“Google Earth” del XVI sec
In questa mappa del 1591 Cristoforo Sorte, topografo della Serenissima Repubblica di Venezia, disegnò la geografia del Lago di Garda, del Monte Baldo e della Val d’Adige, fino alla città di Verona, che si vede bene circoscritta dalla sua cinta muraria medioevale, in basso a destra sulla cartina.
Alcune delle sue opere sono considerate, tra l’altro, capolavori della cartografia rinascimentale.
La fortuna ha voluto che Venezia commissionò proprio a lui dei lavori su questi territori, per definire varie linee di confine al fine di sanare contrasti e controversie derivanti dall’uso delle acque a scopo irriguo e di bonifica…cosa che non suona poi troppo distante dalle “nostre” controversie.
Guardare le mappe di Cristoforo Sorte è un pò come guardare “Google Earth”…ma del cinquecento, c’è una precisione incredibile per la topografia del tempo, in grado di regalarci una visione precisa dei territori come erano allora.
E’ come guardare le opere del Canaletto, che sembrano foto in HD da tanto vi è cura dei particolari e dei colori.
Una delle prima cose che ho notato, vuoi per la recente apertura della “Galleria Adige-Garda” è stato proprio il Lago di Loppio nella sua integrità, che si vede in alto a destra nella mappa, compreso tra il Fiume Adige e il Lago di Garda a nord, tra il paese di Mori, che si legge appena sulla cartina e Torbole.
Ai tempi di Cristoforo Sorte, quindi nel XVI sec, non si pensava ancora all’idea di collegare il Garda all’Adige per “scaricare” le piene del fiume.
Trascorse però solo un secolo e mezzo prima che l’idea prendesse forma, anche se leggermente differente da quella poi realizzata, attraverso un’idea di Vincenzo Maria Cronelli, cartografo della Serenissima Repubblica di Venezia.
Bellissimo vedere anche la foce del Fiume Sarca, che ricorda tanto quella di un delta, con ramificazioni in prossimità dell’entrata a Lago dove sicuramente, al suo interno, avremo trovato presenza di “zone umide” ricchissime di biodiveristà.
Di fronte, sulla sponda nord ovest invece, a lato di Riva del Garda, si vede bene il lago di Ledro con il suo affluente, il torrente Ponale.
Sotto invece si vede il torrente Toscolano, ancora libero dalla diga di Ponte Cola che, nei primi anni ’60 del ‘900, trasformò la sue valli d’origine in un lago, il Lago di Valvestino.
A sud del Lago invece si vede benissimo il Laghetto del Frassino e la sua continuità con il Lago di Garda attraverso il suo emissario, dove probabilmente già ai tempi della realizzazione di questa cartina, avremo visto un mulino lavorare azionato dall’acqua che, spinta da un lieve dislivello di circa 15 mt tra il Frassino e il Garda, scendeva azionando la ruota…la località si chiama “Vecchio Mulino”.
Proprio grazie al piccolo dislivello tra i due laghi, attraverso i suoi piccoli corsi d’acqua, era possibile il transito di molte specie ittiche in entrambi i bacini, motivo per cui il laghetto del Frassino era molto ricco di pesce.
Infine, all’estremo sud del Lago e l’inizio del Fiume Mincio si vede Peschiera del Garda.
L’artista ha volutamente evidenziato la sua forma fortificata pentagonale, si vede infatti benissimo il suo sistema bastionato, i canali che lo circondano e centralmente il Canale di Mezzo.
Si notano bene anche le porte di accesso alla fortezza, Porta Verona e Porta Brescia, le uniche presenti allora, almeno fino ad inzio ‘900, quando si aprì un nuovo accesso alla città, dalla cortina Tognon, dove oggi c’è l’attuale parcheggio del porto.
Questa attenzione dell’artista dedicata alla struttura di Peschiera fu probabilmente dovuta al fatto che la fortezza era stata da poco ultimata e doveva rappresentare qualcosa di davvero unico…era infatti la prima fortezza costruita alla “moderna” sul Lago di Garda che, in quel periodo storico che oggi chiamiamo Rinascimento, doveva rappresentare agli occhi di ogni osservatore la “modernità” e il futuro.
Alcune delle sue opere sono considerate, tra l’altro, capolavori della cartografia rinascimentale.
La fortuna ha voluto che Venezia commissionò proprio a lui dei lavori su questi territori, per definire varie linee di confine al fine di sanare contrasti e controversie derivanti dall’uso delle acque a scopo irriguo e di bonifica…cosa che non suona poi troppo distante dalle “nostre” controversie.
Guardare le mappe di Cristoforo Sorte è un pò come guardare “Google Earth”…ma del cinquecento, c’è una precisione incredibile per la topografia del tempo, in grado di regalarci una visione precisa dei territori come erano allora.
E’ come guardare le opere del Canaletto, che sembrano foto in HD da tanto vi è cura dei particolari e dei colori.
Una delle prima cose che ho notato, vuoi per la recente apertura della “Galleria Adige-Garda” è stato proprio il Lago di Loppio nella sua integrità, che si vede in alto a destra nella mappa, compreso tra il Fiume Adige e il Lago di Garda a nord, tra il paese di Mori, che si legge appena sulla cartina e Torbole.
Ai tempi di Cristoforo Sorte, quindi nel XVI sec, non si pensava ancora all’idea di collegare il Garda all’Adige per “scaricare” le piene del fiume.
Trascorse però solo un secolo e mezzo prima che l’idea prendesse forma, anche se leggermente differente da quella poi realizzata, attraverso un’idea di Vincenzo Maria Cronelli, cartografo della Serenissima Repubblica di Venezia.
Bellissimo vedere anche la foce del Fiume Sarca, che ricorda tanto quella di un delta, con ramificazioni in prossimità dell’entrata a Lago dove sicuramente, al suo interno, avremo trovato presenza di “zone umide” ricchissime di biodiveristà.
Di fronte, sulla sponda nord ovest invece, a lato di Riva del Garda, si vede bene il lago di Ledro con il suo affluente, il torrente Ponale.
Sotto invece si vede il torrente Toscolano, ancora libero dalla diga di Ponte Cola che, nei primi anni ’60 del ‘900, trasformò la sue valli d’origine in un lago, il Lago di Valvestino.
A sud del Lago invece si vede benissimo il Laghetto del Frassino e la sua continuità con il Lago di Garda attraverso il suo emissario, dove probabilmente già ai tempi della realizzazione di questa cartina, avremo visto un mulino lavorare azionato dall’acqua che, spinta da un lieve dislivello di circa 15 mt tra il Frassino e il Garda, scendeva azionando la ruota…la località si chiama “Vecchio Mulino”.
Proprio grazie al piccolo dislivello tra i due laghi, attraverso i suoi piccoli corsi d’acqua, era possibile il transito di molte specie ittiche in entrambi i bacini, motivo per cui il laghetto del Frassino era molto ricco di pesce.
Infine, all’estremo sud del Lago e l’inizio del Fiume Mincio si vede Peschiera del Garda.
L’artista ha volutamente evidenziato la sua forma fortificata pentagonale, si vede infatti benissimo il suo sistema bastionato, i canali che lo circondano e centralmente il Canale di Mezzo.
Si notano bene anche le porte di accesso alla fortezza, Porta Verona e Porta Brescia, le uniche presenti allora, almeno fino ad inzio ‘900, quando si aprì un nuovo accesso alla città, dalla cortina Tognon, dove oggi c’è l’attuale parcheggio del porto.
Questa attenzione dell’artista dedicata alla struttura di Peschiera fu probabilmente dovuta al fatto che la fortezza era stata da poco ultimata e doveva rappresentare qualcosa di davvero unico…era infatti la prima fortezza costruita alla “moderna” sul Lago di Garda che, in quel periodo storico che oggi chiamiamo Rinascimento, doveva rappresentare agli occhi di ogni osservatore la “modernità” e il futuro.