L’enigmatica Anguilla del Garda
Eccole qua…il pesce simbolo dello stemma araldico di Peschiera del Garda.
Con incarico della Regione Veneto sono infatti cominciati i campionamenti delle Anguille del Lago di Garda per le nuove analisi di monitoraggio.
Analisi necessarie in quanto, dal 2011, il Ministero della Salute, aveva emanato un divieto di pesca e commercializzazione per questo pesce, in quanto furono rilevate tracce di pcb nei suoi tessuti adiposi.
Una cosa strana, in quanto dalle analisi delle ARPA non emersero e tutt’ora non emergono contaminazioni da pcb, diossina, nel Lago di Garda.
Varie furono le ipotesi, tra le più accreditate ci fu la possibilità che le anguille immesse nel Garda da altre zone, con stock provenienti anche d’oltralpe, potessero già essere contaminate all’origine.
Oppure che la contaminazione sia avvenuta lentamente, per piccoli depositi accumulati con l’alimemtazione “bentonica” negli anni, vista anche la longevità dell’Anguilla.
Quel che è certo però è che una risposta scientificamente valida, ad oggi, non c’è.
Le ultime analisi, risalenti al 2016, effettuate dall’istituto zooprofilattico di Teramo, avevano evidenziato come la contaminazione interessasse 42 esemplari sui 90 esaminati, i quali riportavano contaminazioni nei tessuti adiposi, visto che è lì che si accumola il pcb, con valori oltre la soglia prevista dalla normativa CE 1881/2006.
Visto il lungo “decadimento” della diossina, si decisa allora di ripetere gli esami almeno 5 anni dopo.
Ecco che stamattina, a 6 anni di distanza da allora, sono stato a vederle dal sig. Meritano, il pescatore di professione incaricato del prelievo, che ha una grande conoscenza per questa tecnica di pesca, oltre ad essere un VERO pescatore amante del Lago.
La maggioranza erano davvero di misura ragguardevole, come si vede nel video…ma alcune anche più piccole.
Visto che da oltre 10 anni non ne vengono più immesse in modo artificiale, sarebbe davvero interessante, a questo punto, tracciare il loro percorso “alternativo” in entrata nel Garda e capire con che apporto questo avviene.
I vecchi pescatori Arilicensi dicevano appunto che entravano nel Lago anche attraverso altre vie, oltre il Fiume Mincio, sbarrato con una diga dal 1960.
La capacità di quest’animale di riuscire a vivere in acqua come a terra lo rende davvero imprevedibile.
Questo pesce é sempre stato un “mistero”…e alla luce di quanto visto, di certo non si smentisce.
Per me intanto é stato un piacere aver collaborato, anche se in piccola parte, a questo lavoro e rivedere un pesce simbolicamente così tanto legato a Peschiera del Garda.
Cosa riservi il futuro all’Anguilla gardesana ancora non è dato sapersi, certamente c’è una grande speranza di rivederla nelle reti da pesca, rivederla nei ripopolamenti, insomma rivederla nuovamente protagonista e nuovamente alla ribalta…ma con “buone nuove”.
Per ora restiamo in attesa dei risultati, non appena sarà concluso il campionamento.
Con incarico della Regione Veneto sono infatti cominciati i campionamenti delle Anguille del Lago di Garda per le nuove analisi di monitoraggio.
Analisi necessarie in quanto, dal 2011, il Ministero della Salute, aveva emanato un divieto di pesca e commercializzazione per questo pesce, in quanto furono rilevate tracce di pcb nei suoi tessuti adiposi.
Una cosa strana, in quanto dalle analisi delle ARPA non emersero e tutt’ora non emergono contaminazioni da pcb, diossina, nel Lago di Garda.
Varie furono le ipotesi, tra le più accreditate ci fu la possibilità che le anguille immesse nel Garda da altre zone, con stock provenienti anche d’oltralpe, potessero già essere contaminate all’origine.
Oppure che la contaminazione sia avvenuta lentamente, per piccoli depositi accumulati con l’alimemtazione “bentonica” negli anni, vista anche la longevità dell’Anguilla.
Quel che è certo però è che una risposta scientificamente valida, ad oggi, non c’è.
Le ultime analisi, risalenti al 2016, effettuate dall’istituto zooprofilattico di Teramo, avevano evidenziato come la contaminazione interessasse 42 esemplari sui 90 esaminati, i quali riportavano contaminazioni nei tessuti adiposi, visto che è lì che si accumola il pcb, con valori oltre la soglia prevista dalla normativa CE 1881/2006.
Visto il lungo “decadimento” della diossina, si decisa allora di ripetere gli esami almeno 5 anni dopo.
Ecco che stamattina, a 6 anni di distanza da allora, sono stato a vederle dal sig. Meritano, il pescatore di professione incaricato del prelievo, che ha una grande conoscenza per questa tecnica di pesca, oltre ad essere un VERO pescatore amante del Lago.
La maggioranza erano davvero di misura ragguardevole, come si vede nel video…ma alcune anche più piccole.
Visto che da oltre 10 anni non ne vengono più immesse in modo artificiale, sarebbe davvero interessante, a questo punto, tracciare il loro percorso “alternativo” in entrata nel Garda e capire con che apporto questo avviene.
I vecchi pescatori Arilicensi dicevano appunto che entravano nel Lago anche attraverso altre vie, oltre il Fiume Mincio, sbarrato con una diga dal 1960.
La capacità di quest’animale di riuscire a vivere in acqua come a terra lo rende davvero imprevedibile.
Questo pesce é sempre stato un “mistero”…e alla luce di quanto visto, di certo non si smentisce.
Per me intanto é stato un piacere aver collaborato, anche se in piccola parte, a questo lavoro e rivedere un pesce simbolicamente così tanto legato a Peschiera del Garda.
Cosa riservi il futuro all’Anguilla gardesana ancora non è dato sapersi, certamente c’è una grande speranza di rivederla nelle reti da pesca, rivederla nei ripopolamenti, insomma rivederla nuovamente protagonista e nuovamente alla ribalta…ma con “buone nuove”.
Per ora restiamo in attesa dei risultati, non appena sarà concluso il campionamento.