A chi “appartiene” l’acqua del Garda?
Questa foto satellitare è frutto di un lavoro di due anni, da giugno 2018 a febbraio 2019, di Sentinel-2 Copernicus, che è una missione europea a due satelliti.
Ogni satellite trasporta una telecamera ad alta risoluzione che riprende la superficie terrestre in 13 bande spettrali.
I dati di Copernicus Sentinel-2 possono aiutare a monitorare i cambiamenti nella copertura del suolo e in questo caso ci hanno regalato una prospettiva stupenda del nord Italia e della Pianura Padana.
La Pianura Padana è un terreno molto fertile, ricco di acqua, con un sistema di canalizzazioni immenso e anche antichissimo.
Come vedete la pianura è un infinito mosaico di appezzamenti agricoli, con al centro il Fiume Po che la percorre per 650km da ovest a est.
Il Po termina con il suo delta, un importante ecosistema, che è parco regionale dal 1988 e riserva della biosfera dal 2015.
Provate ora a guardare l’immagine sul Lago di Garda.
Si vede molto bene tutta la “pancia” delle Colline Moreniche, bellissime, che avvologno e sembra sostengano il bacino sud del Lago, a seguire il decorso del Fiume Mincio fino ai Laghi di Mantova, per poi arrivare al Po.
E’ evidente anche visivamente la differenza di volume del Lago di Garda rispetto i restanti laghi italiani…è effettivamente enorme.
370km quadrati, una profondità massima di 346mt, con una media di ben 133mt, dove un centimetro di acqua corrisponde a ben 3.700.000 di metri cubi.
Se consideriamo ora la vocazione agricola di tutta la Pianura Padana risulta chiaro come il consumo idrico sia di assoluto rilievo, anche perchè oltre all’enorme ampiezza degli appezzamenti agricoli, siamo anche nella zona d’Italia più densamente popolata.
Perchè questa considerazioni?
Il motivo è presto detto…
Visto il livello del Lago che oggi è passato sotto i 40cm sopra lo zero idrometrico, qualcuno, anche legittimamente, comincia a chiedersi se non sia il caso di “chiudere” l’uscita dell’acqua dal Garda…o se non era magari il caso di farlo prima.
Pongo quindi l’attenzione su questa importante questione.
Il Lago di Garda fornisce acqua per l’agricoltura da tempo immemore.
La costruzione negli anni ’30 del ‘900 del Canale Virgilio e nel ’60 dell’Edificio Regolatore (diga di Salionze) ha permesso di gestire meglio questa risorsa, potendola quindi controllare e gestire.
Infatti con la norma n°55 del 1965 si sono regimentati ufficialmente i livelli e gli utilizzi, divisi in stagioni e in metri cubi disponibili.
Questa artificializzazione del Lago di Garda ha certamente causato uno stravolgimento del suo ecososistema e ne ho scritto in merito varie.
Non è stata una cosa indolore.
L’acqua serve anche al Lago per bere e per l’uso destinato alla navigazione e turismo.
Anche se il PIL generato dal turismo è certamente importantissimo non possiamo considerare l’acqua come una proprietà gardesana.
L’acqua è di tutti…dai ghiacciai dell’Adamello, al Sarca, al Garda, al Mincio, passando per i Laghi di Mantova fino al Po.
L’acqua ha quindi un suo “naturale” percorso ed è interessata, nel suo scorrimento, da moltissimi usi agricoli come detto, ma anche idropotabili.
Infatti l’acqua del Lago entra negli acquedotti di molti paesi gardesani e inoltre serve per la navigazione, il turismo e per l’uso idroelettrico.
Insomma non possiamo disporne a nostro piacimento, ma va rispettato il principio sopra detto, ribadito anche dalla legge Galli, del 1994 art.28, che sancisce l’utilizzo primario per uso umano e agricolo, prima di ogni altro uso in periodo di siccità.
Ecco il motivo per cui non è possibile tecnicamente ridurre a proprio piacimento le derivazioni.
Ci sono molti interessi anche a valle del Garda che vanno tutelati quanto quelli a monte, in un delicato equilibrio che si misura con il massimo risparmio possibile dell’acqua, con il rispetto per tutti gli usi e il principio di “sussidiarietà”.
Come più volte ho detto e scritto siamo in una situazione difficile, ma aver lavorato per mantenere in inverno quanta più acqua possibile, generando quindi scorte idriche importanti, ci consente oggi, differentemente da altri contesti, di poter ancora sperare di ultimare la stagione turistica al meglio delle nostre possibilità e di portare anche a termine coltivazioni e raccolti.
Ogni satellite trasporta una telecamera ad alta risoluzione che riprende la superficie terrestre in 13 bande spettrali.
I dati di Copernicus Sentinel-2 possono aiutare a monitorare i cambiamenti nella copertura del suolo e in questo caso ci hanno regalato una prospettiva stupenda del nord Italia e della Pianura Padana.
La Pianura Padana è un terreno molto fertile, ricco di acqua, con un sistema di canalizzazioni immenso e anche antichissimo.
Come vedete la pianura è un infinito mosaico di appezzamenti agricoli, con al centro il Fiume Po che la percorre per 650km da ovest a est.
Il Po termina con il suo delta, un importante ecosistema, che è parco regionale dal 1988 e riserva della biosfera dal 2015.
Provate ora a guardare l’immagine sul Lago di Garda.
Si vede molto bene tutta la “pancia” delle Colline Moreniche, bellissime, che avvologno e sembra sostengano il bacino sud del Lago, a seguire il decorso del Fiume Mincio fino ai Laghi di Mantova, per poi arrivare al Po.
E’ evidente anche visivamente la differenza di volume del Lago di Garda rispetto i restanti laghi italiani…è effettivamente enorme.
370km quadrati, una profondità massima di 346mt, con una media di ben 133mt, dove un centimetro di acqua corrisponde a ben 3.700.000 di metri cubi.
Se consideriamo ora la vocazione agricola di tutta la Pianura Padana risulta chiaro come il consumo idrico sia di assoluto rilievo, anche perchè oltre all’enorme ampiezza degli appezzamenti agricoli, siamo anche nella zona d’Italia più densamente popolata.
Perchè questa considerazioni?
Il motivo è presto detto…
Visto il livello del Lago che oggi è passato sotto i 40cm sopra lo zero idrometrico, qualcuno, anche legittimamente, comincia a chiedersi se non sia il caso di “chiudere” l’uscita dell’acqua dal Garda…o se non era magari il caso di farlo prima.
Pongo quindi l’attenzione su questa importante questione.
Il Lago di Garda fornisce acqua per l’agricoltura da tempo immemore.
La costruzione negli anni ’30 del ‘900 del Canale Virgilio e nel ’60 dell’Edificio Regolatore (diga di Salionze) ha permesso di gestire meglio questa risorsa, potendola quindi controllare e gestire.
Infatti con la norma n°55 del 1965 si sono regimentati ufficialmente i livelli e gli utilizzi, divisi in stagioni e in metri cubi disponibili.
Questa artificializzazione del Lago di Garda ha certamente causato uno stravolgimento del suo ecososistema e ne ho scritto in merito varie.
Non è stata una cosa indolore.
L’acqua serve anche al Lago per bere e per l’uso destinato alla navigazione e turismo.
Anche se il PIL generato dal turismo è certamente importantissimo non possiamo considerare l’acqua come una proprietà gardesana.
L’acqua è di tutti…dai ghiacciai dell’Adamello, al Sarca, al Garda, al Mincio, passando per i Laghi di Mantova fino al Po.
L’acqua ha quindi un suo “naturale” percorso ed è interessata, nel suo scorrimento, da moltissimi usi agricoli come detto, ma anche idropotabili.
Infatti l’acqua del Lago entra negli acquedotti di molti paesi gardesani e inoltre serve per la navigazione, il turismo e per l’uso idroelettrico.
Insomma non possiamo disporne a nostro piacimento, ma va rispettato il principio sopra detto, ribadito anche dalla legge Galli, del 1994 art.28, che sancisce l’utilizzo primario per uso umano e agricolo, prima di ogni altro uso in periodo di siccità.
Ecco il motivo per cui non è possibile tecnicamente ridurre a proprio piacimento le derivazioni.
Ci sono molti interessi anche a valle del Garda che vanno tutelati quanto quelli a monte, in un delicato equilibrio che si misura con il massimo risparmio possibile dell’acqua, con il rispetto per tutti gli usi e il principio di “sussidiarietà”.
Come più volte ho detto e scritto siamo in una situazione difficile, ma aver lavorato per mantenere in inverno quanta più acqua possibile, generando quindi scorte idriche importanti, ci consente oggi, differentemente da altri contesti, di poter ancora sperare di ultimare la stagione turistica al meglio delle nostre possibilità e di portare anche a termine coltivazioni e raccolti.