Non è solo una questione di pesci…
𝐈 𝐧𝐨𝐝𝐢 𝐯𝐞𝐧𝐠𝐨𝐧𝐨 𝐚𝐥 𝐩𝐞𝐭𝐭𝐢𝐧𝐞…
Il Ministero dell’Ambiente ha concesso l’immissione del Coregone lavarello in alcuni laghi subalpini italiani (Como e Iseo), eccetto però il Lago di Garda.
Questa questione ha suscitato l’ira dei pescatori di professione in quanto, di fatto, da anni basano la loro attività prevalentemente su questa specie.
Questa decisione, che vieta ancora l’immissione del Coregone lavarello nel Lago di Garda, non è una presa di posizione esente da motivazioni, in quanto il tutto viene giustificato per la presenza del Carpione che, essendo una specie endemica a forte rischio estinzione, potrebbe anche risentire pesantemente nella competizione alimentare proprio con il Coregone lavarello, specie immessa nel lago di Garda nel 1918.
Essendo questo endemismo presente nel mondo solo nel Lago di Garda, va certamente tutelato.
Almeno questa era ed è una delle motivazioni ufficiali (fonte ISPRA).
In un recente intervento in parlamento però, dove la questione gardesana ha trovato spazio nel dibattito politico, pare che la mancata autorizzazione all’immissione per il Garda si basi questa volta su altre questioni, ovvero la mancata richiesta di deroga da parte delle Regione Lombardia per il Lago di Garda…anche se, a dir il vero, mi suona un po’ strana questa cosa.
Comunque questo stallo, se non risolto, rischia di sancire la fine della pesca di professione del Garda così come l’abbiamo finora conosciuta.
Non deve succedere.
Le questioni legate all’acqua e all’ittiofauna Gardesana sono alcuni dei punti principali su cui ho insistito nella mia attività in questi anni.
Proprio nel Contratto di Lago vengono riportate infatti le azioni necessarie alla tutela del Lago di Garda.
𝘓’𝘰𝘴𝘴𝘦𝘳𝘷𝘢𝘵𝘰𝘳𝘪𝘰 𝘢𝘮𝘣𝘪𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘮𝘢𝘯𝘦𝘯𝘵𝘦, 𝘪𝘭 𝘳𝘦𝘤𝘶𝘱𝘦𝘳𝘰 𝘦 𝘭𝘢 𝘳𝘪𝘯𝘢𝘵𝘶𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘩𝘢𝘣𝘪𝘵𝘢𝘵, 𝘭𝘢 𝘴𝘢𝘯𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘤𝘢𝘳𝘦𝘯𝘦 𝘦 𝘮𝘰𝘵𝘰𝘳𝘪, 𝘪𝘭 𝘮𝘰𝘯𝘪𝘵𝘰𝘳𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘴𝘱𝘦𝘤𝘪𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘰𝘤𝘵𝘰𝘯𝘦 𝘤𝘰𝘯 𝘤𝘢𝘳𝘢𝘵𝘵𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘪 𝘪𝘯𝘷𝘢𝘴𝘪𝘷𝘪𝘵𝘢’, 𝘦𝘤𝘤… sono i punti inseriti proprio in questo contratto che oggi, alla luce di queste vicende, suonano in parte come quell’antidoto, non somministrato, rispetto ciò che si è venuto a verificare.
Per pianificare il futuro della pesca, il mantenimento della biomassa ittica e biodiversità nel Lago di Garda, risulta necessario dotarsi di dati e metodi scientifici chiari ed inequivocabili, come detto, attraverso i quali costruire proposte valide, regolamenti e una nuova sensibilità di autotutela.
Ma probabilmente, ed è questo un concetto generale che coinvolge tutti, è necessario comprendere che gli studi scientifici dedicati alla comprensione delle dinamiche del Lago di Garda sono tanto necessari quanto certamente in ritardo di decenni rispetto le problematiche emerse.
Ma c’è una cosa da dire:…”𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐞’ 𝐜𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐥𝐞𝐠𝐚𝐭𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐚𝐢 𝐩𝐞𝐬𝐜𝐢”.
Questi temi infatti toccano la società, sono infatti quasi un centinaio le famiglie che vivono con la pesca; c’è di mezzo la biodiversità delle specie ittiche da salvaguardare, in quanto sono patrimonio di tutti; riguarda l’ecosistema e l’ambiente, che sono 𝐟𝐚𝐭𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐝𝐞𝐭𝐞𝐫𝐦𝐢𝐧𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐛𝐞𝐧𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚’ 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚, oltre che fattori incredibilmente importanti per l’attrattività della nostra destinazione e quindi, di fatto, è una questione anche economica, in quanto tocca e coinvolge il valore di PIL più rilevante di questi territori, il turismo.
Quindi non è una questione legata “semplicemente” ai pesci…è una questione primaria da affrontare per il Garda, che tocca tutti, direttamente e indirettamente.
La strategia vincente per questo lago sarà tendere alla qualità, quindi istituire un 𝐦𝐚𝐫𝐜𝐡𝐢𝐨 𝐝’𝐞𝐜𝐜𝐞𝐥𝐥𝐞𝐧𝐳𝐚 del pescato gardesano.
Anche questo è un concetto su cui ho scritto varie volte; un marchio che identifichi il pesce del Lago di Garda come un pesce qualitativamente eccellente, in quando vive e cresce in acque pulite (certificate tali) e che quindi deve avere sul mercato il giusto riconoscimento e valore.
Da questo punto discenderanno conseguentemente delle quote di pesca che potranno garantire una massiva riproduzione naturale delle specie, il loro accrescimento e di conseguenza la corretta disponibilità anche per la pesca di professione e sportiva, che resta e ci auguriamo resterà un valore, perché parte delle tradizioni più radicate e secolari del Lago di Garda.
Per mantenere poi un marchio d’eccellenza serviranno investimenti, regole di autotutela ulteriori, tutte atte a garantire il miglior mantenimento in salute dell’habitat ed ecosistema lacustre.
Il marchio d’eccellenza è come la punta di un iceberg, che sottende una moltitudine di azioni virtuose che magari non si vedono, ma che formano e mantengono la struttura d’insieme.
Personalmente, come assessore del comune di Peschiera del Garda, come vice presidente della Comunità del Garda, ma soprattutto come cittadino gardesano, ho sempre tenuto nella massima considerazione il valore storico e di tradizione della pesca di professione, di quella sportiva, dell’habitat lacustre ed il suo ecosistema, compresa la qualità delle acque.
L’ho fatto esponendomi sempre in prima persona, con conferenze tematiche, pubblicazioni ed interventi/proposte nelle sedi opportune, spesso anche in “controtendenza”, perché mi sembra una battaglia lungimirante da fare per cui in futuro qualcuno ringrazerà e perché questo è il dovere di un amministratore/politico che crede nel valore del proprio territorio.
Ritengo la pesca un valore gardesano, una tradizione da coltivare anche per le nuove generazioni.
I pescatori di professione, quanto quelli sportivi, sono le vere sentinelle che 365 giorni l’anno si trovano sul Lago di Garda, lo vivono e quindi sono i primi in grado di identificare eventuali problematiche e/o cambiamenti.
Il professionista deve riappropriarsi di quel ruolo attivo nella “gestione e manutenzione” lacustre, ma gli si devono dare i mezzi per farlo…ed in questo i pescatori sportivi sono “più avanti”.
Per arrivare a tanto però serve fare squadra, serve unità di intenti, serve capire che 𝐥𝐚 𝐂𝐨𝐦𝐮𝐧𝐢𝐭à 𝐝𝐞𝐥 𝐆𝐚𝐫𝐝𝐚 𝐞’ 𝐥𝐚 𝐜𝐚𝐬𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐠𝐚𝐫𝐝𝐞𝐬𝐚𝐧𝐢 e quindi la casa anche di tutti i pescatori di professione quanto di quelli sportivi che abbiano però a cuore il futuro di questo magnifico lago; è il luogo ideale per fare sintesi, confrontarsi e per proporre agli enti regionali e al governo una strada condivisa da percorrere.
Non si può pensare che siano sempre gli “altri” a risolvere i problemi, bisogna farsene carico, metterci la faccia e affrontarli.
Credo che ci saranno sviluppi a breve…
(𝘐𝘯 𝘧𝘰𝘵𝘰 𝘢𝘭𝘤𝘶𝘯𝘦 𝘢𝘵𝘵𝘪𝘷𝘪𝘵𝘢’ 𝘥𝘪 𝘱𝘦𝘴𝘤𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘰𝘨𝘨𝘪 𝘯𝘰𝘯 𝘦𝘴𝘪𝘴𝘵𝘰𝘯𝘰 𝘱𝘪𝘶’: 𝘈𝘯𝘨𝘶𝘪𝘭𝘭𝘢, 𝘊𝘢𝘳𝘱𝘪𝘰𝘯𝘦, 𝘈𝘭𝘣𝘰𝘳𝘦𝘭𝘭𝘢)
Il Ministero dell’Ambiente ha concesso l’immissione del Coregone lavarello in alcuni laghi subalpini italiani (Como e Iseo), eccetto però il Lago di Garda.
Questa questione ha suscitato l’ira dei pescatori di professione in quanto, di fatto, da anni basano la loro attività prevalentemente su questa specie.
Questa decisione, che vieta ancora l’immissione del Coregone lavarello nel Lago di Garda, non è una presa di posizione esente da motivazioni, in quanto il tutto viene giustificato per la presenza del Carpione che, essendo una specie endemica a forte rischio estinzione, potrebbe anche risentire pesantemente nella competizione alimentare proprio con il Coregone lavarello, specie immessa nel lago di Garda nel 1918.
Essendo questo endemismo presente nel mondo solo nel Lago di Garda, va certamente tutelato.
Almeno questa era ed è una delle motivazioni ufficiali (fonte ISPRA).
In un recente intervento in parlamento però, dove la questione gardesana ha trovato spazio nel dibattito politico, pare che la mancata autorizzazione all’immissione per il Garda si basi questa volta su altre questioni, ovvero la mancata richiesta di deroga da parte delle Regione Lombardia per il Lago di Garda…anche se, a dir il vero, mi suona un po’ strana questa cosa.
Comunque questo stallo, se non risolto, rischia di sancire la fine della pesca di professione del Garda così come l’abbiamo finora conosciuta.
Non deve succedere.
Le questioni legate all’acqua e all’ittiofauna Gardesana sono alcuni dei punti principali su cui ho insistito nella mia attività in questi anni.
Proprio nel Contratto di Lago vengono riportate infatti le azioni necessarie alla tutela del Lago di Garda.
𝘓’𝘰𝘴𝘴𝘦𝘳𝘷𝘢𝘵𝘰𝘳𝘪𝘰 𝘢𝘮𝘣𝘪𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘮𝘢𝘯𝘦𝘯𝘵𝘦, 𝘪𝘭 𝘳𝘦𝘤𝘶𝘱𝘦𝘳𝘰 𝘦 𝘭𝘢 𝘳𝘪𝘯𝘢𝘵𝘶𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘩𝘢𝘣𝘪𝘵𝘢𝘵, 𝘭𝘢 𝘴𝘢𝘯𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘤𝘢𝘳𝘦𝘯𝘦 𝘦 𝘮𝘰𝘵𝘰𝘳𝘪, 𝘪𝘭 𝘮𝘰𝘯𝘪𝘵𝘰𝘳𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘴𝘱𝘦𝘤𝘪𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘰𝘤𝘵𝘰𝘯𝘦 𝘤𝘰𝘯 𝘤𝘢𝘳𝘢𝘵𝘵𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘪 𝘪𝘯𝘷𝘢𝘴𝘪𝘷𝘪𝘵𝘢’, 𝘦𝘤𝘤… sono i punti inseriti proprio in questo contratto che oggi, alla luce di queste vicende, suonano in parte come quell’antidoto, non somministrato, rispetto ciò che si è venuto a verificare.
Per pianificare il futuro della pesca, il mantenimento della biomassa ittica e biodiversità nel Lago di Garda, risulta necessario dotarsi di dati e metodi scientifici chiari ed inequivocabili, come detto, attraverso i quali costruire proposte valide, regolamenti e una nuova sensibilità di autotutela.
Ma probabilmente, ed è questo un concetto generale che coinvolge tutti, è necessario comprendere che gli studi scientifici dedicati alla comprensione delle dinamiche del Lago di Garda sono tanto necessari quanto certamente in ritardo di decenni rispetto le problematiche emerse.
Ma c’è una cosa da dire:…”𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐞’ 𝐜𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐥𝐞𝐠𝐚𝐭𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐚𝐢 𝐩𝐞𝐬𝐜𝐢”.
Questi temi infatti toccano la società, sono infatti quasi un centinaio le famiglie che vivono con la pesca; c’è di mezzo la biodiversità delle specie ittiche da salvaguardare, in quanto sono patrimonio di tutti; riguarda l’ecosistema e l’ambiente, che sono 𝐟𝐚𝐭𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐝𝐞𝐭𝐞𝐫𝐦𝐢𝐧𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐛𝐞𝐧𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚’ 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚, oltre che fattori incredibilmente importanti per l’attrattività della nostra destinazione e quindi, di fatto, è una questione anche economica, in quanto tocca e coinvolge il valore di PIL più rilevante di questi territori, il turismo.
Quindi non è una questione legata “semplicemente” ai pesci…è una questione primaria da affrontare per il Garda, che tocca tutti, direttamente e indirettamente.
La strategia vincente per questo lago sarà tendere alla qualità, quindi istituire un 𝐦𝐚𝐫𝐜𝐡𝐢𝐨 𝐝’𝐞𝐜𝐜𝐞𝐥𝐥𝐞𝐧𝐳𝐚 del pescato gardesano.
Anche questo è un concetto su cui ho scritto varie volte; un marchio che identifichi il pesce del Lago di Garda come un pesce qualitativamente eccellente, in quando vive e cresce in acque pulite (certificate tali) e che quindi deve avere sul mercato il giusto riconoscimento e valore.
Da questo punto discenderanno conseguentemente delle quote di pesca che potranno garantire una massiva riproduzione naturale delle specie, il loro accrescimento e di conseguenza la corretta disponibilità anche per la pesca di professione e sportiva, che resta e ci auguriamo resterà un valore, perché parte delle tradizioni più radicate e secolari del Lago di Garda.
Per mantenere poi un marchio d’eccellenza serviranno investimenti, regole di autotutela ulteriori, tutte atte a garantire il miglior mantenimento in salute dell’habitat ed ecosistema lacustre.
Il marchio d’eccellenza è come la punta di un iceberg, che sottende una moltitudine di azioni virtuose che magari non si vedono, ma che formano e mantengono la struttura d’insieme.
Personalmente, come assessore del comune di Peschiera del Garda, come vice presidente della Comunità del Garda, ma soprattutto come cittadino gardesano, ho sempre tenuto nella massima considerazione il valore storico e di tradizione della pesca di professione, di quella sportiva, dell’habitat lacustre ed il suo ecosistema, compresa la qualità delle acque.
L’ho fatto esponendomi sempre in prima persona, con conferenze tematiche, pubblicazioni ed interventi/proposte nelle sedi opportune, spesso anche in “controtendenza”, perché mi sembra una battaglia lungimirante da fare per cui in futuro qualcuno ringrazerà e perché questo è il dovere di un amministratore/politico che crede nel valore del proprio territorio.
Ritengo la pesca un valore gardesano, una tradizione da coltivare anche per le nuove generazioni.
I pescatori di professione, quanto quelli sportivi, sono le vere sentinelle che 365 giorni l’anno si trovano sul Lago di Garda, lo vivono e quindi sono i primi in grado di identificare eventuali problematiche e/o cambiamenti.
Il professionista deve riappropriarsi di quel ruolo attivo nella “gestione e manutenzione” lacustre, ma gli si devono dare i mezzi per farlo…ed in questo i pescatori sportivi sono “più avanti”.
Per arrivare a tanto però serve fare squadra, serve unità di intenti, serve capire che 𝐥𝐚 𝐂𝐨𝐦𝐮𝐧𝐢𝐭à 𝐝𝐞𝐥 𝐆𝐚𝐫𝐝𝐚 𝐞’ 𝐥𝐚 𝐜𝐚𝐬𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐠𝐚𝐫𝐝𝐞𝐬𝐚𝐧𝐢 e quindi la casa anche di tutti i pescatori di professione quanto di quelli sportivi che abbiano però a cuore il futuro di questo magnifico lago; è il luogo ideale per fare sintesi, confrontarsi e per proporre agli enti regionali e al governo una strada condivisa da percorrere.
Non si può pensare che siano sempre gli “altri” a risolvere i problemi, bisogna farsene carico, metterci la faccia e affrontarli.
Credo che ci saranno sviluppi a breve…
(𝘐𝘯 𝘧𝘰𝘵𝘰 𝘢𝘭𝘤𝘶𝘯𝘦 𝘢𝘵𝘵𝘪𝘷𝘪𝘵𝘢’ 𝘥𝘪 𝘱𝘦𝘴𝘤𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘰𝘨𝘨𝘪 𝘯𝘰𝘯 𝘦𝘴𝘪𝘴𝘵𝘰𝘯𝘰 𝘱𝘪𝘶’: 𝘈𝘯𝘨𝘶𝘪𝘭𝘭𝘢, 𝘊𝘢𝘳𝘱𝘪𝘰𝘯𝘦, 𝘈𝘭𝘣𝘰𝘳𝘦𝘭𝘭𝘢)