1861…il valore del ritorno al passato per un futuro migliore
Facciamo per un attimo finta di uscire dal casello autostradale di Peschiera e come nel film di Troisi e Benigni, “ππ€π£ ππ π§ππ¨π©π πππ π₯πππ£πππ§π”, ritrovarci indietro nel tempo.
Proprio in quel punto, bene o male all’altezza del casello, dirigendoci verso Peschiera, con lo sguardo verso sinistra, ci troveremo davanti gli occhi questo paesaggio, che Antonio Plattner disegnΓ² nel 1861 (prima foto in copertina).
Paesaggio che ritroviamo in questa planimetria ottocentesca (seconda foto), in una visione dall’alto.
Il punto d’osservazione del Plattner poteva essere, probabilmente, sulla parte piΓΉ di destra della planimetria (sinistra Mincio), dopo la “pesca Berto”.
La cosa che balza agli occhi Γ¨ il Fiume Mincio che non Γ¨ un fiume canalizzato e dritto come un’asta come lo vediamo oggi, bensΓ¬ si mostra nella sua forma originale, fatta di isolette e tanti canali, caratterizzati da varie profonditΓ e velocitΓ di corrente.
Questi disegni mi ricordano quel paesaggio che mi descriveva mio zio Bruno…che lo visse quand’era ragazzino, “ante-bonifica” e rettificazione del fiume.
Sulle isolette si coltivavano a volte anche ortaggi e come spesso accadeva, i pescatori/contadini praticavano entrambe le attivitΓ .
Infatti tra mulini, casotti di pesca, i canali e l’erba dei pascoli, il tutto poteva ricordare un paesaggio olandese, cosΓ¬ come lo definΓ¬ un giornalista dell’Arena, Giuseppe Trecca, in visita a Peschiera del Garda la vigilia di Natale del 1928, quando ancora il Mincio esprimeva le sue caratteristiche naturali.
CiΓ² che mi domando Γ© quanto efficacemente questo sistema di canali, isolette, piante acquatiche e cannetti, potesse agire come una sorta di “spugna” fito-depurativa.
Del resto, anche se la popolazione sulle sponde del Lago di Garda e del suo piccolo bacino idrografico era allora assai ridotta rispetto oggi (πππ¬ππ‘π’ππ«π πππ₯ πππ«ππ π§ππ₯ ππππ ππ¨π§πππ―π π¬π¨π₯π¨ πππ πππ’πππ§ππ’, ππ¨π§ππ«π¨ π π₯π’ π¨π₯ππ«π ππ.πππ π¨ππ’ππ«π§π’) i reflui urbani di tutti i paesi finivano evidentemente nel lago e nei suoi affluenti.
A rinforzo di quanto detto, basti pensare che le truppe dei vari eserciti, per bere l’acqua del lago, erano soliti bollirla prima dell’utilizzo, proprio perchΓ© la quantitΓ non era certo come un’acqua di sorgente…
L’acqua era quindi inquinata una volta?
No, non chimicamente, ma Γ© certo che in determinati punti e lungo determinate linee di corrente se ipoteticamente ARPAV avesse potuto fare dei controlli, avrebbe trovato valori molto ben al di sopra dei limiti oggi consentiti.
Ma nel “quadro generale” le acque del lago, mescolandosi con le correnti ed i venti, passando attraverso canneti, piante acquatiche, ecc…si auto-depuravano attraverso quell’ottimo sistema naturale che si chiama fitodepurazione.
Certamente il Fiume Mincio, che nasce proprio a Peschiera del Garda, dopo i Setteponti che si vedono in questi due disegni mantiene oggi, all’inizio del suo percorso, una qualitΓ delle acque pari a quella del Lago di Garda (di cui Γ© l’unico emissario), quindi piΓΉ che buona.
Ma non puΓ² dirsi lo stesso scendendo verso sud.
Necessiterebbe infatti di un VERO e REALE piano di rinaturazione, non di facciata, affinacato ad altri interventi ovviamente, che possa permettere al suo sistema fito-depurativo di esprimersi al meglio e quindi lavorare anche sulla torbiditΓ e sulla degradazione dei sali nutritivi disciolti che aumentano in concentrazione piΓΉ si scende verso valle, ovvero verso il Fiume Po.
Sono a conoscenza degli ottimi progetti del Parco del Mincio a tal riguardo e spero che anche l’immagine che ho pubblicato, che ritrae il fiume nel suo aspetto originario, (tratta dall’ottimo libro del prof. Franco Prospero, “πππππ πππ¨πππππ§π π½ππ‘π‘π€ π ππ€π§π©π πΌπ§π£ππ¨π”) possa essere uno stimolo e un punto di partenza per ragionare nei termini sopra descritti.
Alla fine ed Γ¨ una mia considerazione personale, cercare di riconsegnare ad un ambiente naturale, anche se in parte, le sue caratteristiche originarie, non Γ¨ solo sinonimo di rinaturazione e attenzione verso l’ambiente, ma Γ¨ anche un passo strategico verso quello sviluppo imprenditoriale turistico in grado di portare sviluppo economico di pari passo alla tutela ambientale.
Una destinazione turistica e quindi un territorio in grado di esprimere al meglio le sue caratteristiche naturali, sarΓ sempre una destinazione attrattiva ed in grado soprattutto di assicurare una buona qualitΓ di vita alla popolazione che la abita.
Quindi, in questo senso, le cose lavorano in parallelo e non si contrappongono l’una all’altra come potrebbe sembrare…
Proprio in quel punto, bene o male all’altezza del casello, dirigendoci verso Peschiera, con lo sguardo verso sinistra, ci troveremo davanti gli occhi questo paesaggio, che Antonio Plattner disegnΓ² nel 1861 (prima foto in copertina).
Paesaggio che ritroviamo in questa planimetria ottocentesca (seconda foto), in una visione dall’alto.
Il punto d’osservazione del Plattner poteva essere, probabilmente, sulla parte piΓΉ di destra della planimetria (sinistra Mincio), dopo la “pesca Berto”.
La cosa che balza agli occhi Γ¨ il Fiume Mincio che non Γ¨ un fiume canalizzato e dritto come un’asta come lo vediamo oggi, bensΓ¬ si mostra nella sua forma originale, fatta di isolette e tanti canali, caratterizzati da varie profonditΓ e velocitΓ di corrente.
Questi disegni mi ricordano quel paesaggio che mi descriveva mio zio Bruno…che lo visse quand’era ragazzino, “ante-bonifica” e rettificazione del fiume.
Sulle isolette si coltivavano a volte anche ortaggi e come spesso accadeva, i pescatori/contadini praticavano entrambe le attivitΓ .
Infatti tra mulini, casotti di pesca, i canali e l’erba dei pascoli, il tutto poteva ricordare un paesaggio olandese, cosΓ¬ come lo definΓ¬ un giornalista dell’Arena, Giuseppe Trecca, in visita a Peschiera del Garda la vigilia di Natale del 1928, quando ancora il Mincio esprimeva le sue caratteristiche naturali.
CiΓ² che mi domando Γ© quanto efficacemente questo sistema di canali, isolette, piante acquatiche e cannetti, potesse agire come una sorta di “spugna” fito-depurativa.
Del resto, anche se la popolazione sulle sponde del Lago di Garda e del suo piccolo bacino idrografico era allora assai ridotta rispetto oggi (πππ¬ππ‘π’ππ«π πππ₯ πππ«ππ π§ππ₯ ππππ ππ¨π§πππ―π π¬π¨π₯π¨ πππ πππ’πππ§ππ’, ππ¨π§ππ«π¨ π π₯π’ π¨π₯ππ«π ππ.πππ π¨ππ’ππ«π§π’) i reflui urbani di tutti i paesi finivano evidentemente nel lago e nei suoi affluenti.
A rinforzo di quanto detto, basti pensare che le truppe dei vari eserciti, per bere l’acqua del lago, erano soliti bollirla prima dell’utilizzo, proprio perchΓ© la quantitΓ non era certo come un’acqua di sorgente…
L’acqua era quindi inquinata una volta?
No, non chimicamente, ma Γ© certo che in determinati punti e lungo determinate linee di corrente se ipoteticamente ARPAV avesse potuto fare dei controlli, avrebbe trovato valori molto ben al di sopra dei limiti oggi consentiti.
Ma nel “quadro generale” le acque del lago, mescolandosi con le correnti ed i venti, passando attraverso canneti, piante acquatiche, ecc…si auto-depuravano attraverso quell’ottimo sistema naturale che si chiama fitodepurazione.
Certamente il Fiume Mincio, che nasce proprio a Peschiera del Garda, dopo i Setteponti che si vedono in questi due disegni mantiene oggi, all’inizio del suo percorso, una qualitΓ delle acque pari a quella del Lago di Garda (di cui Γ© l’unico emissario), quindi piΓΉ che buona.
Ma non puΓ² dirsi lo stesso scendendo verso sud.
Necessiterebbe infatti di un VERO e REALE piano di rinaturazione, non di facciata, affinacato ad altri interventi ovviamente, che possa permettere al suo sistema fito-depurativo di esprimersi al meglio e quindi lavorare anche sulla torbiditΓ e sulla degradazione dei sali nutritivi disciolti che aumentano in concentrazione piΓΉ si scende verso valle, ovvero verso il Fiume Po.
Sono a conoscenza degli ottimi progetti del Parco del Mincio a tal riguardo e spero che anche l’immagine che ho pubblicato, che ritrae il fiume nel suo aspetto originario, (tratta dall’ottimo libro del prof. Franco Prospero, “πππππ πππ¨πππππ§π π½ππ‘π‘π€ π ππ€π§π©π πΌπ§π£ππ¨π”) possa essere uno stimolo e un punto di partenza per ragionare nei termini sopra descritti.
Alla fine ed Γ¨ una mia considerazione personale, cercare di riconsegnare ad un ambiente naturale, anche se in parte, le sue caratteristiche originarie, non Γ¨ solo sinonimo di rinaturazione e attenzione verso l’ambiente, ma Γ¨ anche un passo strategico verso quello sviluppo imprenditoriale turistico in grado di portare sviluppo economico di pari passo alla tutela ambientale.
Una destinazione turistica e quindi un territorio in grado di esprimere al meglio le sue caratteristiche naturali, sarΓ sempre una destinazione attrattiva ed in grado soprattutto di assicurare una buona qualitΓ di vita alla popolazione che la abita.
Quindi, in questo senso, le cose lavorano in parallelo e non si contrappongono l’una all’altra come potrebbe sembrare…