La Carta Europea dell’Acqua, il Contratto di Lago e la Crisi Idrica
Se ne parla ormai ampiamente su TV, giornali e radio…
Siamo nel pieno di una crisi idrica che il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha giustamente definito “drammatica”.
La situazione, che era già preoccupante l’inverno scorso quando si prospettavano scenari difficili per la mancanza di neve, è divenuta evidente ad inizio primavera, come avevo riportato nell’articolo “Crisi idrica, cambiamenti climatici e Lago di Garda” e infine drammatica allo stato attuale.
Ormai la realtà è che si può sperare solo in un cambio radicale della situazione meteo, che pare tra l’atro peggiorare anzichè migliorare e nell’attivazione dello “stato di emergenza”, per ristorare almeno coloro che stanno già subendo grossi danni, ovvero gli agricoltori.
Del delicato equilibrio degli usi plurimi dell’acqua, tra utilizzatori di monte e di valle, ho scritto l’ultima volta solo la settimana scorsa: “Uno sguardo oltre la crisi idrica”, quindi oggi ho deciso di fare un “passo avanti”, tornando però indietro di oltre 50 anni, scrivendo i 12 punti della “Carta Europea dell’Acqua”, redatta dal Consiglio d’Europa nel 1968.
Di seguito i 12 punti:
1) Non c’è vita senza acqua. L’acqua è un bene prezioso, indispensabile a tutte le attività umane.
2) Le disponibilità di acqua dolce non sono inesauribili. E’ indispensabile preservarle, controllarle e se possibile accrescerle.
3) Alterare la qualità dell’acqua significa nuocere alla vita dell’uomo e degli altri esseri viventi che da essa dipendono.
4) La qualità dell’acqua deve essere tale da soddisfare le esigenze delle utilizzazioni previste, ma deve specialmente soddisfare le esigenze della salute pubblica.
5) Quando l’acqua, dopo essere stata utilizzata, viene restituita al suo ambiente naturale, esse non deve compromettere i possibili usi, tanto pubblici che privati, che di questo ambiente potranno essere fatti.
6) La conservazione di un manto vegetale appropriato, di preferenza forestale, è essenziale per la salvaguardia delle risorse idriche.
7) Le risorse idriche devono formare oggetto di inventario.
8) La buona gestione dell’acqua deve formare oggetto di un piano stabilito dalle autorità competenti.
9) La salvaguardia dell’acqua implica un notevole sforzo di ricerca scientifica, di formazione di specialisti e di informazione al pubblico.
10) L’acqua è un patrimonio comune il cui valore deve essere riconosciuto da tutti. Ciascuno ha il dovere di economizzarla e di utilizzarla con cura.
11) La gestione delle risorse idriche dovrebbe essere inquadrata nel bacino naturale piuttosto che entro frontiere amministrative e politiche.
12) L’acqua non ha frontiere. Essa è una risorsa comune che necessità di una cooperazione internazionale.
I punti dal 9 al 12 sono la base da cui si dovrebbe ripartire non appena la remissione della crisi idrica lascerà spazio ad azioni non dettate dalla fretta dell’emergenza.
Oggi la ricerca e le conoscenze scientifiche già validate dovrebbero essere messe quanto prima a disposizione della tutela idrica, con la creazione di osservatori ambientali permanenti, in rete tra loro, come riportato nel Contratto di Lago.
La sintesi delle evidenze scientifiche multidisciplinari di ogni contesto territoriale dovrebbero essere l’elemento caratterizzante di ogni osservatorio ambientale permanente.
Evidenze che dovrebbero poi guidare e orientare le azioni politico amministrative.
Il Lago di Garda, il suo habitat, la sua ittio e avifauna sono elementi indivisibili facenti parte tutti di un unico sistema…a cui si aggiunge, cosa probabilmente ancora non così evidente negli anni ’60 quando si scrisse la Carta Europea dell’Acqua, il turismo con la sua “spinta antropica” a 360° e le esigenze idriche che, come vediamo, si stanno esacerbando.
Direi che ormai è talmente evidente quanto il Contratto di Lago rappresenti il “pezzo di carta” più importante per il futuro del bacino benacense a cui bisogna dare la massima importanza e la massima validazione istituzionale.
Questo concetto è stato ribadito con tanta forza, anche recentemente, dal presidente di AGS Angelo Cresco e dal Ministro degli Affari Regionali, nonchè presidente della Comunità del Garda, Mariastella Gelmini.
Non vi è strategia più importante e lungimirante per il futuro del turismo, dell’ambiente e tutela delle acque, dell’economia e dello sviluppo in generale del Lago di Garda e del suo entroterra, Verona compresa, che mettere a terra con il massimo coordinamento possibile e con risorse economiche certe (PNRR) uno ad uno i punti del Contratto di Lago…facendolo evolvere continuamente.
Non è certo semplice, ma a mio parere questa è la rotta più sicura sui cui bisogna navigare, costi quel che costi.
Buona domenica a tutti e W il Lago di Garda.
Credits foto Panovisioni di Franco Lanfredi – Immagine del bacino meridionale del Lago di Garda, l’inizio e il decorso a sud del suo unico emissario, il Fiume Mincio, verso Mantova e il Fiume Po.
Siamo nel pieno di una crisi idrica che il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha giustamente definito “drammatica”.
La situazione, che era già preoccupante l’inverno scorso quando si prospettavano scenari difficili per la mancanza di neve, è divenuta evidente ad inizio primavera, come avevo riportato nell’articolo “Crisi idrica, cambiamenti climatici e Lago di Garda” e infine drammatica allo stato attuale.
Ormai la realtà è che si può sperare solo in un cambio radicale della situazione meteo, che pare tra l’atro peggiorare anzichè migliorare e nell’attivazione dello “stato di emergenza”, per ristorare almeno coloro che stanno già subendo grossi danni, ovvero gli agricoltori.
Del delicato equilibrio degli usi plurimi dell’acqua, tra utilizzatori di monte e di valle, ho scritto l’ultima volta solo la settimana scorsa: “Uno sguardo oltre la crisi idrica”, quindi oggi ho deciso di fare un “passo avanti”, tornando però indietro di oltre 50 anni, scrivendo i 12 punti della “Carta Europea dell’Acqua”, redatta dal Consiglio d’Europa nel 1968.
Di seguito i 12 punti:
1) Non c’è vita senza acqua. L’acqua è un bene prezioso, indispensabile a tutte le attività umane.
2) Le disponibilità di acqua dolce non sono inesauribili. E’ indispensabile preservarle, controllarle e se possibile accrescerle.
3) Alterare la qualità dell’acqua significa nuocere alla vita dell’uomo e degli altri esseri viventi che da essa dipendono.
4) La qualità dell’acqua deve essere tale da soddisfare le esigenze delle utilizzazioni previste, ma deve specialmente soddisfare le esigenze della salute pubblica.
5) Quando l’acqua, dopo essere stata utilizzata, viene restituita al suo ambiente naturale, esse non deve compromettere i possibili usi, tanto pubblici che privati, che di questo ambiente potranno essere fatti.
6) La conservazione di un manto vegetale appropriato, di preferenza forestale, è essenziale per la salvaguardia delle risorse idriche.
7) Le risorse idriche devono formare oggetto di inventario.
8) La buona gestione dell’acqua deve formare oggetto di un piano stabilito dalle autorità competenti.
9) La salvaguardia dell’acqua implica un notevole sforzo di ricerca scientifica, di formazione di specialisti e di informazione al pubblico.
10) L’acqua è un patrimonio comune il cui valore deve essere riconosciuto da tutti. Ciascuno ha il dovere di economizzarla e di utilizzarla con cura.
11) La gestione delle risorse idriche dovrebbe essere inquadrata nel bacino naturale piuttosto che entro frontiere amministrative e politiche.
12) L’acqua non ha frontiere. Essa è una risorsa comune che necessità di una cooperazione internazionale.
I punti dal 9 al 12 sono la base da cui si dovrebbe ripartire non appena la remissione della crisi idrica lascerà spazio ad azioni non dettate dalla fretta dell’emergenza.
Oggi la ricerca e le conoscenze scientifiche già validate dovrebbero essere messe quanto prima a disposizione della tutela idrica, con la creazione di osservatori ambientali permanenti, in rete tra loro, come riportato nel Contratto di Lago.
La sintesi delle evidenze scientifiche multidisciplinari di ogni contesto territoriale dovrebbero essere l’elemento caratterizzante di ogni osservatorio ambientale permanente.
Evidenze che dovrebbero poi guidare e orientare le azioni politico amministrative.
Il Lago di Garda, il suo habitat, la sua ittio e avifauna sono elementi indivisibili facenti parte tutti di un unico sistema…a cui si aggiunge, cosa probabilmente ancora non così evidente negli anni ’60 quando si scrisse la Carta Europea dell’Acqua, il turismo con la sua “spinta antropica” a 360° e le esigenze idriche che, come vediamo, si stanno esacerbando.
Direi che ormai è talmente evidente quanto il Contratto di Lago rappresenti il “pezzo di carta” più importante per il futuro del bacino benacense a cui bisogna dare la massima importanza e la massima validazione istituzionale.
Questo concetto è stato ribadito con tanta forza, anche recentemente, dal presidente di AGS Angelo Cresco e dal Ministro degli Affari Regionali, nonchè presidente della Comunità del Garda, Mariastella Gelmini.
Non vi è strategia più importante e lungimirante per il futuro del turismo, dell’ambiente e tutela delle acque, dell’economia e dello sviluppo in generale del Lago di Garda e del suo entroterra, Verona compresa, che mettere a terra con il massimo coordinamento possibile e con risorse economiche certe (PNRR) uno ad uno i punti del Contratto di Lago…facendolo evolvere continuamente.
Non è certo semplice, ma a mio parere questa è la rotta più sicura sui cui bisogna navigare, costi quel che costi.
Buona domenica a tutti e W il Lago di Garda.
Credits foto Panovisioni di Franco Lanfredi – Immagine del bacino meridionale del Lago di Garda, l’inizio e il decorso a sud del suo unico emissario, il Fiume Mincio, verso Mantova e il Fiume Po.