Quando il territorio parla va ascoltato…la Ciclabile del Garda
Depurazione? Collettore? Ciclabile? Rinaturazione degli habitat? Pesca e Biodiversità?
Il Lago di Garda stà facendo i conti con annose questioni, progetti, opere ed interventi i quali, compiuti o meno, rivelano quanto mai l’importanza rispetto scelte strategiche e lungimiranti.
La ciclabile del Garda, per esempio, è una progettualità strategica e certamente utile in prospettiva per questo territorio tanto fragile quanto sottoposto ad una pressione turistica sempre in crescita.
Tornando indietro nel tempo alla costruzione della Gardesana orientale e occidentale, parliamo degli anni ’30 circa, sul Lago di Garda si ricavarono spazi, in molti casi scavandoli direttamente nella roccia a strapiombo sul Lago, al fine di realizzare una via di comunicazione quanto più agevole possibile, là dove vi erano solo sentieri e non strade, intese nel senso più comune del termine.
Fu allora la nuova strada ad affiancare la navigazione, già presente.
La strada che oggi costeggia la parte più a nord del Lago, in entrambe le sponde, risulta essere quindi un’opera di grandissimo valore, che ha permesso lo sviluppo di comunicazioni e di un turismo sempre più presente e capillare, soprattutto a partire dalla fine della II Guerra Mondiale…spesso ci si dimentica questo.
I tempi però cambiano e con essi la società, usi e costumi compresi ovviamente.
Adesso si pretende tutto e lo si vuole nel modo più diretto e veloce possibile, con tutti i pro ed i contro del caso però.
L’aumento costante del turismo, in relazione alle automobili quanto, negli ultimi anni, delle biciclette, è forse uno dei fattori più evidenti che ha trovato nell’ipotesi progettuale della ciclabile una risposta, seppur parziale.
Questa però si deve confrontare con un’evidenza, quanto mai reale e decisamente esente da polemiche o punti di vista interpretabili, ovvero le criticità del territorio che, in deteminate parti, dovrebbe ospitarla.
Principalmente nella parte nord ovest del Lago di Garda, quindi quella bresciana/trentina, le caratteristiche falesie a strapiombo sull’acqua generano condizioni indiscutibilmente critiche per la realizzazione di una ciclabile sospesa.
In 9 anni sono cadute due grandi frane: a Campione del Garda nel 2014, che mise in ginocchio (tutt’ora) questa frazione e praticamente nella stessa zona, a Tremosine, il 18 dicembre scorso, più svariate altre “minori”; l’ultima per esempio a Limone il 4 gennaio di quest’anno.
Sembra quasi che il territorio stia mandando un segnale, molto chiaro tra l’altro, una specie di avvertimento, con la speranza che venga considerato.
Credo inoltre che il cambiamento climatico contribuirà ad aumentare questi rischi.
Infatti accade sempre più spesso che periodi di forte siccità si alternino a periodi in cui le pioggie cadono in quantità ingenti ed in brevissimo tempo; questo non può certo essere un elemento da non prendere in seria considerazione, quando contestualizzato alle caratteristiche di un determinato territorio come l’alto Garda.
Detto questo ed immaginando i rischi, ripeto reali e non meramente opportunistici/sensazionalistici, non significa che la ciclabile non si debba fare, anzi.
La ciclovia del Garda fa parte di quelle scelte lungimiranti che vanno sostenute, ma vanno sostenute ascoltando attentamente le istanze dei territori, dei sindaci, valutando soprattutto quanto un domani possano essere sostenibili, non solo economicamente.
Obiettivamente oggi i ciclisti, che vogliono visitare il Lago di Garda, non possono certo dirsi in sicurezza lungo la gardesana, ecco quindi la giusta decisione delle regioni di avviare l’iter procedurale per la realizzazione della ciclabile, a cui si deve aggiungere la “messa in sicurezza” della gardesana, quest’ultima decisamente come prima cosa in una scala di priorità.
Credo che non ci sia nulla di male e nulla di sbagliato a voler considerare delle modifiche ad un progetto e delle priorità…bisogna pur aver il coraggio delle proprie idee, a maggior ragione quando esposte in modo costruttivo ed educato.
Personalmente parto sempre da un concetto: la vera risorsa è il Lago di Garda ed il suo contesto ambientale…tutto il benessere generato e il futuro di questo territorio discende da questo assunto, da cui non si può prescindere.
Io mi ero già pubblicamente espresso qualche tempo fa (foto articolo), in “tempi non sospetti” esponendo i miei timori circa l’idea di realizzare passaggi ciclabili sotto determinate falesie e costoni rocciosi, fornendo anche un’alternativa.
Le mie parole e dichiarazioni sono state, in taluni casi (pochi a dir il vero), male interpretate, ovvero viste come accuse gratuite ad un progetto quando, in realtà, erano semplicemente riflessioni oneste, supportate da dati storici, fatte “a viso aperto” rispetto delle criticità che la storia e l’attualità ci rammentano esistere.
Neanche sei mesi dopo quelle dichiarazioni due frane, cadute a stretto giro l’una dall’altra ora fanno paura in un certo senso e riportano questi miei ragionamenti sul tavolo della discussione.
Ciò che ho scritto sono considerazioni che esporrò durante il mio intervento alla Assemblea Generale della Comunità del Garda, perché il mio dovere è anche esplicitare, nel modo più rispettoso possibile (cosa che credo abbia da sempre contraddistinto il mio essere politico ed amministratore) la voce del Lago di Garda.
Questa voce la si può udire solo quando il territorio lo si studia a fondo, quando cioè si arriva a comprendere la sua vera natura.
Seguendo questo ragionamento, guardando alla storia come linea guida, devo dire che la navigazione risulta essere la chiave di volta di questo progetto, che resta un ottimo progetto.
Sostituire infatti determinati tratti, almeno i più critici ed a maggior impatto visivo/ambientale, con un sistema di navigazione ibrida (già esistente), è la soluzione più coerente possibile con ciò che la storia ed il territorio appunto esprime.
Se, come scritto sopra, la strada gardesana quando terminata ed inaugurata negli anni ’30, si affinacò alla navigazione per migliorare le comunicazioni, oggi potrebbe accadere l’inverso.
La navigazione avrebbe dalla sua la possibilità di consegnare al ciclista e non solo, un momento di “stacco e riposo” rispetto il percorso ciclabile, regalando non solo un panorama mozzafiato, che solo dal battello si può ammirare, ma anche un pezzo di storia gardesana, di cui la navigazione di diritto fa parte.
Del resto chi di voi non è rimasto a bocca aperta passando in battello in quelle zone…guardando dal basso verso l’alto questi costoni rocciosi imponenti, modellati dal tempo e dalle glaciazioni??
Certamente si può obiettare su tutto, possiamo discutere su tutto, sempre educatamente, ma se c’è una cosa che la storia ha insegnato, a volte anche attraverso eventi gravi che ricorrono negli annali della memoria italiana, è che la natura va rispettata e ascoltata, comunque mai sottovalutata o piegata unidirezionalmente ad idee preconcette.
Il Lago di Garda stà facendo i conti con annose questioni, progetti, opere ed interventi i quali, compiuti o meno, rivelano quanto mai l’importanza rispetto scelte strategiche e lungimiranti.
La ciclabile del Garda, per esempio, è una progettualità strategica e certamente utile in prospettiva per questo territorio tanto fragile quanto sottoposto ad una pressione turistica sempre in crescita.
Tornando indietro nel tempo alla costruzione della Gardesana orientale e occidentale, parliamo degli anni ’30 circa, sul Lago di Garda si ricavarono spazi, in molti casi scavandoli direttamente nella roccia a strapiombo sul Lago, al fine di realizzare una via di comunicazione quanto più agevole possibile, là dove vi erano solo sentieri e non strade, intese nel senso più comune del termine.
Fu allora la nuova strada ad affiancare la navigazione, già presente.
La strada che oggi costeggia la parte più a nord del Lago, in entrambe le sponde, risulta essere quindi un’opera di grandissimo valore, che ha permesso lo sviluppo di comunicazioni e di un turismo sempre più presente e capillare, soprattutto a partire dalla fine della II Guerra Mondiale…spesso ci si dimentica questo.
I tempi però cambiano e con essi la società, usi e costumi compresi ovviamente.
Adesso si pretende tutto e lo si vuole nel modo più diretto e veloce possibile, con tutti i pro ed i contro del caso però.
L’aumento costante del turismo, in relazione alle automobili quanto, negli ultimi anni, delle biciclette, è forse uno dei fattori più evidenti che ha trovato nell’ipotesi progettuale della ciclabile una risposta, seppur parziale.
Questa però si deve confrontare con un’evidenza, quanto mai reale e decisamente esente da polemiche o punti di vista interpretabili, ovvero le criticità del territorio che, in deteminate parti, dovrebbe ospitarla.
Principalmente nella parte nord ovest del Lago di Garda, quindi quella bresciana/trentina, le caratteristiche falesie a strapiombo sull’acqua generano condizioni indiscutibilmente critiche per la realizzazione di una ciclabile sospesa.
In 9 anni sono cadute due grandi frane: a Campione del Garda nel 2014, che mise in ginocchio (tutt’ora) questa frazione e praticamente nella stessa zona, a Tremosine, il 18 dicembre scorso, più svariate altre “minori”; l’ultima per esempio a Limone il 4 gennaio di quest’anno.
Sembra quasi che il territorio stia mandando un segnale, molto chiaro tra l’altro, una specie di avvertimento, con la speranza che venga considerato.
Credo inoltre che il cambiamento climatico contribuirà ad aumentare questi rischi.
Infatti accade sempre più spesso che periodi di forte siccità si alternino a periodi in cui le pioggie cadono in quantità ingenti ed in brevissimo tempo; questo non può certo essere un elemento da non prendere in seria considerazione, quando contestualizzato alle caratteristiche di un determinato territorio come l’alto Garda.
Detto questo ed immaginando i rischi, ripeto reali e non meramente opportunistici/sensazionalistici, non significa che la ciclabile non si debba fare, anzi.
La ciclovia del Garda fa parte di quelle scelte lungimiranti che vanno sostenute, ma vanno sostenute ascoltando attentamente le istanze dei territori, dei sindaci, valutando soprattutto quanto un domani possano essere sostenibili, non solo economicamente.
Obiettivamente oggi i ciclisti, che vogliono visitare il Lago di Garda, non possono certo dirsi in sicurezza lungo la gardesana, ecco quindi la giusta decisione delle regioni di avviare l’iter procedurale per la realizzazione della ciclabile, a cui si deve aggiungere la “messa in sicurezza” della gardesana, quest’ultima decisamente come prima cosa in una scala di priorità.
Credo che non ci sia nulla di male e nulla di sbagliato a voler considerare delle modifiche ad un progetto e delle priorità…bisogna pur aver il coraggio delle proprie idee, a maggior ragione quando esposte in modo costruttivo ed educato.
Personalmente parto sempre da un concetto: la vera risorsa è il Lago di Garda ed il suo contesto ambientale…tutto il benessere generato e il futuro di questo territorio discende da questo assunto, da cui non si può prescindere.
Io mi ero già pubblicamente espresso qualche tempo fa (foto articolo), in “tempi non sospetti” esponendo i miei timori circa l’idea di realizzare passaggi ciclabili sotto determinate falesie e costoni rocciosi, fornendo anche un’alternativa.
Le mie parole e dichiarazioni sono state, in taluni casi (pochi a dir il vero), male interpretate, ovvero viste come accuse gratuite ad un progetto quando, in realtà, erano semplicemente riflessioni oneste, supportate da dati storici, fatte “a viso aperto” rispetto delle criticità che la storia e l’attualità ci rammentano esistere.
Neanche sei mesi dopo quelle dichiarazioni due frane, cadute a stretto giro l’una dall’altra ora fanno paura in un certo senso e riportano questi miei ragionamenti sul tavolo della discussione.
Ciò che ho scritto sono considerazioni che esporrò durante il mio intervento alla Assemblea Generale della Comunità del Garda, perché il mio dovere è anche esplicitare, nel modo più rispettoso possibile (cosa che credo abbia da sempre contraddistinto il mio essere politico ed amministratore) la voce del Lago di Garda.
Questa voce la si può udire solo quando il territorio lo si studia a fondo, quando cioè si arriva a comprendere la sua vera natura.
Seguendo questo ragionamento, guardando alla storia come linea guida, devo dire che la navigazione risulta essere la chiave di volta di questo progetto, che resta un ottimo progetto.
Sostituire infatti determinati tratti, almeno i più critici ed a maggior impatto visivo/ambientale, con un sistema di navigazione ibrida (già esistente), è la soluzione più coerente possibile con ciò che la storia ed il territorio appunto esprime.
Se, come scritto sopra, la strada gardesana quando terminata ed inaugurata negli anni ’30, si affinacò alla navigazione per migliorare le comunicazioni, oggi potrebbe accadere l’inverso.
La navigazione avrebbe dalla sua la possibilità di consegnare al ciclista e non solo, un momento di “stacco e riposo” rispetto il percorso ciclabile, regalando non solo un panorama mozzafiato, che solo dal battello si può ammirare, ma anche un pezzo di storia gardesana, di cui la navigazione di diritto fa parte.
Del resto chi di voi non è rimasto a bocca aperta passando in battello in quelle zone…guardando dal basso verso l’alto questi costoni rocciosi imponenti, modellati dal tempo e dalle glaciazioni??
Certamente si può obiettare su tutto, possiamo discutere su tutto, sempre educatamente, ma se c’è una cosa che la storia ha insegnato, a volte anche attraverso eventi gravi che ricorrono negli annali della memoria italiana, è che la natura va rispettata e ascoltata, comunque mai sottovalutata o piegata unidirezionalmente ad idee preconcette.