Sulla via verso Campo di Brenzone…
Su e giù a tiràr la “caréta”…
Una storia di lavoro incessante, secolare, che letteralmente scorreva lungo le pendici del Monte Baldo sopra delle slitte trainate da asini o muli, chiamate appunto “carète”, che scivolavano con il loro carico sui selciati in sasso, le mulattiere, ancora oggi ben visibili e percorribili.
Questi selciati ed i muri a secco che delimitano i terrazzamenti, sono i testimoni di una comunità contadina, dedita al pascolo, allevamento del castagno, olivicoltura e taglio del bosco…
Il Lago di Garda, come un “radiatore” naturale di calore, ha permesso la coltivazione delle olive, ormai millenaria in queste pendici montuose, permettendo proprio all’ulivo e agli agrumi di crescere eccezionalmente così a nord in Europa.
Ed ecco che la “bioingegneria ed edilizia”, nata dall’esperienza secolare della pratica, ha portato alla costruzione dei terrazzamenti, reperendo come materiale ciò che la montagna offriva in quantità, ovvero rocce calcaree.
Salendo a piedi lungo le mulattiere si vedono e si toccano con mano questi terrazzamenti, delimitati da muretti a secco, permettendo al terrapieno di avere capacità drenante.
Questo importante meccanismo si ottiene con un riempimento, partendo dalla base, di roccia grossolana per proseguire verso l’alto con materiale più minuto e terra, in quantità tale da permettere all’ulivo di consolidare le radici e all’acqua di scorrere e drenare verso valle, scongiurando eccessivi ristagni che questa preziosa pianta mal sopporta. (Ved. foto allegata)
Il tutto é stato possibile grazie a questo microclima che si riverbera sulle pendici del Baldo grazie al Lago di Garda che, proprio in questa stagione fredda, cede il calore specifico dell’acqua verso l’alto, calore poi “trattenuto e protetto” dall’abbraccio di queste montagne che, di fatto, formano un vero e proprio fiordo…il fiordo gardesano.
Un piccolo approfondimento che mi è venuto in mente di scrivere giusto ieri, dopo aver fatto una passeggiata lungo queste mulattiere e selciati in direzione Campo di Brenzone, camminando tra i muri a secco e terrazzamenti, ammirando lo spettacolo del Lago di Garda.
Camminando in questo paradiso avevo la consapevolezza di come la montagna e il lago non fossero elementi disuniti, bensì intimamente uniti…dove uno offre il suo calore e mitiga il clima e l’altro regala quel materiale roccioso vitale per la sopravvivenza di molte specie ittiche…tra cui spicca il Carpione (l’eccezionale endemismo gardesano) che si riproduce proprio su queste rocce calcaree che, staccandosi dalla montagna, si inabissano rotolando a lago.
A.Einstein scriveva: “Guardate nel profondo della natura e allora capirete meglio ogni cosa”…
Una storia di lavoro incessante, secolare, che letteralmente scorreva lungo le pendici del Monte Baldo sopra delle slitte trainate da asini o muli, chiamate appunto “carète”, che scivolavano con il loro carico sui selciati in sasso, le mulattiere, ancora oggi ben visibili e percorribili.
Questi selciati ed i muri a secco che delimitano i terrazzamenti, sono i testimoni di una comunità contadina, dedita al pascolo, allevamento del castagno, olivicoltura e taglio del bosco…
Il Lago di Garda, come un “radiatore” naturale di calore, ha permesso la coltivazione delle olive, ormai millenaria in queste pendici montuose, permettendo proprio all’ulivo e agli agrumi di crescere eccezionalmente così a nord in Europa.
Ed ecco che la “bioingegneria ed edilizia”, nata dall’esperienza secolare della pratica, ha portato alla costruzione dei terrazzamenti, reperendo come materiale ciò che la montagna offriva in quantità, ovvero rocce calcaree.
Salendo a piedi lungo le mulattiere si vedono e si toccano con mano questi terrazzamenti, delimitati da muretti a secco, permettendo al terrapieno di avere capacità drenante.
Questo importante meccanismo si ottiene con un riempimento, partendo dalla base, di roccia grossolana per proseguire verso l’alto con materiale più minuto e terra, in quantità tale da permettere all’ulivo di consolidare le radici e all’acqua di scorrere e drenare verso valle, scongiurando eccessivi ristagni che questa preziosa pianta mal sopporta. (Ved. foto allegata)
Il tutto é stato possibile grazie a questo microclima che si riverbera sulle pendici del Baldo grazie al Lago di Garda che, proprio in questa stagione fredda, cede il calore specifico dell’acqua verso l’alto, calore poi “trattenuto e protetto” dall’abbraccio di queste montagne che, di fatto, formano un vero e proprio fiordo…il fiordo gardesano.
Un piccolo approfondimento che mi è venuto in mente di scrivere giusto ieri, dopo aver fatto una passeggiata lungo queste mulattiere e selciati in direzione Campo di Brenzone, camminando tra i muri a secco e terrazzamenti, ammirando lo spettacolo del Lago di Garda.
Camminando in questo paradiso avevo la consapevolezza di come la montagna e il lago non fossero elementi disuniti, bensì intimamente uniti…dove uno offre il suo calore e mitiga il clima e l’altro regala quel materiale roccioso vitale per la sopravvivenza di molte specie ittiche…tra cui spicca il Carpione (l’eccezionale endemismo gardesano) che si riproduce proprio su queste rocce calcaree che, staccandosi dalla montagna, si inabissano rotolando a lago.
A.Einstein scriveva: “Guardate nel profondo della natura e allora capirete meglio ogni cosa”…