La frega del Coregone lavarello sul Lago di Garda

Praticamente un anno fa, era il 16 gennaio 2024, le guardie volontarie monitorando il litorale tra Torri del Benaco e Castelletto, girarono questo video, che ritraeva la frega del Coregone lavarello.

Lo scorso anno, grazie ad un meteo ideale (senza onda e vento) e all’estensione del divieto di pesca a tutela della riproduzione, dovrebbero essersi poste le basi per una nuova generazione di questa specie, magari anche abbondante.
Oggi dovremo essere ormai prossimi alla frega, le acque sono sui 9° +/- e quindi la temperatura dovrebbe condurre per istinto questo pesce verso acque molto basse, alla ricerca del fondale ghiaioso ideale dove deporre le uova.

Visto il nuovo anno appena iniziato e quanto già scritto circa le criticità per questa specie, posso solo augurare che la situazione migliori…e che questo sia anche l’anno che veda la definizione della para-autoctonia per il Coregone lavarello ed il conseguente riavvio delle attività ittiogeniche, per passare oltre circa le polemiche passate.

A tal proposito, se si delineerà un ”nuovo inizio” con questa catalogazione, spero che tale inizio sarà caratterizzato anche da una nuova consapevolezza dei fenomeni che ci toccano da vicino.
Il tempo cambia, le condizioni climatiche cambiano…basti pensare che il Coregone lavarello tende a cominciare la frega a gennaio inoltrato, quando fino a non molti anni fa, già sotto Natale, si avvicinava alle sponde per deporre.
Le temperature mediamente sono aumentate, gli inverni rigidi evidentemente diminuiscono e questa realtà, innegabile, insieme a tutti i cambiamenti in corso (habitat e IAS ad esempio), rendono la situazione attuale circa la gestione della qualità delle acque e le relative specie ittiche ogni anno sempre più complessa e mutevole.
Indispensabile quindi stare al passo con i tempi, valutando scelte e regolamenti all’interno dell’alveo definito dalle ricerche ed evidenze scientifiche e bisogna farlo collaborando insieme; questa trovo sia una delle poche certezze che abbiamo: collaborare.

A tal proposito, riporto una recentissima pubblicazione Svizzera dell’Ufficio Federale per l’Ambiente, UFAM-2023, cito testualmente:
“𝘓𝘢 𝘴𝘪𝘯𝘵𝘦𝘴𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘦𝘴𝘱𝘦𝘳𝘪𝘦𝘯𝘻𝘦 𝘳𝘢𝘤𝘤𝘰𝘭𝘵𝘦 𝘪𝘯 𝘚𝘷𝘪𝘻𝘻𝘦𝘳𝘢 𝘦’ 𝘥𝘶𝘯𝘲𝘶𝘦 𝘪𝘯 𝘭𝘪𝘯𝘦𝘢 𝘤𝘰𝘯 𝘭𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘤𝘭𝘶𝘴𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘴𝘤𝘪𝘦𝘯𝘵𝘪𝘧𝘪𝘤𝘩𝘦 (𝘪𝘯 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘪𝘤𝘰𝘭𝘢𝘳𝘦 𝘙𝘢𝘥𝘪𝘯𝘨𝘦𝘳 𝘦𝘵 𝘢𝘭. 2023), 𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘪𝘮𝘰𝘴𝘵𝘳𝘢𝘯𝘰 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘪𝘭 𝘳𝘪𝘱𝘳𝘪𝘴𝘵𝘪𝘯𝘰 𝘧𝘶𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘩𝘢𝘣𝘪𝘵𝘢𝘵 𝘦’ 𝘭’𝘶𝘯𝘪𝘤𝘢 𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘮𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰𝘳𝘢 𝘥𝘶𝘳𝘦𝘷𝘰𝘭𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘭𝘢 𝘴𝘪𝘵𝘶𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘧𝘢𝘶𝘯𝘢 𝘢𝘤𝘲𝘶𝘢𝘵𝘪𝘤𝘢. 𝘋𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘦𝘨𝘶𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘪𝘥𝘦𝘳𝘢𝘵𝘪 𝘪 𝘳𝘪𝘴𝘤𝘩𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘢 𝘣𝘪𝘰𝘥𝘪𝘷𝘦𝘳𝘴𝘪𝘵𝘢’, 𝘪𝘥𝘦𝘢𝘭𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘰𝘤𝘤𝘰𝘳𝘳𝘦𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘤𝘦𝘴𝘴𝘢𝘳𝘦 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘴𝘪𝘷𝘰𝘨𝘭𝘪𝘢 𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘳𝘪𝘱𝘰𝘱𝘰𝘭𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰. 𝘈𝘭𝘵𝘳𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪, 𝘭𝘢𝘥𝘥𝘰𝘷𝘦 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘱𝘳𝘢𝘵𝘪𝘤𝘢𝘵𝘰 𝘦’ 𝘯𝘦𝘤𝘦𝘴𝘴𝘢𝘳𝘪𝘰 𝘷𝘦𝘳𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢𝘳𝘯𝘦 𝘴𝘪𝘴𝘵𝘦𝘮𝘢𝘵𝘪𝘤𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘭𝘢 𝘱𝘦𝘳𝘵𝘪𝘯𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘮𝘦𝘥𝘪𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘶𝘯 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘰𝘭𝘭𝘰 𝘴𝘰𝘭𝘪𝘥𝘰 𝘦 𝘤𝘰𝘦𝘳𝘦𝘯𝘵𝘦 (𝘚𝘱𝘢𝘭𝘪𝘯𝘨𝘦𝘳 𝘦𝘵 𝘢𝘭. 2018)”.
L’ultima riga trovo sia portatrice di un messaggio chiaro, che spero saremo in grado di fare nostro qualora la para-autoctonia verrà dichiarata, ovvero affrontare i ripopolamenti con rigore scientifico e con azioni più qualitative che quantitative.

Questo per dire cosa?
Conosco pescatori di professione validi, capaci, con quella conoscenza pratica del Lago di Garda tipica solo di chi il lago lo vive quotidianamente.
Auspico che loro, che praticano la pesca con il giusto senso di responsabilità, si possano sedere al tavolo con i più titolati biologi/ittiologi e con le associazioni di pesca sportive che, giusto ricordarlo, da anni fanno il possibile con uomini e mezzi per portare avanti azioni di tutela dell’ittiofauna gardesana, per trovare quelle buone pratiche per comprendere ed essere quindi resilienti ai cambiamenti in corso.

Tutto questo sarà possibile solo, ma è un mio parere evidentemente, attraverso questa condivisione di esperienze e competenze, dove però dovrà essere la scienza a tenere il timone per indirizzare la nave sulla giusta rotta.
Sono infatti proprio le evidenze scientifiche a fungere, oggi più che mai, da setaccio.
Un setaccio in grado di separare ciò che non è più sostenibile e utile, da quelle buone pratiche in grado di costruire qualche certezza in più per il prossimo futuro a beneficio di tutti evidentemente.
E’ un nuovo modo di affrontare e comprendere la realtà che ci circonda e la Comunità del Garda è il luogo adatto per dar seguito a tutto questo, attraverso il già attivo tavolo di lavoro “Pesca-Habitat-Ittiofauna”.

Quindi il mio augurio per il 2025 non può essere che questo, ovvero condivisione, meno diffidenza, coraggio nelle scelte e sostegno alle istituzioni che anche loro, tra limiti di budget e personale, devono poter contare quanto mai su un territorio unito, in grado di produrre un carteggio chiaro, con una rotta da seguire per i prossimi anni…a loro poi il compito di darne seguito.