul lato bresciano (Toscolano).
In realtà, dal primo avvistamento, si sono poi estese velocemente anche a profondità estremamente elevate, arrivando fino a -220 mt (quest’anno), coprendo una superficie, lungo le tubature, di oltre 3 km da Toscolano verso Torri e circa 340 mt da Torri verso Toscolano.
Anche il numero e la dimensione di questi agglomerati è aumentato dopo la prima rilevazione causando, a conti fatti, centinaia di erosioni di varia entità e alcune di esse, per fortuna in percentuale minoritaria, sono state in grado di consumare da 5 fino 8 mm di spessore di acciaio, sui 13,5 mm di spessore complessivo.
Sono centinaia ormai questi attacchi alle tubature sublacuali, localizzati al 90% sui cordoni di saldatura dei giunti tra i tubi.
Riporto un esempio per comprendere la velocità, per ora, di questo fenomeno.
Dalla video ispezione fatta nel 2022 con un ROV subacqueo, necessaria per monitorare lo stato della condotta e programmare gli eventuali interventi necessari, erano state individuate 156 bioconcrezioni.
Nel 2023, dando seguito quindi all’intervento di manutenzione programmato sulla base delle risultanze ottenute dall’ispezione con il ROV, le concrezioni erano già aumentate di ben 63 unità, rispetto quelle censite neanche l’anno prima.
Così nel marzo scorso, 2023, sono state rinvenute e rimosse 219 concrezioni.
11 di esse hanno reso necessario, dopo la loro rimozione, un intervento di rivestimento con “clampe” per incamiciare le lesioni in quanto lo spessore residuo dell’acciaio era esiguo.
72 sono state sistemate con resine speciali bicomponenti…le restanti, una volta rimosse, non avevano ancora avuto modo di intaccare l’acciaio.
Sono quindi centinaia gli interventi di ripristino già eseguiti dal 2017 al marzo scorso.
Questo ammaloramento delle tubature, risultando un fenomeno nuovo mai visto prima, non era certo prevedibile e sta generando non pochi problemi.
Uno tra questi, forse il più delicato, coinvolge il personale subacqueo addetto alle riparazioni.
Per lavorare a quelle profondità infatti i sub devono respirare speciali miscele di ossigeno e vivere H24 in camera iperbarica in quanto, se venissero a contatto con la pressione atmosferica esterna, potrebbero morire immediatamente.
La questione in merito alla permanenza delle condotte sub lacuali nel Garda è seria, sia per queste bioconcrezioni che le aggrediscono quotidianamente, sia per le enormi difficoltà, costi e rischi necessari per le manutenzioni e riparazioni a tali profondità.
Del resto, leggendo i rapporti tecnici, si evidenzia come si sia giunti al limite massimo rispetto le profondità raggiungibili dai sub in acque interne (laghi).
Non vi sono, ad oggi, tecnologie possibili in un bacino chiuso in grado di far scendere i subacquei a profondità maggiori delle attuali già raggiunte.
Il collettore sub lacuale però si inabissa oltre tali limiti, fino a -247 mt e quindi la sotto non avrebbe modo, per ora, né d’essere raggiunto fisicamente dall’uomo, né quindi in caso d’essere riparato.
Per adesso, bisogna monitorare che queste bioconcrezioni non intacchino l’acciaio anche a quelle profondità, ma questo lo si potrà sapere solo dopo la prossima video ispezione.
Per il resto, l’ottimo lavoro eseguito dall’ente gestore, ha garantito fin ora la tenuta del sistema attraverso riparazioni ed interventi periodici.
Le condotte però sono ormai arrivate tecnicamente a fine vita, a scadenza diciamo, così come dichiarato dal costruttore e questo dato, insieme ad altri oltre quelli sopra citati, delinea un quadro chiaro.
Quindi, come da report ufficiale pubblicato, non sarà più possibile garantire il mantenimento in esercizio del collettore in totale sicurezza.
Anche per questi motivi si rende necessaria la dismissione della sublacuale per poter passare ad altri sistemi più performanti e adatti alle esigenze attuali e future.
Credits ph: Drafinsub e Acque Bresciane, tramite editoriale GardaPost
Dalla primavera del 2017, le condotte sub lacuali comprese tra Toscolano Maderno e Torri del Benaco, sono interessate da un’azione corrosiva, causata da conglomerati batterici (bioconcrezioni) in grado di attaccare l’acciaio, mangiandolo…non saprei spiegarlo in altro modo.
Uno strano fenomeno, non c’è nulla da dire, mai visto prima a quanto pare.
Queste tubazioni, in acciaio rivestito, hanno uno spessore di ben 13,5 mm e sono state posate nel Lago tra il 1984 e 1985 per collegare, seguendo il profilo del fondale gardesano, Toscolano a Torri.
Queste condotte, doppie, al cui interno scorrono i reflui fognari che passano quindi dalla sponda bresciana del Garda a quella veronese (in questo senso di marcia), raggiungono una profondità massima di -247 mt e sono lunghe poco più di 7 km.
Inizialmente questo fenomeno di biocorrosione era circoscritto, quando osservato per la prima volta, solo a poche decine di metri di profondità, – 40 mt e solo sul lato bresciano (Toscolano).
In realtà, dal primo avvistamento, si sono poi estese velocemente anche a profondità estremamente elevate, arrivando fino a -220 mt (quest’anno), coprendo una superficie, lungo le tubature, di oltre 3 km da Toscolano verso Torri e circa 340 mt da Torri verso Toscolano.
Anche il numero e la dimensione di questi agglomerati è aumentato dopo la prima rilevazione causando, a conti fatti, centinaia di erosioni di varia entità e alcune di esse, per fortuna in percentuale minoritaria, sono state in grado di consumare da 5 fino 8 mm di spessore di acciaio, sui 13,5 mm di spessore complessivo.
Sono centinaia ormai questi attacchi alle tubature sublacuali, localizzati al 90% sui cordoni di saldatura dei giunti tra i tubi.
Riporto un esempio per comprendere la velocità, per ora, di questo fenomeno.
Dalla video ispezione fatta nel 2022 con un ROV subacqueo, necessaria per monitorare lo stato della condotta e programmare gli eventuali interventi necessari, erano state individuate 156 bioconcrezioni.
Nel 2023, dando seguito quindi all’intervento di manutenzione programmato sulla base delle risultanze ottenute dall’ispezione con il ROV, le concrezioni erano già aumentate di ben 63 unità, rispetto quelle censite neanche l’anno prima.
Così nel marzo scorso, 2023, sono state rinvenute e rimosse 219 concrezioni.
11 di esse hanno reso necessario, dopo la loro rimozione, un intervento di rivestimento con “clampe” per incamiciare le lesioni in quanto lo spessore residuo dell’acciaio era esiguo.
72 sono state sistemate con resine speciali bicomponenti…le restanti, una volta rimosse, non avevano ancora avuto modo di intaccare l’acciaio.
Sono quindi centinaia gli interventi di ripristino già eseguiti dal 2017 al marzo scorso.
Questo ammaloramento delle tubature, risultando un fenomeno nuovo mai visto prima, non era certo prevedibile e sta generando non pochi problemi.
Uno tra questi, forse il più delicato, coinvolge il personale subacqueo addetto alle riparazioni.
Per lavorare a quelle profondità infatti i sub devono respirare speciali miscele di ossigeno e vivere H24 in camera iperbarica in quanto, se venissero a contatto con la pressione atmosferica esterna, potrebbero morire immediatamente.
La questione in merito alla permanenza delle condotte sub lacuali nel Garda è seria, sia per queste bioconcrezioni che le aggrediscono quotidianamente, sia per le enormi difficoltà, costi e rischi necessari per le manutenzioni e riparazioni a tali profondità.
Del resto, leggendo i rapporti tecnici, si evidenzia come si sia giunti al limite massimo rispetto le profondità raggiungibili dai sub in acque interne (laghi).
Non vi sono, ad oggi, tecnologie possibili in un bacino chiuso in grado di far scendere i subacquei a profondità maggiori delle attuali già raggiunte.
Il collettore sub lacuale però si inabissa oltre tali limiti, fino a -247 mt e quindi la sotto non avrebbe modo, per ora, né d’essere raggiunto fisicamente dall’uomo, né quindi in caso d’essere riparato.
Per adesso, bisogna monitorare che queste bioconcrezioni non intacchino l’acciaio anche a quelle profondità, ma questo lo si potrà sapere solo dopo la prossima video ispezione.
Per il resto, l’ottimo lavoro eseguito dall’ente gestore, ha garantito fin ora la tenuta del sistema attraverso riparazioni ed interventi periodici.
Le condotte però sono ormai arrivate tecnicamente a fine vita, a scadenza diciamo, così come dichiarato dal costruttore e questo dato, insieme ad altri oltre quelli sopra citati, delinea un quadro chiaro.
Quindi, come da report ufficiale pubblicato, non sarà più possibile garantire il mantenimento in esercizio del collettore in totale sicurezza.
Anche per questi motivi si rende necessaria la dismissione della sublacuale per poter passare ad altri sistemi più performanti e adatti alle esigenze attuali e future.
Credits ph: Drafinsub e Acque Bresciane, tramite editoriale GardaPost